Stanza degli schiavi a Pompei
Foto: Parco archeologico di Pompei
La città sepolta di Pompei non smette mai di sorprendere. Se qualche mese fa il parco annunciava il ritrovamento di uno spettacolare carro cerimoniale nella villa di Civita Giuliana, situata al di fuori della città, nello stesso luogo lo scorso fine settimana è stata fatta un’altra scoperta eccezionale, questa volta riguardante l’altro estremo della scala sociale: la stanza di alcuni schiavi.
Si tratta, secondo le autorità del Parco archeologico di Pompei, di un ritrovamento «straordinario» perché permette di osservare direttamente com’erano le condizioni di vita degli schiavi. Questi costituivano una parte fondamentale della società romana, in cui rivestivano moltissimi compiti, ma le fonti ufficiali raramente riferiscono di come vivessero e le evidenze archeologiche che ce ne parlano sono molto scarse. Secondo il comunicato del Parco archeologico, «la stanza offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi, grazie allo stato di conservazione eccezionale dell’ambiente e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite che ha coperto le strutture antiche».
Gli oggetti rinvenuti nella stanza
Foto: Parco archeologico di Pompei
La vita quotidiana degli schiavi
In particolare, l’importanza di questo ritrovamento si deve soprattutto alla gran quantità di oggetti di uso quotidiano collocati nella stanza. Alcuni appartenevano agli schiavi, come i letti, recipienti per cibi e bevande, alcuni effetti personali in bronzo e un vaso da notte. I letti sono gli oggetti che più di tutti hanno acceso l’interesse degli archeologi: ce ne sono tre in tutto, due di 1,70 m di lunghezza e uno di 1,40, il che fa supporre si trattasse di una famiglia. Le strutture erano composte di assi di legno smontabili che potevano adattarsi all’altezza di chi le usava, mentre la rete era fatta di corde sulle quali erano collocati dei tessuti a mo’ di materasso.
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Altri oggetti erano riservati al lavoro quotidiano e fanno presumere che i compiti di questi schiavi includessero la cura dei carri e dei cavalli, data la tipologia di oggetti rinvenuti − come il timone di un carro, stoffe per fare da sella ai cavalli e oggetti di metallo − e il fatto che la stanza faccia parte degli edifici delle stalle, nei quali fu ritrovato il carro cerimoniale e l’impronta di un cavallo. Massimo Osanna, l’ex direttore del Parco archeologico, affermò a suo tempo che questa villa doveva essere appartenuta a un ufficiale militare di altissimo livello, forse della famiglia dei Mummii, il cui nome figura su alcune pareti.
Planimetria delle stalle: la stanza degli schiavi è la seconda a destra dall'alto
Foto: Parco archeologico di Pompei
Nunzio Fragliasso, capo della Procura di Torre Annunziata − che partecipa agli scavi della villa di Civita Giuliana −, ha annunciato che i lavori continueranno e che si spera di trovare un secondo carro come quello rinvenuto agli inizi di quest’anno. Ha sottolineato inoltre la necessità di proteggere questi siti archeologici dai saccheggiatori che per anni hanno depredato la zona e che recentemente sono stati condannati dopo esser stati colti in flagrante.
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