Sissi, l'imperatrice anticonformista

Trasformata dal cinema nel simbolo della Vienna imperiale, in realtà Sissi non si adattò mai alla vita di corte. Viaggiatrice instancabile, fu una lucida osservatrice della sua epoca e andò incontro a una tragica fine

Questa celebre opera di Franz Winterhalter ritrae Sissi all’età di 27 anni, con la chioma tempestata di stelle di brillanti

Questa celebre opera di Franz Winterhalter ritrae Sissi all’età di 27 anni, con la chioma tempestata di stelle di brillanti

Foto: Sylvain Grandadam / Age Fotostock

A metà degli anni cinquanta il cinema ha trasformato l’imperatrice Elisabetta d’Austria nel simbolo di una Vienna che vibrava a ritmo di valzer. In realtà, Sissi fu una persona molto controversa e venne accusata dai settori più conservatori delle corti europee di essere irresponsabile e stravagante. Il grande schermo non ha fatto cenno ad alcuni tratti dell’imperatrice messi in risalto, invece, da rigorose biografie successive: la tendenza all’anoressia e alla vigoressia, il carattere tormentato, l’amore per la cultura classica e l’attività poetica. Elisabetta era uno spirito delicato e lucido, che ben prima del suo entourage comprese di trovarsi di fronte alla fine di un’epoca. Ma era anche una donna profondamente infelice, condannata a vivere una vita che non voleva e obbligata a sopportare continue tragedie, che culminarono con la morte del figlio – il principe ereditario Rodolfo –, avvenuta nel casino di caccia di Mayerling.

Soprannominata Sissi, Elisabetta era la quarta di dieci figli di Massimiliano Giuseppe duca in Baviera e della principessa Ludovica, figlia del re Massimiliano I di Baviera. Nata a Monaco il 24 dicembre del 1837, crebbe a Possenhofen, sulle rive del lago di Starnberg, a stretto contatto con la natura e in un ambiente libero e disinibito, che condizionò il suo carattere così come quello dei fratelli. La sorella Elena – elegante, discreta, molto religiosa ed estremamente disciplinata – sembrava la candidata idonea al trono imperiale. Almeno questo pensavano sua madre e sua zia Sofia, genitrice dell’imperatore Francesco Giuseppe. Ecco perché nel 1853 le due sorelle decisero di far incontrare i rispettivi figli a Bad Ischl, residenza estiva degli Asburgo-Lorena, per organizzare il fidanzamento. Inizialmente Elena sarebbe dovuta andare a Ischl da sola con la madre, ma all’ultimo momento si decise che le avrebbe accompagnate anche Elisabetta.

Quest’olio di Karl Theodor von Piloty raffigura una Sissi non ancora sedicenne a cavallo, davanti al castello familiare di Possenhofen, in Baviera

Quest’olio di Karl Theodor von Piloty raffigura una Sissi non ancora sedicenne a cavallo, davanti al castello familiare di Possenhofen, in Baviera

Foto: Fine Art / Album

Uscita con il cuore spezzato da uno sfortunato amore di gioventù, Sissi stava attraversando una delle prime crisi depressive che l’avrebbero accompagnata nel corso degli anni, e la famiglia pensò che quel viaggio potesse aiutarla a riprendersi. Nessuno si aspettava ciò che avvenne in seguito. Quando Francesco Giuseppe vide la cugina Elisabetta, che ricordava ancora bambina, e si rese conto che ormai era una giovane donna attraente, slanciata, con il volto delicatamente ovale, i tratti regolari e una splendida chioma castana, capì all’istante che sarebbe diventata sua moglie. L’imperatore aveva appena compiuto ventitré anni ed era un uomo adulto che sapeva quello che voleva. Sissi invece era un’adolescente, lusingata dalle attenzioni del cugino ma abbastanza intelligente da cogliere le differenze di interessi e di temperamento che li separavano. Però sapeva anche che Francesco Giuseppe non avrebbe accettato un rifiuto.

