Foto: Cordon Press
Il 7 luglio 1930 moriva sir Arthur Conan Doyle, meglio noto al vasto pubblico come il padre del grande detective Sherlock Holmes. Sorprenderà alcuni che il creatore della “scienza della deduzione”, il metodo razionale e logico impiegato dal celeberrimo investigatore, fosse un fermo sostenitore dello spiritismo. Questa credenza in una vita nell’aldilà e nel desiderio dei morti di comunicare con i vivi si rafforzò probabilmente in seguito alla morte del figlio nel corso della Prima guerra mondiale. All’epoca, in ogni caso, era una convinzione piuttosto comune e, anche se Conan Doyle fu deriso per il sostegno che le diede, molte persone condividevano il suo entusiasmo. Tra questi ci fu inizialmente Harry Houdini, il mago escapologo di origine ungherese, con cui l’autore scozzese strinse un’improbabile amicizia (nella foto sopra queste righe, i due sono ritratti insieme all’Auto Club intorno al 1924). Amicizia che s’incrinò per poi infrangersi definitivamente quando l’illusionista, turbato dalla morte della madre, iniziò a usare le proprie conoscenze teatrali per rivelare i trucchi dei più famosi medium, prendendosela a volte con alcuni dei beniamini di Arthur Conan Doyle. Quest’ultimo invece non dubitò mai dello spiritismo: non a caso, fenomeni paranormali si riscontrano in abbondanza nei suoi romanzi, da quelli investigativi (si pensi a Il mastino dei Baskerville) fino ai meno noti romanzi fantastici e fantascientifici.