Età moderna

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Mattia Preti, Fuga da Troia, 1635-1640, Galleria nazionale di arte antica in palazzo Barberini (Roma)

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Mattia Preti, Fuga da Troia, 1635-1640, Galleria nazionale di arte antica in palazzo Barberini (Roma)

L’opera rappresenta il famoso episodio dell’Eneide in cui Enea, dopo aver caricato l’anziano padre Anchise sulle spalle, fugge dalla città in fiamme dopo la conquista da parte degli achei. Sullo sfondo si intravede la moglie Creusa e in primo piano il giovane figlio Ascanio. Il gruppo esce da un edificio classicheggiante con veemenza, ma l’equilibrio formale della composizione rende tutta l’immagine molto solenne. Il forte contrasto tra le carni illuminate e il fondo scuro è un palese riferimento allo stile caravaggesco. Nell’opera, inoltre, si ravvisano rimandi allo stile neoveneziano-romano, di cui il pittore era estimatore. In passato, l’opera è stata attribuita ad altri artisti e solo agli inizi del novecento lo storico dell’arte Roberto Longhi l'assegnò definitivamente al periodo giovanile di Mattia Preti.

 

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Mattia Preti, Il concerto, 1630-1635, Hermitage, San Pietroburgo

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Mattia Preti, Il concerto, 1630-1635, Hermitage, San Pietroburgo

La tipologia delle “mezze figure” (cioè a mezzo busto) era particolarmente apprezzata dai collezionisti del XVII secolo. Lo stesso Preti la utilizzò in più di un’occasione. In quest'opera, al centro della composizione vi è una donna con un ventaglio in mano, in compagnia di due giovani: uno suona una chitarra barocca mentre l’altro, di spalle e di tre quarti, suona la bombarda. Sul tavolo sono poggiati degli spartiti. La luce proviene da una fonte esterna in alto a sinistra e colpisce il suonatore di chitarra che volge lo sguardo verso lo spettatore. Anche il volto della donna rivolta verso di lui, dallo sguardo indagatore, è colpito da un raggio. Il dipinto apparteneva al collezionista francese Pierre Crozat e nella prima metà del XVIII secolo è passato alle collezioni dell’Hermitage. 

 

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Un vaso di fiori sulla finestra di un harem, 1881, Pinacoteca di Brera, Milano

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Un vaso di fiori sulla finestra di un harem, 1881, Pinacoteca di Brera, Milano

Si tratta dell’ultima opera realizzata dall’artista, ormai novantenne. In un’ambientazione esotica, il vaso – ripreso con un taglio fortemente scorciato – traboccante di rigogliosi fiori, è il protagonista assoluto del dipinto. Lo regge Giuseppina Bina Hayez, nipote della figlia adottiva Angiolina, di cui Hayez amava particolarmente la bellezza delle mani.  Per volontà del pittore, alla sua morte l’opera entrò nelle collezioni di Brera.

 

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Il bacio, 1859, Pinacoteca di Brera, Milano

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Il bacio, 1859, Pinacoteca di Brera, Milano

Il dipinto, forse l’opera più nota del pittore, rappresenta due giovani che si stanno scambiando un dolce e furtivo bacio. La scena, ambientata in un contesto medievale, suggerisce l’idea che si tratti dell’addio di un rivoluzionario alla donna amata. L’uomo, infatti, indossa un pugnale, seminascosto dal mantello e sullo sfondo si intravede la sagoma di un terzo personaggio, forse un altro cospiratore che lo attende per andare a unirsi a una rivolta. L’opera suscitò un immediato successo e fu indicato come il manifesto della pittura romantica italiana. Hayez ne realizzò altre versioni che presentano piccole differenze tra loro. In una di esse, per esempio, i significati patriotici sono ancora più evidenti, in quanto i colori degli abiti dei personaggi richiamano il tricolore italiano.