La verità è che non era l’unica a pensare che quel matrimonio non sarebbe stato conforme ai canoni della corte imperiale. A cominciare dall’arciduchessa Sofia, tutti cercarono di convincere l’imperatore a desistere dal suo proposito. Era evidente che quella giovane donna non aveva la stoffa dell’imperatrice. Non aveva mai accettato il rigido protocollo di corte, non sapeva muoversi negli ambienti sociali, e i suoi sedici anni non lasciavano sperare che fosse capace di assumersi le responsabilità richieste dalla corona. Fu tutto inutile. L’imperatore scrisse al cugino Alberto d’Asburgo-Teschen di essere «perdutamente innamorato»; il solenne matrimonio si celebrò il 24 aprile 1854 nella chiesa di sant’Agostino, a Vienna.

L'imperatore scrisse al cugino Alberto di essere «perdutamente innamorato» di Sissi

Una volta che i coniugi si furono stabiliti presso la residenza della Hofburg, Elisabetta si rese conto che i suoi timori non erano infondati. La famiglia imperiale non aveva nulla a che vedere con l’ambiente in cui era cresciuta. L’etichetta di corte rendeva impossibile qualsiasi gesto di spontaneità o di intimità. La giovane imperatrice si sentiva completamente sola in un ambiente cui non era legata né dal punto vista affettivo né da quello intellettuale. Le sue dame di compagnia, scelte all’interno dell’alta nobiltà, erano di età avanzata e terribilmente conservatrici e l’arciduchessa Sofia criticava senza sosta le abitudini della nuora, il suo modo di vestire, il suo comportamento e le sue inclinazioni. Certo, Francesco Giuseppe era innamorato di Sissi come il primo giorno, ma era troppo occupato per poterle dedicare del tempo, e in quei primi anni di matrimonio la sua autoritaria madre divenne un vero e proprio incubo per la moglie.

Il dipinto ritrae Francesco Giuseppe ed Elisabetta a Schönbrunn, all’epoca del fidanzamento. 1853. Kunsthistorisches Museum, Vienna

Il dipinto ritrae Francesco Giuseppe ed Elisabetta a Schönbrunn, all’epoca del fidanzamento. 1853. Kunsthistorisches Museum, Vienna

Foto: Akg / Album (Montaggio digitale)

Era tale l’influenza dell’arciduchessa che quando, a un anno dalle nozze, Elisabetta partorì la primogenita Sofia, la suocera si occupò personalmente della bambina, ritenendo che l’imperatrice fosse incapace di prendersene cura. La storia si ripeté nel 1856, quando nacque la secondogenita Gisella, ma in questo caso Elisabetta riuscì a imporsi: poco dopo il parto ottenne che entrambe le figlie fossero trasferite nei suoi appartamenti alla Hofburg. Fu però solo una vittoria effimera. Nella primavera del 1857 si scontrò nuovamente con la suocera, che non voleva che le bambine accompagnassero i genitori in un viaggio in Ungheria. Sissi difese le sue ragioni con insolita fermezza, ma non aveva fatto i conti con l’insalubrità di alcune regioni ungheresi. Le conseguenze furono tragiche: la piccola Sofia contrasse una terribile dissenteria che la portò alla morte il 29 maggio 1857. Elisabetta era schiacciata dai sensi di colpa e si sentiva una madre irresponsabile. Lasciò che la suocera tornasse a occuparsi dell’educazione di Gisella e cadde in una profonda depressione, che non superò neppure alla nascita del figlio Rodolfo, il 21 agosto 1858. Su consiglio dei medici viaggiò a Madeira, dove apparentemente si riprese. Qualche mese dopo tornò a Vienna, ma lo scontro con la realtà fu terribile.

