La scrittrice che sensibilizzò la società sulla schiavitù

Foto: Pubblic dominio

Il 14 giugno 1811 nasceva la scrittrice e giornalista americana Harriet Beecher Stowe. Tra le sue tante opere, soprattutto nel campo della letteratura, ce n'è una che spicca per il suo impatto: La capanna dello zio Tom, pubblicata tra il 1851 e il 1852 sul giornale abolizionista The National Era.

Il romanzo racconta la storia di alcuni schiavi afroamericani che scappano dai loro padroni, in particolare il personaggio che dà il nome al libro, Tom. La società americana rimase molto colpita dalla caratterizzazione gli schiavi - visti da molti come semplici strumenti di lavoro - e dalla descrizione delle crudeltà del sistema schiavista. Toccando situazioni con cui tutti potevano relazionarsi, come la perdita di un figlio, il romanzo risvegliò l'empatia per gli afroamericani in molte persone che non erano attivamente abolizioniste.

Femminista e abolizionista, Harriet Beecher Stowe fu una giornalista molto impegnata. In effetti, fu l'accumulo di storie vere sulla schiavitù che la portò a scrivere La capanna dello zio Tom e altre opere. Nel libro l'autrice mette in bocca ai suoi personaggi le proprie considerazioni su un argomento che la toccava profondamente. Lo stesso Abraham Lincoln fu commosso dalla storia e volle conoscerla.

Uno dei risultati concreti di Harriet Beecher Stowe fu quello di presentare il male della schiavitù da un punto di vista che molti americani potevano condividere: come un sistema che andava contro i valori cristiani e umanistici su cui era stato fondato il Paese. Ciò fu influenzato dalla madre, una donna profondamente religiosa che ebbe la fortuna di ricevere un'istruzione completa, cosa piuttosto rara per l'epoca.

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