La Valletta, grande bastione contro l'impero ottomano

Dopo il terribile assedio turco del 1565, il gran maestro dell’Ordine di San Giovanni, Jean de La Valette, decise di costruire a Malta una città fortificata in grado di resistere a qualsiasi invasione

Secondo Bartolomeo dal Pozzo, commendatore dell’Ordine di Malta, nulla rende industriosi gli uomini quanto la necessità. Lo affermò riferendosi alla fortificazione eretta alla Valetta, sull’isola di Malta, tra il 1566 e il 1571. Qual era questa necessità? Molto semplicemente, la più importante: la sopravvivenza.

Veduta della città, dominata dalla cupola della concattedrale di San Giovanni

Veduta della città, dominata dalla cupola della concattedrale di San Giovanni

Foto: Luis Davilla / Age Fotostock

All’epoca l’impero ottomano si stagliava come una minaccia più che seria per la cristianità. Via terra, aveva esteso i propri domini fino a giungere praticamente alle porte di Vienna, e via mare era sempre più vicino all’assalto del Mediterraneo occidentale, arrivando a minacciare persino i territori del re di Spagna. L’isola di Malta era governata dai cavalieri ospitalieri dell’Ordine di San Giovanni (in seguito rinominati cavalieri di Malta), che fin dall’XI secolo si erano distinti come valorosi oppositori dei turchi.

L’imperatore Carlo V aveva donato questo territorio ai cavalieri nel 1530, dopo che gli ottomani li avevano espulsi da Rodi. Per via della sua posizione strategica evidente, l’isola costituiva un ostacolo per l’espansione navale turca, e nel 1565 il sultano Solimano il Magnifico e i capi del suo esercito decisero di sferrare un attacco imponente.

Il grande assedio

Le cifre relative alle forze che, secondo i cronisti dell’epoca, furono messe in campo per il grande assedio di Malta del 1565 non sono certe, ma si ritiene che lo schieramento del Gran Turco fosse formato da quasi duecento navi, tra le quali oltre 130 galere, e da circa 30mila uomini, mentre i difensori potevano contare soltanto su 8500 soldati. Queste esigue forze opposero una strenua resistenza all’attacco ottomano, tuttavia non poterono impedire che l’enclave del forte di Sant’Elmo, all’estremità della penisola dominata dal monte Sceberras, fosse bombardato fino alla quasi completa distruzione. Le batterie ottomane facevano fuoco dal punto più alto della parte centrale della penisola; questo costò ai turchi enormi perdite, ma alla fine costrinse il forte alla resa.

Assedio di Malta nel 1565. Assalto turco alla fortezza difesa dai cavalieri di San Giovanni. XVII secolo. Museo di Belle Arti, La Valletta

Assedio di Malta nel 1565. Assalto turco alla fortezza difesa dai cavalieri di San Giovanni. XVII secolo. Museo di Belle Arti, La Valletta

Foto: Photoaisa

Tutti gli sconfitti furono decapitati, con l’eccezione di nove cavalieri che riuscirono a raggiungere a nuoto l’opposta penisola di Birgu (Vittoriosa). L’arrivo delle truppe spagnole in soccorso degli assediati, con quasi 10mila soldati delle temibili truppe al comando di García de Toledo, viceré di Sicilia, permise, alla fine, di salvare la situazione, ma il prezzo pagato era stato altissimo e l’avvenire si profilava crudele e minaccioso.

Dopo il fallito assedio ottomano, l’imperiosa necessità della sopravvivenza di Malta spinse il gran maestro, Jean Parisot de La Valette, a presentare al gran capitolo dell’Ordine dell’anno successivo un progetto ambizioso: la costruzione di una nuova fortezza che non avesse le debolezze della precedente e la creazione di una nuova città estesa sull’intero territorio della penisola di Sceberras.

La Valette decise di costruire una fortezza inespugnabile come baluardo contro i turchi

Mura imponenti

Secondo il gran maestro La Valette, il nuovo insediamento urbano che intendeva fondare avrebbe dovuto avere un piano urbanistico moderno, a scacchiera, che avrebbe aumentato le sue possibilità difensive, dal momento che in questo modo si potevano raggiungere rapidamente le mura in caso di attacco. Alla nuova città venne dato il nome del suo fondatore, e oggi La Valletta è la capitale di Malta.

