È esistito davvero Zarathustra? E, in caso affermativo, chi era? La risposta a queste domande non è facile ed è andata modificandosi nel corso degli ultimi decenni. Secondo gli adepti dello zoroastrismo (o mazdeismo), Zarathustra – o Zoroastro, come lo chiamano i greci – è il fondatore della loro religione, il cui dogma principale consiste nella relazione tra la divinità suprema, Ahura Mazda (il “Signore Sapiente”), e lo stesso Zarathustra. Gli zoroastriani non hanno dubbi sul fatto che il loro profeta fosse un personaggio realmente esistito.
Tempio del fuoco di Ateshgah. Nei pressi di Baku, capitale dell’Azerbaigian, sorgono i resti di un tempio zoroastriano costruito da mercanti indiani tra il XVII e il XVIII secolo
Foto: Peter Langer / Age Fotostock
A metà del XIX secolo i primi studiosi dello zoroastrismo in Europa fecero propria questa tesi e ipotizzarono che Zarathustra fosse stato una specie di riformatore di una preesistente religione iranica. Questa religione avrebbe avuto le caratteristiche tipiche delle altre religioni indoeuropee. Una di queste era il sacrificio cruento di animali, che Zarathustra avrebbe abolito. Per questi ricercatori la predicazione di Zarathustra avrebbe dato vita al primo monoteismo della storia, nonché alla prima religione soteriologica, fondata cioè sulla promessa salvifica di una vittoria del Bene sul Male e di una vita di beatitudine nell’aldilà.
Dubbi sull'esistenza di Zarathustra
Da dove veniva il fondatore del mazdeismo? Secondo la tradizione, Zarathustra mise insieme l’essenza dei suoi insegnamenti nei Gatha, i canti che costituiscono la parte più antica della raccolta dei testi sacri dello zoroastrismo, l’Avestā.
Dato che la lingua in cui sono scritti i Gatha corrisponde a un dialetto iranico orientale, si è ipotizzato che la predicazione di Zarathustra avesse avuto luogo nell’area geografica attualmente ripartita tra Afghanistan, Tagikistan, Uzbekistan e Turkmenistan.
Più complesso è stabilire il periodo in cui sarebbe vissuto il profeta. Secondo alcuni studiosi, i Gatha furono composti tra il 1600 e il 1200 a.C. Altri, basandosi su alcuni autori greci, situano invece la loro comparsa in un periodo anteriore alla creazione dell’impero achemenide, attorno al 620-550 a.C.
In poche parole, fino alla fine del XX secolo si è ritenuto che Zarathustra sia stato un personaggio storico che aveva dato origine a un nuovo credo in contrapposizione alla tradizionale religione indoiranica. In questa prospettiva quella di Zarathustra sarebbe stata una figura rivoluzionaria, comparabile a quella di altri fondatori di grandi religioni come Buddha, Gesù di Nazareth o Maometto.
Tombe di Nasq-e Rostam. Il dio Ahura Mazda, rappresentato sulle architravi, protegge le tombe, scavate nella roccia, dei re achemenidi e sasanidi
Foto: Leonid Andronov / Age Fotostock
Ma negli ultimi venti anni alcuni ricercatori hanno messo in dubbio questa idea: secondo loro nei testi antichi non ci sono prove dell’esistenza di Zarathustra. Quella del profeta sarebbe quindi una figura mitologica, una specie di creatore leggendario di una tradizione religiosa, che potrebbe rappresentare l’immagine ideale della relazione tra le persone e la divinità. In ogni caso, tutti gli studiosi concordano su un punto: le informazioni che ci sono pervenute sulla vita di Zarathustra sono di carattere mitologico.
Queste conoscenze provengono per lo più dal libro VII del Denkart (“Atti della religione”), un testo del IX secolo scritto in pahlavico, una lingua iranica in cui è composta anche un’altra fonte di notizie sulla biografia del profeta: la Wizidagiha î Zadspram (“Antologia di Zadspram”), scritta nel IX secolo da un sacerdote.
Zarathustra appare nella cornice di un racconto caratteristico dello zoroastrismo: la storia della creazione narrata come una successione di millenni. Secondo il testo, tremila anni dopo la creazione del tempo “finito”, Ahura Mazda e Angra Mainyu, rispettivamente gli spiriti del Bene e del Male, decisero che il loro scontro sarebbe durato novemila anni. Seimila anni dopo questo patto nascerà Zarathustra e avrà luogo la rivelazione che porterà la Buona Religione (quella di Ahura Mazda) agli uomini.
Infine, tremila anni dopo la nascita di Zarathustra apparirà l’ultimo dei tre figli postumi del profeta, detti saošyant (“salvatori”). Egli sconfiggerà il Male che minaccia il creato: il sole splenderà per trenta giorni di seguito e quindi si svolgerà la battaglia finale contro gli spiriti maligni, i daēva, ovvero la resurrezione dei morti e il giudizio finale presieduto da Isatvastra, il figlio maggiore di Zarathustra.
