C'è un posto nel mondo in cui, nonostante le difficoltà generate dalla pandemia di covid-19 e la conseguente chiusura al pubblico, il 2020 è stato un anno straordinario. Si tratta del Parco Archeologico di Pompei, che dopo a scoperta di un criptoportico a Civita Giuliana e dei resti dei due uomini che fuggivano dalla furia del Vesuvio, solo tre giorni fa ha annunciato una nuova e straordinaria scoperta: un termopolio, una delle tavole calde dell'antica Roma. All'interno di questi locali veniva servito cibo caldo o freddo, che poi gli antichi romani erano soliti consumare per strada. La struttura era dotata di un grande bancone in cui venivano incassati i recipienti per conservare il cibo.
Termopolio recentemente rinvenuto nella Regio V di Pompei
Foto: Luigi Spina
Il ritrovamento del termopolio in questione è avvenuto nella Regio V, una delle zone del parco in cui si stanno portando avanti lavori di scavo. Già riportato parzialmente alla luce nel 2019, riemerge ora in tutto il suo splendore. Ubicato tra il vicolo delle Nozze d'argento e il vicolo dei Balconi, era dotato di un pavimento in cocciopesto (un rivestimento impermeabile composto da frammenti in terracotta) decorato in alcuni punti con marmi di diversi colori. Nel locale sono stati rinvenuti diversi oggetti per immagazzinare e trasportare il cibo: una patera di bronzo – una specie di scodella molto bassa di solito usata per le cerimonie – due fiasche e un'olla di ceramica, ovvero un vaso usato per cucinare e munito di coperchio, e nove anfore.
Le pitture e le analisi
Ma a mantenere "vivo" il termopolio, e a dare l'impressione che l'ultimo cliente ne abbia abbandonato i locali da qualche minuto e non da quasi duemila anni, sono le straordinarie pitture che lo decorano. Nella parte frontale del bancone una mano esperta aveva disegnato una Nereide ritratta in un ambiente marino, forse in omaggio alla fontana antistante il locale. Sul lato più corto invece mentre sul lato più corto possiamo osservare un dipinto che ritrae il locale stesso, quasi come se fosse un'insegna. Davanti al bancone sono state rivenute delle anfore in terracotta, proprio come lasciava presagire l'immagine.
Pittura raffigurante il bancone di un termopolio rinvenuta nell'omonima struttura di Pompei
Foto: Luigi Spina
Su un altro lato del bancone troviamo delle anatre germane disposte a testa in giù e pronte per essere cucinate, un bellissimo gallo e un cane al guinzaglio. Anche nell'antica Roma dovevano esistere i clienti che decidevano esprimere il proprio parere su un argomento concreto lasciandolo scritto – o in questo caso inciso – sulle pareti del locale. È il caso dell'iscrizione rinvenuta proprio sopra il cane del termopolio: "Nicia cineadecacator", ovvero "Nicia Cacatore, invertito!". Probabilmente il cliente si riferiva a un certo Nicia, forse un liberto di origine greca, proprietario o dipendente del locale.
Le prime analisi confermano come le pitture sul bancone rappresentino, almeno in parte, i cibi e le bevande effettivamente venduti all’interno del termopolio, i cui resti sono stati rinvenuti nei contenitori del bancone. Invece, sul fondo di un dolio sono stati rinvenuti resti di fave macinate che, secondo quanto riportato da Apicio nel suo De re Coquinaria, i romani utilizzavano per cambiare il gusto e il colore del vino.
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Resti umani e di animali
Nell’angolo tra le due porte (angolo nord occidentale della stanza) del termopolio è stato rinvenuto uno scheletro completo di cane. Non si tratta di un grande cane muscoloso come quello dipinto sul bancone ma di un esemplare estremamente piccolo, alto 20-25 cm alla spalla, pur essendo un cane adulto. Cani di queste piccolissime dimensioni, sebbene piuttosto rari, attestano selezioni intenzionali avvenute in epoca romana per ottenere questo risultato.
Resti umani e di animali rinvenuti nel termopolio scoperto a Pompei
Foto: Parco Archeologico di Pompei
Erano presenti inoltre, all’interno della stanza – e in particolare dietro al bancone dove sono state trascinate dai primi scavatori – un buon numero di ossa umane pertinenti ad un individuo maturo-senescente, di almeno 50 anni di età. Una prima analisi permette di associare queste ossa trascinate a ciò che resta di un individuo rinvenuto nell’angolo più interno della bottega, che verosimilmente al momento dell’arrivo della corrente piroclastica era posizionato al di sopra di un letto o una branda, come testimoniano il vano per l’alloggiamento del giaciglio e una serie di chiodi e residui di legno rinvenuti al di sotto del corpo.
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