Tiahuanaco, città santuario della cultura andina

Questo centro cerimoniale fiorì nei primi secoli della nostra era sull’altipiano boliviano e fu riportato alla luce all’inizio del novecento

Si erge sull’altipiano boliviano, a oltre 3.800 metri di altitudine, ed è circondato da tre cordigliere e dal lago Titicaca. Quello di Tiahuanaco (o Tiwanaku) è un complesso archeologico composto da vari edifici monumentali, come la piramide di Akapana, un tempietto seminterrato, il sito di Kalasasaya e il gruppo di Puma Punku. Nel sito vi sono anche grandi monoliti antropomorfi, nonché la famosa porta del Sole, scolpita in un unico blocco di pietra di oltre due metri di altezza e tre di larghezza.

Tempietto seminterrato. Questa struttura scavata nel suolo, di due metri di profondità, è decorata con pietre scolpite a forma di teste umane

Tempietto seminterrato. Questa struttura scavata nel suolo, di due metri di profondità, è decorata con pietre scolpite a forma di teste umane

Foto: Dea / Scala, Firenze

Tempietto seminterrato. Questa struttura scavata nel suolo, di due metri di profondità, è decorata con pietre scolpite a forma di teste umane

 

 

Questo complesso monumentale da secoli attira l’attenzione dei viaggiatori occidentali. Il cronista spagnolo Pedro Cieza de León, per esempio, descriveva così il luogo nel 1549: «Tiahuanaco non è un villaggio molto grande, ma è noto per i considerevoli edifici, che sono assolutamente da vedere. Vicino alle stanze c’è una collina artificiale, costruita su ampie fondamenta di pietra. Oltre la collina si trovano gli idoli di pietra, figure umane di eccellente fattura, probabilmente opera di grandi maestri e artigiani».

Le prime dimostrazioni di interesse scientifico per Tiahuanaco risalgono al periodo tra la fine del XVIII e i primi del XIX secolo, quando i governi europei iniziarono a inviare missioni esplorative verso il continente americano.

Tra i viaggiatori di questo periodo va ricordato Thaddäus Haenke, un botanico nato in Boemia che prese parte alla spedizione scientifica spagnola del 1788, diretta da Alejandro Malaspina.

Primi esploratori

Thaddäus Haenke visitò Tiahuanaco e realizzò i primi disegni conosciuti del sito. Purtroppo molti di questi bruciarono nell’incendio della biblioteca nazionale di Lima del 1943, ma ne restano un paio conservati al Museo di scienze naturali di Madrid.

Nel 1829 il naturalista Alcide d’Orbigny inaugurò una lunga tradizione di spedizioni francesi a Tiahuanaco. D’Orbigny fu inviato nel continente americano dal Museo di scienze naturali di Parigi per effettuare delle ricerche naturalistiche e, come tipico di quel periodo storico, per studiare le “razze” umane. Fu proprio in Bolivia che identificò le caratteristiche dell’ “uomo americano”. I suoi disegni e le sue descrizioni sono considerati le prime informazioni scientifiche su Tiahuanaco.

Scavo dell'archeologo francese Henri Georges de Créqui-Montfort, 1903. L’archeologo pose fine alla distruzione del sito, le cui pietre fino a quel momento erano state utilizzate per costruire ferrovie e ponti

Scavo dell'archeologo francese Henri Georges de Créqui-Montfort, 1903. L’archeologo pose fine alla distruzione del sito, le cui pietre fino a quel momento erano state utilizzate per costruire ferrovie e ponti

Foto: Adoc-Photos / Album

Nel corso del XIX secolo il sito fu visitato da una lunga lista di personaggi, ognuno dei quali lasciò il suo contributo interpretativo: Antonio Raimondi, Mariano Eduardo de Rivero, Johann von Tschudi, Ephraim George Squier, Charles Weiner, Moritz Alphons Stübel o Adolph Bandelier. Alcuni degli studiosi che visitarono Tiahuanaco erano personalità politiche di spicco, come Léonce Angrand, il console francese in Bolivia, o il maresciallo Antonio José de Sucre, figura centrale nei processi di indipendenza del Sudamerica. Secondo il suo collaboratore, Rey de Castro, Sucre fu il primo a incoraggiare le autorità locali a ricostruire e salvaguardare la porta del Sole, all’epoca già in rovina. È singolare il caso del generale Bartolomé Mitre, che sarebbe diventato presidente dell’Argentina nel 1862. Nel 1848 questi lavorava per il governo boliviano, quando salì al potere Manuel Isidoro Belzú e lo condannò all’esilio. Mitre fu scortato da alcuni soldati fino alla frontiera con il Perù passando per Tiahuanaco, dove riuscì a sostare, sembra, un paio d’ore. Il risultato fu una pubblicazione in cui Mitre rivendicava la necessità di mettere il sito in relazione con il contesto sociale andino e di riconoscere gli indigeni aymara come eredi di questo patrimonio culturale, anticipando le tesi nazionaliste che si sarebbero diffuse nel secolo successivo.