Tempio del fuoco di Ateshgah. Incisione della rivista 'Le tour du Monde'. Parigi, 1860
Foto: Akg / Album
Una nascita prodigiosa
La comparsa di Zarathustra in questo mondo è resa possibile da tre elementi: un corpo materiale, un’anima preesistente (fravashi), originata prima della creazione del tempo “finito” e, per ultimo, un elemento, detto khvarenah, che collega tra loro tutti i “salvatori”: una specie di forza mistica che si potrebbe tradurre come “gloria” o “prosperità”. La storia del concepimento miracoloso di Zarathustra è un’allegoria del rituale sacro dell’haoma, la pianta nonché la bevanda al centro del principale rituale del mazdeismo.
Secondo il mito, la khvarenah proviene dalle stelle e si trasmette a Dughdova, la madre di Zarathustra, tramite il fuoco. Dughdova munge due giovenche che hanno anch’esse miracolosamente ricevuto la khvarenah e quindi ne mescola il latte con l’haoma. Grazie all’intervento di Ahura Mazda, questa bevanda contiene la fravashi, l’anima preesistente del profeta.
Dughdova beve la miscela insieme al marito, Pouruaspa, e così avviene il concepimento di Zarathustra.
Tre giorni prima del parto, grazie alla fravashi presente nel suo ventre, Dughdova emana una luce soprannaturale, che mette in allarme tutti gli stregoni e i demoni servitori del Male. Per contrastarne l’attacco, Ahura Mazda, lo spirito del Bene, invia il suo aiutante Vohu Manah (il “Buon Pensiero”).
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Il carattere prodigioso del neonato si manifesta subito con un fatto inusuale: Zarathustra ride al momento della nascita. Questa leggenda non si conserva unicamente nelle fonti pahlaviche, ma è riportata anche da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia, dove racconta che solo un uomo, Zoroastro, ha riso al momento della nascita, e aggiunge che il suo cervello palpitava in modo prodigioso. A partire da quel momento, il mito è un susseguirsi di scontri tra il piccolo Zarathustra e i servitori del Male, guidati dallo stregone Durasraw. Questi riesce a convincere Pouruaspa, il padre di Zarathustra, della necessità di eliminare suo figlio. Il genitore procede così a bruciarlo su una pira, a lasciarlo su un viottolo per cui passano le vacche, ad abbandonarlo sul sentiero per cui transitano i cavalli quando vanno ad abbeverarsi e a metterlo nella tana di una lupa. Ma ogni volta Zarathustra si salva grazie all’intervento divino.
Su questo vaso d’argento è raffigurato il re Dario I, in sella al suo cavallo, che calpesta l’usurpatore Gaumata. Un angelo sostiene il cavallo del monarca vincitore. Alpiwalla Museum, Kharghat (Mumbai)
Foto: Dinodia / Alamy / Aci
Predicazione e morte
Quando Zarathustra compie trent’anni (l’età in cui, secondo la Bibbia, Gesù inizia predicare), si svolgono i suoi sette incontri con Ahura Mazda sulle rive del mitico fiume Daitya.
Il dio gli rivela gli insegnamenti della Buona Religione, soprattutto quelli riguardanti il giudizio delle anime degli uomini, la ricompensa e la punizione per le buone e per le cattive azioni e la purificazione del mondo «quando il fuoco scioglierà le montagne e avverrà la resurrezione dei corpi».
È in questo momento che hanno inizio la vita pubblica e la predicazione di Zarathustra, che per i primi dieci anni si riveleranno un vero e proprio fallimento: otterrà un’unica conversione, quella di suo cugino Medyomah.
Il profeta è inoltre oggetto dell’ostilità di Angra Maniyu, il capo delle forze del Male, che gli scaglia contro una legione di daēva. Ma Zarathustra riesce a sconfiggerli, costringendoli a girare per il mondo nascosti. Alla base della sua vittoria c’è la recitazione della preghiera più sacra dei Gatha: la formula “Ahuna Vairya” si rivela un potente talismano contro i demoni.
A questo punto arriva il momento più importante della vita di Zarathustra, ossia la conversione del re Vištāspa, un sovrano che diventerà suo patrono e protettore. Si dà il caso che Vištāspa sia anche il nome di un personaggio storico, il padre del re persiano Dario il Grande.
Nel santuario Chak Chak, in Iran, a giugno si svolge un raduno mondiale degli zoroastrani. I fedeli pregano per una principessa persiana del VII secolo sfuggita all’invasione araba
Foto: Kuni Takahashi / Getty Images
Ciononostante, la conversione di Vištāspa ha tutti gli ingredienti di un episodio mitico: gli stregoni di corte spingono il sovrano a torturare Zarathustra, che riesce però a sopportare i tormenti cui viene sottoposto. Alla fine, il profeta si guadagna i favori del re curando miracolosamente le quattro zampe del suo cavallo sauro.
Ha così inizio il periodo effettivo della rivelazione della Buona Religione, che Zarathustra si dedicherà a diffondere fino alla morte, avvenuta all’età di 77 anni. Solamente una breve nota contenuta in un commento afferma che il profeta morì assassinato da un essere malvagio mentre pregava.
In Iran il culto di Zarathustra e la fede in Ahura Mazda, lo spirito del Bene, proseguiranno per secoli: sulle tombe dei sovrani achemenidi, nei bassorilievi dei re parti o nelle rappresentazioni dei monarchi sasanidi si può vedere raffigurato il dio intento a proteggere i governanti che si raccomandano a lui in quanto rappresentante del Bene, della Giustizia e della Verità.
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