Contemplando l'attuale basilica è facile cadere nell’errore di pensare che la precedente chiesa di San Pietro fosse stata demolita tutta in una volta per fare spazio a un nuovo edificio rinascimentale, unico e coerente. In realtà la fabbrica di San Pietro rimase in funzione per tutto il XVI secolo e fino al XVII secolo inoltrato. La prima cosa che fece Donato Bramante quando assunse la direzione dei lavori fu demolire la crociera della chiesa costantiniana, che aveva quasi 12 secoli. Questa e altre operazioni gli valsero il soprannome di “maestro ruinante”. Bramante ebbe unicamente il tempo di erigere i quattro pilastri centrali della nuova basilica.
Raffaello Sanzio, che prese il suo posto alla direzione dei lavori, si concentrò sul proseguimento della volta. Alla sua morte – nel 1520, ad appena 37 anni – i lavori presentavano ancora vari problemi costruttivi e di fondazione. Si riteneva inoltre che ci fosse una grande disomogeneità tra le parti costruite fino a quel momento, che Baldassarre Peruzzi fu incaricato di unificare in un nuovo progetto. Nel 1527 ci fu il sacco di Roma: le truppe dell’imperatore Carlo V d’Asburgo distrussero centinaia di chiese, palazzi e case nella capitale cattolica, provocando l’abbandono dei lavori per quasi dieci anni. Nel 1537 Antonio da Sangallo il Giovane subentrò alla direzione, al finanziamento e al coordinamento della fabbrica di San Pietro – il gruppo di operai e artigiani incaricati dei lavori. Nel corso dei successivi vent’anni, seguirono i progressi della cupola della basilica, disegnata da Michelangelo e realizzata, dopo la morte di questi, da Giacomo dalla Porta, fino alla sua conclusione nel 1590. Pochi anni prima, nel 1586, Domenico Fontana aveva diretto il trasferimento di un obelisco egizio dalla sua precedente collocazione, nel circo di Caligola e Nerone, alla spianata di fronte alla basilica. Per ultimo, nel 1606 fu demolita l’ultima struttura della chiesa medievale, l’atrio, tra grandi cerimonie dedicate alla “fine” dei resti della prima grande chiesa cristiana.
Foto: Scala, Firenze