 

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I profughi di Parga, 1831, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

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I profughi di Parga, 1831, Pinacoteca Tosio Martinengo, Brescia

In quest’opera Hayez descrive un fatto “di attualità”. Nel 1817, infatti, la città greca di Parga era stata ceduta dal governo britannico ai turchi. Gli abitanti, pur di non vivere assoggettati a loro, decisero di abbandonare la loro patria. Hayez rappresenta in primo piano un gruppo di uomini, donne e bambini che stanno per imbarcarsi verso Corfù, mentre in alto a sinistra si intravedono i turchi che stanno entrando nella città, arroccata su uno sperone roccioso. Molti cittadini sono disperati e alcuni volgono un ultimo sguardo alla propria terra. Il tema fu letto anche come un riferimento all’oppressione austriaca sul Lombardo-Veneto.

 

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Ritratto di Alessandro Manzoni, 1841, Pinacoteca di Brera, Milano

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Ritratto di Alessandro Manzoni, 1841, Pinacoteca di Brera, Milano

Il dipinto fu commissionato dalla moglie dello scrittore, Teresa Borri Stampa, desiderosa di un’opera che descrivesse il marito in un contesto più familiare e quotidiano. Manzoni siede su una poltroncina in posa disinvolta, con il corpo rivolto a sinistra e lo sguardo teso verso lo spettatore ma assorto nei propri pensieri. Proprio per rendere l’atmosfera domestica non regge in mano un libro – come sarebbe stato facile immaginare – ma una tabacchiera. Per realizzare il quadro furono necessarie ben quindici sedute di posa.

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L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta, 1823, Villa Carlotta, Tremezzo (Como)

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L’ultimo bacio di Romeo e Giulietta, 1823, Villa Carlotta, Tremezzo (Como)

L’olio illustra una scena del terzo atto del dramma di Shakespeare. Giunta ormai l'alba, Romeo sta per fuggire dal balcone ma si volta per dare un ultimo bacio all’amata. Giulietta lo abbraccia e lo bacia teneramente. Sullo sfondo s’intravede la nutrice che si sta precipitando per avvisare la coppia dell’arrivo della madre di lei. L’opera fu commissionata a Hayez dal conte Giovan Battista Sommariva e fu presentata a Milano all'esposizione annuale di Belle Arti di Brera del 1823. Carolina Zucchi, la donna amata dal pittore in quel periodo, posò come modella per Giulietta.

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Ritratto di Carolina Zucchi, 1825-1835, Musei civici, Monza

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Ritratto di Carolina Zucchi, 1825-1835, Musei civici, Monza

Nel corso della sua vita, Francesco Hayez ebbe numerose relazioni sentimentali, ma probabilmente la donna che maggiormente amò fu Carolina Zucchi, un’intellettuale e artista appartenente alla ricca borghesia milanese. I due furono amanti per molto tempo e lei posò per diverse sue opere, tanto che spesso nell’ambiente era chiamata “la Fornarina di Hayez” (dal nome della modella e amante di Raffaello Sanzio). Tra i due vi fu una passione travolgente, tanto che il pittore s’immortalò con lei in una serie d’immagini erotiche molto spinte. Si tratta di venti disegni realizzati a matita su carta velina (il che fa supporre che il pittore ne avesse realizzato delle copie, forse da donare a Carolina stessa).

 

Foto: Giorgio Pallavicini - Own work, CC BY-SA 4.0, shorturl.at/knwI1

La congiura dei Lampugnani, 1826-1829, Pinacoteca di Brera, Milano

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La congiura dei Lampugnani, 1826-1829, Pinacoteca di Brera, Milano

Rappresenta un evento storico accaduto il 26 dicembre 1476, quando il giovane milanese Giovanni Lampugnani insieme con altri due compagni tentò di assassinare il duca Galeazzo Maria Sforza nella chiesa di Santo Stefano per porre fine ai suoi atteggiamenti tirannici. La tela fu commissionata da Teresa Borri Stampa, futura moglie di Alessandro Manzoni. I protagonisti del dipinto furono associati ai cospiratori carbonari che erano animati dal medesimo desiderio di libertà.

