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Succede che in ogni conflitto bellico i soldati che combattono in prima linea finiscano per agire in ultima istanza come semplici pedine. Non perché manchino della volontà o della convinzione, ma perché ai livelli più bassi di un esercito non c'è capacità decisionale. Sono alla mercé degli ordini dei loro comandanti che, a loro volta, vengono sottomessi a quelli dei loro superiori e così via fino a raggiungere il più alto rappresentante del Paese coinvolto nel conflitto. Questa posizione è una delle cose che li rende uguali, indipendentemente dal fatto che siano anche nemici. Per questo non è difficile trovare tanti aneddoti che raccontino come, nei momenti di debolezza – che in una guerra sono costanti – soldati di fazioni diverse siano venuti a fraternizzare, tralasciando il loro status di nemici ma facendo appello alla loro condizione di umani. La tregua di Natale del 1914, durante la Prima guerra mondiale (1914-1918), è uno dei più famosi esempi di tregua e condivisione tra nemici. L'immagine che precede queste righe ritrae un soldato tedesco catturato dopo la battaglia di Mareth (marzo 1943), sul fronte africano della Seconda guerra mondiale (1939-1945), che condivide una sigaretta con un soldato inglese ferito nella stessa battaglia.
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