Il 10 agosto 1966 la NASA mandava in orbita la prima sonda Lunar Orbiter, una navicella non pilotata che aveva il compito di tracciare l’intera superficie lunare in vista di un possibile allunaggio umano. La sonda era appositamente dotata di un ingegnoso apparecchio fotografico, capace di impressionare la pellicola in modo da ovviare alla velocità della navicella e di convertire e trasmettere i dati raccolti. Tutte e cinque le missioni Lunar Orbiter ebbero successo, e nel complesso riuscirono a mappare il 99% della superficie del nostro satellite. Il risultato più inaspettato di questo primo lancio, però, avvenne il 23 agosto, con lo scatto della prima fotografia della Terra eseguita dalla Luna: un’immagine ‒ riportata sopra queste righe ‒ che ritraeva finalmente il nostro pianeta “da fuori”, mostrandolo dalla prospettiva inedita dell’orbita lunare. In seguito gli psicologi avrebbero coniato il termine “effetto della veduta d’insieme” per descrivere il cambiamento cognitivo nella consapevolezza di alcuni astronauti che videro per la prima volta la Terra dallo spazio: un senso di connessione e unità, di precarietà, suscitato dalla piccola biglia azzurra sospesa nell’universo, e d’istinto di protezione. Un sentimento che, seppure affievolito dal formato fotografico, echeggia certamente anche in questa spettacolare immagine.