Foto: Pubblico dominio

Atleta trionfante, 1813, Accademia di San Luca, Roma

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Atleta trionfante, 1813, Accademia di San Luca, Roma

Il dipinto fu realizzato in occasione di un concorso istituito da Canova presso l’Accademia romana di San Luca e valse a Hayez la vittoria. Appartiene a una prima fase dello stile del pittore, incentrato sui modelli neoclassici e certamente ispirato dallo studio dell’opera del maestro. L’atleta, che tiene in mano la palma della vittoria, è collocato vicino a un carro trionfale e a un edificio classicheggiante. Appoggiato al muro vi è un disco di pietra, per cui il giovane è molto probabilmente un discobolo che ha appena vinto una competizione. 

 

Foto: Pubblico dominio

Ritratto di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Henri Lehmann

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CRSTINA TRIVULZIO BELGIOIOSO

Tra le donne che dedicarono l’intera vita all’unità d’Italia, Cristina Trivulzio Belgioioso svetta per passione e intelligenza politica, cultura e mondanità, generosità e filantropia. “La dama del Risorgimento” sfidò tutte le convenzioni, battendosi per l’Unità d’Italia e nonostante ne fu protagonista indiscussa, non ebbe mai il ruolo che le spettava nel patrimonio storico e culturale italiano. Fu carbonara e patriota, sfidò l’Austria e la sua polizia, tenne rapporti con tutti gli uomini del Risorgimento da Mazzini a Cavour a Carlo Alberto, organizzò un battaglione a Napoli per contribuire alle Cinque giornate di Milano, partecipò alla difesa della Repubblica romana. E ancora fu editrice di giornali rivoluzionari, inventò l'assistenza infermieristica femminile nella Repubblica Romana del 1849, promosse l'istruzione delle bambine e dei bambini nelle campagne milanesi dedicando tutta la sua vita alla difesa della libertà.

Foto: Ritratto di Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Henri Lehmann

Vittorio Emanuele II fotografato da André-Adolphe-Eugène Disdéri nel 1861

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VITTORIO EMANUELE II

Uno dei padri della patria insieme a Garibaldi, Mazzini e Cavour, Vittorio Emanuele II ebbe un ruolo di primo piano nel processo di Unità d’Italia. Ricordato ancora oggi con l'appellativo di Re galantuomo per aver mantenuto in vigore lo Statuto Albertino, non fece mancare il suo contributo alla causa della libertà e dell'indipendenza della nazione, distinguendosi sul campo di battaglia per valore e determinazione ogni qualvolta le circostanze lo richiedessero. Il 17 marzo del 1861, quando il Parlamento di Torino lo proclamò re d’Italia, il sovrano sabaudo arrivò a personificare, simbolicamente, il coronamento di tutti gli sforzi risorgimentali, delle ribellioni e delle guerre patriottiche.

Foto:Vittorio Emanuele II fotografato da André-Adolphe-Eugène Disdéri nel 1861

Ritratto di Anita Garibaldi, l'unico esistente dal vivo, a opera di Gaetano Gallino, Montevideo 1845

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Anita Garibaldi

La più celebre eroina del Risorgimento italiano, Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva, meglio nota come Anita Garibaldi, conobbe suo marito all’età di 18 anni in Brasile e decise a tutti i costi imbarcarsi con lui condividendone ideali e combattendogli affianco fino alla morte. Difficile districarsi tra storia e leggenda nel raccontare la sua biografia, di cui si conosce ben poco a causa della sua triplice condizione sfavorevole di donna, popolana e analfabeta nonché compagna di uno degli uomini più famosi della storia moderna. Abile e appassionata nel maneggio delle armi, contraria ai codici dell’educazione sentimentale e sociale femminili, coinvolta in esperienze politicamente radicali e morta in circostanze a lungo dibattute, Anita incarnò l’ideale di amazzone a difesa dei diritti dei popoli e dell’eguaglianza dei cittadini.

