All’interno della grande riorganizzazione civile della società da parte del fascismo, il 31 agosto 1934 fu fondata l’UNPA, l’Unione nazionale protezione antiaerea. Si trattava di un’associazione su base volontaria, che venne militarizzata soltanto nel 1940, allo scoppio della Seconda guerra mondiale. La sua funzione era quella di aiutare i civili in caso di bombardamento, nominando i capo fabbricato incaricati della gestione dei rifugi antiaereo pubblici e privati, fornendo indicazioni su come comportarsi durante un allarme aereo, e, via via più spesso con l’evolvere del conflitto, aiutando a estrarre morti e feriti dalle macerie. Verso la fine della guerra il personale fu sempre più costituito da persone in età avanzata, o in stato fisico non perfetto, o direttamente da donne: elementi di cui l’esercito italiano in rotta poteva comunque fare a meno. Forse anche per questo rimasero impressi nella cultura di massa con espressioni svilenti, come il messinese babbu ill’unpa (scemo dell’UNPA) o il fiorentino «icché son dell’UNPA?», a significare qualcuno che viene lasciato per ultimo. Malgrado la cattiva fama, il personale dell’UNPA ebbe un ruolo di grande rilievo durante la guerra e contribuì a salvare molte vite.