I greci concepivano il regno dell’Ade come un luogo oscuro e tenebroso; non per nulla il termine stesso Ade significava originariamente “invisibile”. Il suo sovrano era il dio omonimo, Ade, che dopo la vittoria degli dei dell’Olimpo sui Titani si spartì il dominio del mondo con i suoi due fratelli: Zeus, che ebbe il cielo, e Poseidone, cui toccò il mare. Ade era il re assoluto dell’oltretomba. Non conosce la giustizia di Zeus, ma regna in maniera dispotica sugli inferi accanto alla sua sposa Persefone, anch’essa dal cuore di pietra, che egli rapì dopo essere rimasto affascinato dalla sua bellezza. La giovane era la figlia della dea dell’agricoltura, Demetra, sorella del monarca infernale.
Per portare a compimento il suo piano, Ade uscì dall’inferno su un carro trainato da quattro destrieri neri come la notte. Davanti alle proteste di Demetra, Zeus dispose che ogni anno Persefone tornasse per alcuni mesi sulla terra per consolare la madre, dispensatrice di cereali. Questo viaggio di andata e ritorno nell’aldilà simboleggiava, nella mitologia greca, i misteri della morte e della resurrezione della Natura.
Nell’Ade dimoravano anche le Erinni, Aletto, Tisifone e Megera, che perseguitavano in modo particolare coloro che avevano commesso crimini di sangue contro la propria famiglia. Erano note anche come Eumenidi, “benevole”, un eufemismo per evitare di pronunciare il nome di queste creature orrende. Come divinità infernali, le Erinni punivano le anime malvagie nell’aldilà. Abitavano nell’Erebo, il luogo più cupo degli inferi, ed erano divinità violente nate dal sangue di Urano.
Nel dipinto di Arnold Böcklin, le tre terribili creature sono appostate vicino a qualcuno che ha appena commesso un crimine. La loro intenzione è quella di tormentare il reo fino a quando non troverà qualcuno in grado di purificarlo per l’atto commesso. 1870. Schack Galerie, Monaco.
Foto: Bpk / Scala, Firenze