Winston Churchill, il politico che cambiò il corso della Seconda guerra mondiale

Churchill è senza dubbio una delle figure chiave del XX secolo. Il suo lungo percorso politico va dalla prima elezione a deputato nel 1904 al suo ultimo anno da primo ministro nel 1955. Vincitore del Nobel per la letteratura nel 1953, Churchill sarà ricordato per la sua oratoria e per il ruolo determinante alla guida della Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale

Churchill mima la “V” di “vittoria” con un sigaro tra le labbra

Churchill mima la “V” di “vittoria” con un sigaro tra le labbra

Foto: Cordon Press

Il primo ministro inglese più famoso di sempre è passato alla storia come il grande statista che cambiò il destino dell’Europa, ma fu anche grande bevitore, fumatore accanito, estimatore di barzellette sporche e noto per le sue epiche sfuriate. Il premier disprezzava le inchieste giornalistiche, e in più di un’occasione mentì alla popolazione riguardo alle sconfitte dell’esercito durante il conflitto. Malgrado tutto ciò il politico britannico, morto il 24 gennaio 1965, rimane per i suoi compatrioti il leader che fece vincere agli Alleati la Seconda guerra mondiale, così come una fonte d’ispirazione durante i momenti più duri dello scontro.

Il carattere ribelle di Churchill

Nato il 30 novembre 1874, fu primo ministro del Regno Unito tra il 1940 e il 1945, e con un secondo mandato tra 1951 e 1955. Il premier è una delle figure storiche più celebrate, sia dagli storici sia dai politici, come uno degli artefici della resistenza britannica durante la Seconda guerra mondiale. Ciò nonostante, la vita della guida più rilevante della Gran Bretagna del XX secolo include aspetti più oscuri che non sempre compaiono nei libri di storia.

Uno dei suoi migliori amici, lord Birkenhead, giunse a dire di Churchill: «Quando Winston ha ragione, è straordinario. Ma quando ha torto, che Dio ci scampi!»

All’inizio del suo mandato, nel 1940, molti dei suoi concittadini vedevano in Churchill un sessantenne fallito di cui si ricordavano soltanto gli errori commessi in ruoli governativi di spicco. Anche se può sembrare sorprendente, all’epoca era ritenuto un personaggio ridicolo la cui unica preoccupazione era difendersi dalle accuse rivoltegli. Indubitabilmente fu un leader contraddittorio. Uno dei suoi migliori amici, lord Birkenhead, riassunse così il carattere ambivalente di Churchill: «Quando Winston ha ragione, è straordinario. Ma quando ha torto, che Dio ci scampi!».

Charlie Chaplin (l’ultimo a destra) e Winston Churchill insieme a vari membri della sua famiglia durante una festa nel settembre 1931

Charlie Chaplin (l’ultimo a destra) e Winston Churchill insieme a vari membri della sua famiglia durante una festa nel settembre 1931

Foto: Cordon Press

Il rifiuto d’intervenire in Spagna

L’odio dimostrato da Churchill verso la figura di Adolf Hitler era ben distinto dall’appoggio che inizialmente diede a Benito Mussolini: «Se io fossi italiano sarei stato con [lui] fin dal principio», dichiarò alla stampa dopo un colloquio con il duce. In effetti quando Mussolini invase l’Etiopia nel 1935 Churchill si oppose con forza all’applicazione di sanzioni internazionali e sostenne la necessità di arrivare a un accordo.

Dopo lo scoppio nel 1936 della Guerra civile spagnola, Churchill applaudì la politica non interventista applicata dal Regno Unito sotto il governo di Chamberlain, suo predecessore

Con una magnifica metafora sul polo nord e il polo sud, Churchill si spinse a dire che tra fascismo e comunismo non c’erano quasi differenze: «Stanno agli estremi opposti della Terra, ma se domani ti svegliassi a uno dei due poli non sapresti stabilire quale sia».

L’interesse di Churchill per la politica internazionale era indubitabile. Dopo lo scoppio nel 1936 della Guerra civile spagnola, le varie potenze europee si schierarono da una parte o dall’altra: l’Unione sovietica sostenne la repubblica, mentre il regime fascista e la Germania nazista aiutarono il bando nazionale. Churchill, dal canto suo, applaudì la politica non interventista applicata dal Regno Unito sotto il governo di Chamberlain, suo predecessore. Secondo le parole dello storico inglese Andrew Roberts: «L’antipatia di Churchill nei confronti dei repubblicani spagnoli era dovuta in parte al suo affetto personale per l'ex re Alfonso XIII che avevano detronizzato nel 1931». Per Churchill ciò che avvenne in Spagna nel 1936 non fu un colpo di stato fascista, ma un’insurrezione condotta da aristocratici, cattolici, monarchici, conservatori e militari.