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I primi scavi

Le prime campagne archeologiche scientifiche a Tiahuanaco sarebbero iniziate solo nel XX secolo. Nel 1903 l’archeologo francese Henri Georges de Créqui-Montfort ottenne il primo permesso ufficiale per intervenire nella zona. Curiosamente, quello stesso anno fu negata l’autorizzazione per effettuare scavi a Max Uhle, un ricercatore tedesco il cui nome si sarebbe poi legato saldamente a quello di Tiahuanaco. In quel periodo Max Uhle lavorava come assistente al Museo archeologico di Berlino, e lì aveva studiato in maniera approfondita le collezioni archeologiche andine. Questo gli permise di pubblicare la sua prima opera su Tiahuanaco prima ancora di visitarlo. Il geologo Alphons Stübel, suo amico, partecipò a una spedizione scientifica in Sudamerica dalla quale fece ritorno in Germania con una minuziosa descrizione del sito. I due pubblicarono insieme uno studio al quale Uhle contribuì con le informazioni relative al contesto culturale. Nel 1893 il ricercatore poté finalmente visitare Tiahuanaco e iniziò a elaborare il suo progetto di ricerca.

Una cultura condivisa

Dopo essersi visto rifiutare il permesso, Uhle si diresse in Perù. Fu uno dei primi archeologi a lavorare nel Paese: effettuò scavi in siti della costa centrale, come la necropoli di Ancón e il santuario di Pachacamac, dove scoprì uno stile ceramico molto simile a quello di Tiahuanaco. La stretta relazione tra i manufatti dell’altipiano e quelli costieri gli permise di dimostrare l’esistenza di una cultura comune nelle Ande centrali, artefice di un medesimo stile artistico.

Così era la porta del Sole di Tiahuanaco quando venne ritrovata dagli archeologi francesi. Al centro si può osservare una rappresentazione del “dio dei bastoni”

Così era la porta del Sole di Tiahuanaco quando venne ritrovata dagli archeologi francesi. Al centro si può osservare una rappresentazione del “dio dei bastoni”

Foto: Adoc-Photos / Album

Così era la porta del Sole di Tiahuanaco quando venne ritrovata dagli archeologi francesi. Al centro si può osservare una rappresentazione del “dio dei bastoni”

 

 

L’idea di Uhle trova consenso ancora oggi: attualmente si definisce Orizzonte medio il periodo che va all’incirca dal 600 al 1000 d.C. e che comprende sia la cultura boliviana di Tiahuanaco che quella peruviana di Huari.

Nel 1932 l’archeologo statunitense Wendell Clark Bennett condusse i primi scavi a Tiahuanaco con tecniche moderne, inaugurando così una fase in cui la ricerca e la conservazione del sito hanno restituito alla grande capitale dell’altipiano parte del suo splendore.

Oggi sappiamo che Tiahuanaco – che dal 2000 l’UNESCO ha inserito nel Patrimonio mondiale dell’umanità – fu costruito come un grande centro cerimoniale e che la sua influenza raggiunse le valli di Moquegua in Perù, Azapa e Cochabamba in Bolivia e la zona di San Pedro de Atacama in Cile. Anche se le origini di questo piccolo villaggio risalgono al V secolo a.C., le prime tracce di architettura monumentale sono databili tra il 100 e il 400 d.C.

Ciononostante, il momento di massimo splendore del sito si colloca tra il IX e il XII secolo d.C. Il popolo inca situò a Tiahuanaco la propria origine mitica, in un chiaro tentativo di affermarsi come erede della sua grandezza.

Figura antropomorfa che versa lacrime a forma di testa di felino. Metropolitan Museum, New York

Figura antropomorfa che versa lacrime a forma di testa di felino. Metropolitan Museum, New York

Foto: Schecter Lee / RMN-Grand Palais

Figura antropomorfa che versa lacrime a forma di testa di felino. Metropolitan Museum, New York

 

 

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