Foto: Ritratto di Anita Garibaldi, l'unico esistente dal vivo, a opera di Gaetano Gallino, Montevideo 1845

Camillo Benso conte di Cavour ritratto da Antonio Ciseri

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CAMILLO BENSO CONTE DI CAVOUR

Protagonista fondamentale del processo di unificazione italiana Camillo Benso, conte di Cavour, è stato uno dei più grandi statisti italiani dell'Ottocento. Lo animavano i principi di progresso civile ed economico, l’anticlericalismo e una profonda fede nei valori liberali. Grazie alla sua opera di mediatore, Cavour, in qualità di ministro, portò il piccolo Regno di Sardegna a dialogare con le maggiori potenze europee e seppe più di ogni altro scandire le tappe del Risorgimento. Benché non avesse un disegno preordinato di unità nazionale, grazie al suo intuito e alla sua stupefacente abilità politica riuscì a gestire tutti gli eventi che assieme all’impresa dei Mille portarono alla formazione del Regno d’Italia.

Foto: Camillo Benso conte di Cavour ritratto da Antonio Ciseri

Ritratto di Giuseppe Garibaldi (1808-1882)

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GIUSEPPE GARIBALDI

Tra i maggiori protagonisti dell'Unità d’Italia, Giuseppe Garibaldi, considerato dalla storiografia il principale eroe nazionale, servì fedelmente la patria anteponendo gli ideali risorgimentali a qualsiasi interesse personale. Paladino della libertà e dell'uguaglianza tra gli uomini e i popoli e nemico dei giochi politici, l’“eroe dei due mondi” ha assunto nel tempo la valenza di un mito, incarnando l’orgoglio di appartenere a una patria e la convinzione di essere al tempo stesso “cittadino del mondo”. Le imprese militari compiute sia in Europa, sia in America Meridionale e la vittoriosa spedizione dei Mille, che portò all'annessione del Regno delle Due Sicilie al nascente Regno d'Italia, lo resero l'emblema del sovversivismo patriottico e del radicalismo nazionale ma al tempo stesso un capo carismatico che si mise al servizio della causa nazionale.

Foto: Ritratto di Giuseppe Garibaldi (1808-1882)

Mazzini in una fotografia con autografo scattata da Domenico Lama

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GIUSEPPE MAZZINI

Fu senza dubbio uno dei simboli del Risorgimento italiano e dedicò tutta la sua vita a lottare per un’Italia unita e repubblicana. Con le sue idee e la sua azione politica personificò il bisogno di libertà e giustizia del suo tempo. Militante della Carboneria, la sua attività cospirativa lo costrinse a rifugiarsi a Marsiglia, dove organizzò nel 1831 la Giovine Italia, allo scopo di unire gli stati italiani in un'unica repubblica.  Dopo il fallimento dei moti del 1848-49 trascorse la maggior parte della sua vita in esilio fra la Francia e la Svizzera allontanandosi dai nazionalisti italiani che ormai vedevano nel re di Sardegna e in Cavour le guide del movimento di unificazione. Considerato spesso come il grande sconfitto del Risorgimento, ne fu in realtà il teorico più influente e il suo lascito e la sua attività di propaganda, realizzata anche attraverso un instancabile impegno giornalistico, seppero infiammare e tenere vivi più di qualsiasi altro l'entusiasmo per l'Italia unita.

 

 

 

Foto: Mazzini in una fotografia con autografo scattata da Domenico Lama

Festival o matsuri

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Festival o matsuri

Questo kosode femminile di seta blu è stampato con la tecnica di pittura yuzen, inventata nel XVII secolo, in cui si possono tracciare delle linee molto sottili e precise, quasi indistinguibili dai ricami. 

 

Foto: Bridgeman / Index

Fenice

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Fenice

Al centro della composizione ricamata e stampata di questo kosode femminile a maniche corte, su sfondo bordeaux, è visibile una fenice, ho-ho o karura, simbolo di sincerità, verità e onestà.

 

Foto: Bridgeman / Index

Pini

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Pini

I pini, matsu, ricamati su questo kosode femminile di seta erano associati alla stagione invernale e simboleggiano longevità, buona fortuna e lealtà. 