Churchill col suo famoso cappello a cilindro in una fotografia del 1945, verso la fine della Seconda guerra mondiale

Churchill col suo famoso cappello a cilindro in una fotografia del 1945, verso la fine della Seconda guerra mondiale

Foto: Cordon Press

Il “suprematismo” britannico

Durante la Seconda guerra mondiale Churchill si applicò molto per evitare che la Spagna si unisse ai nazisti e fece in modo di corrompere i generali franchisti con grandi quantità d'oro. Churchill riteneva che gli spagnoli non dovessero aiutare Hitler perché in quel caso avrebbero potuto chiudere lo stretto di Gibilterra alla marina britannica. Ciò avrebbe complicato l’arrivo dei britannici in Medio Oriente ostacolando il rifornimento di petrolio. Franco doveva tenersi fuori dalla guerra.

Churchill fu un grande sostenitore della superiorità del popolo britannico su tutte le altre popolazioni del pianeta. Parlò così della colonizzazione dell’India: «L’Inghilterra faceva cose grandi in India […] la Storia le aveva dato l’incarico di reggere quegli indiani primitivi, sì, ma amabili, per il bene loro e per il suo proprio». Affermò anche che la sottomissione delle razze era «giustificata» se applicata con animo altruista.

Churchill parlò così della colonizzazione dell’India: «L’Inghilterra faceva cose grandi in India […] la Storia le aveva dato l’incarico di reggere quegli indiani primitivi, sì, ma amabili, per il bene loro e per il suo proprio»

Nel 1944, davanti all’imminente invasione giapponese dell’India, nota come “operazione C” o “U-Go”, che doveva iniziare nel nordest del continente, il Congresso nazionale indiano affermò che, di fronte all’attacco, il popolo poteva opporre soltanto una «resistenza passiva». Il primo ministro britannico, inferocito, commentò: «Odio gli indiani. Sono un popolo bestiale con una religione bestiale». Non provava grandi simpatie nemmeno per Mahatma Gandhi, che liquidò come «maligno e fanatico sovversivo». Churchill, che definiva se stesso un paladino della libertà, confessava di essere nauseato da Gandhi, tuttavia in altre occasioni esaltò il valore degli indiani, soprattutto quando lottarono gomito a gomito al fianco dei ai soldati britannici. In quel caso, parlando degli uomini che con tanta durezza aveva criticato, sottolineò il loro «glorioso eroismo», fossero essi «induisti o musulmani».

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Il lato sconosciuto di Churchill

Churchill, come la maggior parte degli uomini della sua epoca, prese posizione contro il femminismo. Riguardo alle suffragette, che da anni lottavano per il diritto di voto alle donne, dichiarò che le uniche donne che potevano desiderare ansiosamente il voto erano «della classe meno desiderabile». Riteneva che le donne sposate e con figli avevano già un’«adeguata rappresentazione» grazie ai rispettivi mariti. Disse anche che «se dai il voto alle donne alla fine dovrai assolutamente consentire alle donne di stare in parlamento». Bisogna comunque dire che a partire dalla fine della Prima guerra mondiale, dopo gli sforzi delle donne britanniche nel sostituire gli uomini sul posto di lavoro, la visione di Churchill sul genere femminile cambiò drasticamente.

Charles de Gaulle e Churchill ispezionano le truppe dopo la liberazione di Parigi nel novembre 1944

Charles de Gaulle e Churchill ispezionano le truppe dopo la liberazione di Parigi nel novembre 1944

Foto: Cordon Press

Churchill ebbe anche un’inclinazione per le scienze sconosciuta ai più. Conoscitore delle teorie dell’astronomo Edwin Hubble, nel 1939 scrisse un saggio di undici pagine, revisionato negli anni cinquanta, sulla vita extraterrestre, dove sosteneva idee come questa: «Con centinaia di migliaia di nebulose (galassie), ciascuna contenente centinaia di milioni di soli, la probabilità che ce ne siano un numero immenso con pianeti dove la vita sia possibile è enorme». E aggiunge: «Quanto a me, non sono così terribilmente impressionato dai successi della nostra civiltà, da essere portato a pensare che in questo immenso universo noi rappresentiamo il solo angolo dove ci siano creature viventi e pensanti, o che noi possiamo essere il livello più alto di sviluppo mentale o fisico che sia mai apparso in questa vasta distesa di spazio e di tempo».

«Non sono così terribilmente impressionato dai successi della nostra civiltà, da essere portato a pensare che in questo immenso universo noi rappresentiamo il solo angolo dove ci siano creature viventi e pensanti» affermò Churchill in un saggio scientifico

Alla fine della guerra, Winston Churchill rimase uno dei referenti politici del suo Paese, e nel 1953 gli fu assegnato il Nobel per la letteratura. Come si espresse l’Accademia di Svezia, fu premiato «per la sua padronanza della descrizione storica e biografica e per la brillante oratoria in difesa dei valori umani». La sua reazione fu di telefonare immediatamente ad Anthony Eden, futuro primo ministro britannico, sbottando: «Pensavo che le avrebbe fatto piacere sapere che mi hanno appena dato il premio Nobel. Ma non si preoccupi, caro, è per la letteratura, non per la pace» ironizzò.

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L’ora più buia. Joe Wright, 2017.

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