Il Gran Maestro Jean de La Valette. François Xavier Dupré. XIX secolo

Il Gran Maestro Jean de La Valette. François Xavier Dupré. XIX secolo

Foto: Bridgeman / Index

Al di là dell’importanza del nuovo tracciato, le mura che furono innalzate a partire dal 1566, lunghe oltre tre chilometri e mezzo, divennero anche lo scenario della lotta per la sopravvivenza. Fu deciso di costruirle usando le tecniche più nuove, ovvero secondo il progetto di fortificazione alla moderna (o all’italiana), che si fondava sull’applicazione della matematica come legge suprema nella costruzione dei bastioni e nella disposizione del fuoco difensivo. Queste nuove fortificazioni con fronti bastionati avevano un’impostazione completamente diversa rispetto a quella degli snelli e fragili castelli del Medioevo. Le mura, che potevano essere spesse anche nove metri, garantivano una difesa migliore contro la sempre più moderna artiglieria d’assedio. Inoltre, avevano una base più ampia, che dava maggior stabilità, e s'innalzavano al di là di un fossato che non era quasi mai riempito d’acqua, per permettere che dall’interno si potessero in qualunque momento far partire incursioni a cavallo, allo scopo di sorprendere l’esercito aggressore.

Investimento milionario

L’elemento fondamentale della fortezza erano i baluardi, bastioni dalla pianta a punta di freccia che permettevano il tiro di fiancheggiamento, tecnica difensiva che consentiva di colpire il nemico da diverse angolazioni. La veduta d’insieme era quella di un’enorme pianta a stella (con baluardi negli angoli principali). Tutto ciò rendeva praticamente inespugnabile la città, come avrebbe dimostrato la storia della Valletta negli anni a venire, lasciando come unica alternativa, o quasi, la resa per fame. Questo sistema di fortificazioni divenne così importante che determinò il modo di condurre una guerra per tre secoli: su quella di movimento prevalse quella di posizione, fino a quando, prima il mortaio e poi l’aviazione, non resero inefficace questo sistema difensivo.

Le fortificazioni alla moderna avevano un solo aspetto negativo: le spese ingenti che comportavano le costruzioni in pietra e la dotazione di artiglieria. Nel caso di Malta, vennero riutilizzati materiali di fortezze preesistenti, ma fu necessario importarne, dall’Italia e in particolare dalla Sicilia. Si calcola che soltanto le mura costarono 235mila scudi (una cifra molto elevata), ai quali si deve aggiungere il costo dei cannoni, provenienti dalle celebri fonderie di Lione. I fondi furono messi a disposizione dai Paesi che più erano coinvolti nella causa della cristianità (e dei suoi interessi strategici), come la Spagna, la Francia, il Portogallo e, naturalmente, la Chiesa. Furono investiti anche i profitti dell’attività di pirateria che per anni l’Ordine di Malta aveva praticato ai danni delle flotte turche.

Questa mappa del porto di Malta, risalente al XVIII secolo, offre un’eccellente prospettiva della Valletta, la nuova città fondata da Jean de La Valette

Questa mappa del porto di Malta, risalente al XVIII secolo, offre un’eccellente prospettiva della Valletta, la nuova città fondata da Jean de La Valette

Foto: Photoaisa

Tra le voci di spesa figurava anche il compenso per un architetto militare di prestigio, come Francesco Laparelli, inviato dal papa, e successivamente sostituito dall’architetto maltese Girolamo Cassar; lo spagnolo Raimundo Fortún fu nominato sovrintendente. La costruzione di questa nuova città-convento-fortezza occupò circa ottomila operai e manovali, che lavoravano febbrilmente, senza fermarsi nemmeno la domenica (grazie a una dispensa speciale concessa dal papa); a quanto si narra, insieme con gli operai spesso pranzava, come se fosse uno di loro, il gran maestro dell’Ordine.

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In attesa dell’attacco

Il risultato di questi sforzi fu che nel 1571 il complesso era terminato e pronto a fungere da difesa contro l’avanzata turca. L’occasione di mettere alla prova l’efficacia della fortezza, però, non si presentò, perché la temuta invasione ottomana non ebbe luogo. Da un lato, proprio mentre erano in corso i lavori alla Valletta, l’arsenale di Istanbul – dove si costruivano le galere ottomane – fu devastato da un incendio. Inoltre, dopo la battaglia di Lepanto, nell’ottobre del 1571, l’impero ottomano modificò la propria strategia militare e si concentrò verso l’Oriente, soprattutto in relazione alla rivalità con la Persia.

In ogni caso, le spettacolari e poderose mura della Valletta svolsero anche un’importante funzione deterrente e sopravvivono a testimonianza del difficile passato della luminosa e strategica isola di Malta.

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