«Morì un re nell'India e lasciò un unico figlio di nome Gav, infante ancora. Allora i cittadini vollero un re già provetto d'età, saggio e gagliardo, ed elessero il fratello del morto, di nome May. Appena fatto re, May sposò la vedova regina, ed ebbe da lei un figlio, che fu chiamato Talhend. Gav e Talhend crebbero insieme, e quando uno di essi chiedeva in disparte alla madre chi di loro avrebbe regnato, essa prometteva a questo solo il regno, onde avvenne che ciascheduno dei due, tenendo a quella promessa della madre, crebbe con la persuasione di essere un giorno il re. Giunti perciò all'età del regnare, sorse fra loro un'ostinata contesa, poiché nessuno voleva cedere, e ciascheduno aveva suoi partigiani e consiglieri. Alfine vennero alle armi, e dopo una disperata lotta Talhend giacque ucciso nel campo. La misera madre ne restò inconsolabile e incolpò della morte del fratello il superstite Gav, che per quanto facesse non potè in nessuna maniera persuaderla che tutta la sventura era colpa del destino e non di lui. Consigliatosi alfine coi saggi del suo regno, essi gli recarono un giorno una tavoletta di legno, quadrata, con l'immagine del campo di battaglia, con le fosse tracciate a difesa dell'esercito. Sopra quella tavola stavano schierati due eserciti in legno e in avorio, capitanati dai loro re, coi cavalli e gli elefanti e i ministri. Avanzandosi i due eserciti secondo le loro mosse stabilite, combattevano, e uno dei loro re, alla fine, doveva soccombere. Recato il giuoco meraviglioso alla madre inconsolabile, essa, giocando, giunse anche a capire che, combattendo due re, uno doveva soccombere certamente. Così ella passò i giorni e le notti intere attendendo a quel gioco, che le rappresentava la sorte dei due suoi figli, addolorata e piangente, finche, estenuata dalla veglia e dal digiuno, morì. Questa è l'origine del giuoco degli scacchi».
Questo estratto dal poema epico persiano Shahnameh (Libro dei Re) è la prima menzione conosciuta dell'origine degli scacchi. Secondo il suo autore, il poeta Firdūsī, il gioco aveva avuto origine nel VI secolo a seguito di una disputa per il trono dell'India. Gav, accusato di aver ucciso il fratello Talhand, ricreò la battaglia utilizzando pezzi d'avorio che rappresentavano le quattro unità da combattimento dell'esercito: fanteria, cavalleria, elefanti e carri.
Una famiglia numerosa
Che la leggenda raccontata da Firdūsī sia vera o meno, è noto che gli scacchi ebbero origine proprio dal gioco da lui descritto, il chaturanga, il cui nome significa "quattro divisioni" in riferimento ai quattro pezzi che simboleggiano le unità dell'esercito indiano, che corrispondono agli attuali pedoni (fanteria), cavali (cavalleria), alfieri (elefanti) e torri (carri) del gioco degli scacchi.
Il chaturanga, predecessore degli scacchi
Foto: iStock / y-studio
Ma la verità è che gli scacchi sono solo il membro più internazionale di una vasta famiglia di giochi simili, inclusi lo shogi giapponese, lo xiangqi cinese e il makruk thailandese. Perché un gioco sia considerato parte della "famiglia degli scacchi" deve soddisfare due requisiti: che non ci siano fattori di casualità coinvolti (ad esempio i dadi, come in alcuni giochi simili) e che la vittoria dipenda dalla cattura di un singolo pezzo, il re.
Esistono più di duecento tipi di pezzi degli scacchi e riflettono la tradizione militare di ogni luogo
La sua popolarità spiega la grande diversità di pezzi e regole: ci sono più di duecento tipi di pezzi degli scacchi, che lo storico David Parlett - specializzato in storia dei giochi - ha raccolto nel suo libro The Oxford History of Board Games. Nella versione internazionale del gioco, solo sei sono considerati "ortodossi": il pedone, la torre, l'alfiere, il cavallo, la regina e il re. Gli altri giochi che fanno parte della famiglia degli scacchi in alcuni casi possiedono pezzi diversi: lo xiangqi è dotato di cannoni e lo shogi di lancieri.
Una delle varianti più sorprendenti del gioco sono gli scacchi umani, in cui le persone - a volte vestite con abiti d'epoca - agiscono come pezzi
Foto: CC https://bit.ly/3oR5MEa
Passatempo internazionale
La ragione di questa grande diversità può essere attribuita in parte alle grandi rotte commerciali eurasiatiche (principalmente la Via della Seta) e in parte agli imperi musulmani del Medioevo. Gli arabi adottarono molte usanze persiane - incluso questo gioco, diventato popolare alla corte dell'Impero sasanide - e le diffusero in tutta Europa e in Asia. Anche l'espressione shah mat deriva dal persiano e significa "il re è finito", ovvero il nostro scacco matto.