 

Foto: Bridgeman / Index

Gru

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Gru

Questo kosode maschile è decorato con delle gru, tsuru,  simbolo di buona fortuna
e longevità, poiché, secondo la tradizione, questi animali possono vivere fino a mille anni. 

 

Foto: Bridgeman / Index

Zattere di fiori

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Zattere di fiori

Questo kataginu per uomo, utilizzato dagli attori di teatro, è decorato con un motivo chiamato hana ikada o “zattere di fiori”, tipico del “mondo galleggiante” Edo. 

 

Foto: Corbis / Cordon Press

San Giovanni Battista. 1604 circa. Galleria di Palazzo Corsini, Roma

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San Giovanni Battista. 1604 circa. Galleria di Palazzo Corsini, Roma

Foto: Pubblico Dominio

Ragazzo che monda un frutto (copia; l'originale è andato perduto). 1592 circa. Fondazione Roberto Longhi, Firenze

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Ragazzo che monda un frutto (copia; l'originale è andato perduto). 1592 circa. Fondazione Roberto Longhi, Firenze

Foto: Pubblico Dominio

Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi. 1600-1609 (date orientative). Oratorio di San Lorenzo, Palermo

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Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi. 1600-1609 (date orientative). Oratorio di San Lorenzo, Palermo

Foto: Pubblico Dominio

Sette opere di Misericordia. 1606-1607. Pio Monte della Misericordia, Napoli

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Sette opere di Misericordia. 1606-1607. Pio Monte della Misericordia, Napoli

Foto: Pubblico dominio

Vocazione di San Matteo. 1599-1600. Chiesa di San Luigi dei francesi

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Vocazione di San Matteo. 1599-1600. Chiesa di San Luigi dei francesi

Foto: Pubblico dominio

I Bari. 1594. Kimbell Art Museum, Fort Worth, USA

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I Bari. 1594. Kimbell Art Museum, Fort Worth, USA

Foto: Pubblico dominio

Amor vincit omnia. 1602-1603

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Amor vincit omnia. 1602-1603. Gemäldegalerie, Berlino

Foto: Pubblico dominio

Ragazzo morso da un ramarro. 1595-1596

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Ragazzo morso da un ramarro. 1595-1596. Fondazione Longhi, Firenze

Foto: Pubblico dominio

Licantropo o cannibale?

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Licantropo o cannibale?

Terrificante xilografia di Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553) che evoca la leggenda dei licantropi. Metropolitan Museum, New York.

 

Foto: Metropolitan Museum / Scala, Firenze

Le loup-garou

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Le loup-garou

Alla fine del XVI secolo, la Francia fu pervasa dalla febbre del lupo mannaro, o loup-garou. Per esempio, nel 1573 il tribunale di Dôle accusò un certo Gilles Garnier di aver attaccato «in un vigneto, con le sembianze di un lupo, una bambina di 10 o 12 anni, e di averla uccisa con le sue mani a mo’ di zampe e con i suoi denti».

Nell'immagine, una bestia con la testa di cane tratta dal volume Monstrorum Historia del 1642.

 

 

Foto: Akg / Album

Un racconto terribile

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Un racconto terribile

Nel 1590 un inglese di nome George Bores, a quanto pare testimone del processo contro Stumpp, pubblicò a Londra l’opuscolo Della deplorevole vita e morte di Peter Stumpp, un malvagio stregone che, sotto l’apparenza di un lupo [...] per 25 anni ha ucciso e divorato uomini, donne e bambini.

 

Foto: British Library

La deprecabile storia di Peter Stumpp

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La deprecabile storia di Peter Stumpp

Le vignette qui sotto raccontano al popolo la vicenda di Peter Stumpp. Sulla striscia superiore compare l’uomo lupo, con una cintura sulla vita, mentre divora una persona; successivamente l’uomo lupo viene inseguito dalla gente. Una volta recuperata la forma umana, Stumpp viene portato al cospetto della giustizia per essere torturato, decapitato e arso sul rogo. 

 

Foto: Charles Walker / Alamy / Aci

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