Gli scacchi erano già un passatempo internazionale nel Medioevo. La Via della Seta e gli imperi musulmani ne favorirono l'arrivo in Europa
Documenti storici e reperti archeologici dimostrano che gli scacchi erano già un passatempo internazionale nel Medioevo. Era il gioco preferito di famosi monarchi come Alfonso il Saggio, Ivan il Terribile o il califfo Harun al-Rashid. I famosi scacchi di Carlo Magno, erroneamente attribuiti al re carolingio, sono sedici pezzi in avorio attualmente conservati presso il Cabinet des Mèdailles della Biblioteca Nazionale di Francia e risalgono all'XI secolo e provengono con ogni probabilità da Amalfi o Salerno. Circa un secolo dopo venne creata una magnifica collezione di 78 pezzi vichinghi realizzati con zanne di tricheco.
Pezzi degli scacchi dell'isola di Lewis (Scandinavia), realizzati con denti di tricheco e balena. Metà del XII secolo
© Per gentile concessione dei fiduciari del British Museum / Musée de Cluny
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È interessante notare come l'evoluzione dei pezzi rifletta il clima di ogni momento e luogo: ne abbiamo un esempio alla fine del XV secolo, quando gli scacchi divennero particolarmente popolari in Europa. In quel periodo diversi pezzi furono notevolmente trasformati per adattarli alla natura delle corti europee: il consigliere, un pezzo introdotto dai persiani, divenne la regina; l'alfiere e la torre invece assumevano forme diverse a seconda del Paese finché il loro aspetto attuale non s'impose a livello internazionale.
Dal piacere alla politica
Fino al XV secolo gli scacchi erano fondamentalmente un passatempo per le classi agiate. Le partite tendevano ad essere molto lunghe anche perché la regina e gli alfieri tendevano ad avere dei momenti limitati a poche caselle. Quando fu introdotto un cambio in questo senso gli scacchi assunsero un valore molto più complesso e strategico, e ogni partita divenne una vera competizione intellettuale. S'iniziarono a organizzare i primi tornei e nel 1834 fu giocato il primo campionato internazionale conosciuto, che vide scontrarsi il britannico Alexander McDonnel e il francese Louis-Charles de la Bourdonnais. Quest'ulitmo divenne il primo campione del mondo di scacchi, anche se ancora non era stato istituito il titolo ufficiale.
Gli successe il britannico Howard Staunton, che svolse un ruolo molto importante nella standardizzazione dei pezzi e delle regole del gioco e nella promozione degli scacchi a livello internazionale. Staunton decise di adottare il design registrato una decina di anni prima da un designer di nome Nathaniel Cooke, con le figure che oggi rappresentano i vari pezzi. Tutto ciò contribuì a rendere omogeneo il gioco e a dare un carattere ufficiale ai campionati e alle federazioni scacchistiche della seconda metà dell'Ottocento.
Set di scacchi in porcellana danese
Foto: CC https://bit.ly/2KjUsRO
L'arrivo delle due guerre mondiali e successivamente della Guerra Fredda diede al gioco una connotazione diversa: gli scacchi smisero di essere un semplice sport intellettuale per trasformarsi in una vera e propria battaglia politica. Gli anni '50 e '60 del XX secolo videro un dominio assoluto dei giocatori dell'Unione Sovietica: tra il 1951 e il 1969 tutti i campioni del mondo furono cittadini sovietici e vennero organizzati due tornei dal nome "L'Unione Sovietica contro il resto del mondo". In queste due competizioni l'URSS affrontò una squadra di giocatori internazionali e vinse entrambe le volte. Nonostante questo clima di fermento, gli scacchi furono inclusi nelle Olimpiadi fino al 2000, e anche allora come semplice esibizione e non come competizione.
Uomini, donne e macchine
Da quando furono introdotti in Europa, gli scacchi hanno seguito percorsi diversi per uomini e donne, a volte anche nella modalità di gioco: c'erano club e tornei separati per genere, anche con regole diverse. Tra e signore dell'aristocrazia divenne particolarmente popolare il gioco degli scacchi per corrispondenza. Una di loro, che firmò con il semplice pseudonimo di "a Lady", pubblicò nel 1860 il manuale The ABC of Chess. L'Unione Sovietica promosse una professionalizzazione delle giocatrici di scacchi che presto si diffuse in tutto il mondo.
Stava però per entrare in gioco una terza intelligenza: quella artificiale. Il primo programma di scacchi in grado di eseguire una partita corretta fu MacHack VI, sviluppato nel 1967 da uno studente del Massachusetts Institute of Technology. Il programma pareggiò una volta con il suo avversario umano; le altre quattro venne sconfitto. Appena vent'anni dopo però, i programmi erano già abbastanza avanzati da sconfiggere la maggior parte di giocatori professionisti.
Nel 1997 un programma per computer, IBM Deep Blue, vinse un torneo di scacchi contro il campione del mondo Garri Kasparov
Il 1996 segnò un prima e un dopo nella storia degli scacchi: il 10 febbraio il programma IBM Deep Blue, vinse una partita contro il campione del mondo Garri Kasparov, sebbene il russo finì per vincere il torneo con tre vittorie, due pareggi e una sconfitta. Solo un anno dopo l'IBM Deep Blue si aggiudicò il primo posto nello stesso torneo con due vittorie, una sconfitta e tre pareggi.
Scacchi cinesi
Foto: iStock / Xavier Montero Llorens
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