Dopo la morte della primogenita Sofia, Sissi cadde in una profonda depressione

Il ritmo della vita di corte, le formalità dell’etichetta e l’incomprensione di cui era oggetto da parte dell’ambiente circostante le risultarono insostenibili, e la sua prostrazione arrivò al punto da far temere seriamente per la sua vita. Le venne nuovamente prescritto di lasciare il Paese, e questa volta scelse Corfù, dove iniziò il suo idillio con la cultura classica greca e sviluppò il suo amore per il Mediterraneo. Ristabilitasi perfettamente, rientrò nella capitale austriaca nell’agosto del 1862. Cominciò allora una nuova tappa della sua vita. Elisabetta era maturata e si trovava all’apice della sua bellezza, che assunse toni leggendari. Raggiunse con Francesco Giuseppe un accordo secondo cui non sarebbe sottostata alla disciplina di corte, se non quando strettamente necessario. Avrebbe svolto le sue mansioni di imperatrice, ma si sarebbe ritagliata uno spazio dove coltivare la propria individualità.

In questo ritratto di Franz Winterhalter si può apprezzare la lunghissima chioma di Sissi. Kunsthistorisches Museum, Vienna

In questo ritratto di Franz Winterhalter si può apprezzare la lunghissima chioma di Sissi. Kunsthistorisches Museum, Vienna

Foto: Erich Lessing / Album

Ciò non significava che volesse restare al margine delle questioni di stato. Sebbene parte integrante dell’impero, in quel periodo l’Ungheria lottava per riconquistare i privilegi ancestrali e le prerogative costituzionali soppressi da Vienna in risposta alla rivolta nazionalista e liberale del 1848. Elisabetta nutriva simpatia per gli aristocratici ungheresi ribelli, che continuavano a lottare e non permettevano alle menti conservatrici dell’impero di adagiarsi sugli allori. Il desiderio di conoscere a fondo quel Paese e la sua cultura la spinsero ad avvalersi dei servizi di Ida von Ferenczy, una giovane ungherese che divenne “lettrice dell’imperatrice” e sua migliore amica.

Grazie a lei Elisabetta conobbe il bel Gyula Andrássy, un colonnello dell’esercito magiaro di idee profondamente liberali, con cui entrò subito in sintonia. Tra i due nacque una profonda amicizia, che trasformò l’imperatrice in una paladina della causa ungherese, rendendola così ancor più invisa alla corte viennese. Ciononostante, se l’Ungheria non si separò dall’impero fu proprio grazie a Sissi. Dopo la sconfitta di Sadowa, quando gli eserciti prussiani marciavano verso Vienna, Elisabetta decise di rifugiarsi con i figli nella capitale ungherese. La fiducia dimostrata dall’imperatrice verso i magiari in quella fase molto delicata fece desistere i ribelli da ogni tentazione insurrezionalista. Poco dopo Andrássy e l’imperatore negoziarono i presupposti che consentirono al territorio ungherese di riconquistare la sua condizione di stato costituzionale e sancirono la nascita dell’impero austro-ungarico, formato da due Paesi sovrani con regimi e governi diversi, ma uniti sotto un’unica corona.

Francesco Giuseppe e Sissi sono incoronati re di Ungheria l'8 giugno del 1867 nella chiesa di Mattia, a Buda

Francesco Giuseppe e Sissi sono incoronati re di Ungheria l'8 giugno del 1867 nella chiesa di Mattia, a Buda

Foto: Austrian archives / Scala, Firenze

L’8 giugno del 1867 Francesco Giuseppe ed Elisabetta furono solennemente incoronati re costituzionali di Ungheria nella chiesa di Mattia a Buda (che pochi anni dopo sarebbe diventata Budapest). In segno di riconoscenza gli ungheresi donarono ai coniugi il castello barocco di Gödollo, situato nelle vicinanze della capitale. Lì, un anno dopo, nacque la loro ultimogenita, l’adorata arciduchessa Maria Valeria. Da allora Elisabetta trascorse lunghi periodi a Gödollo con i figli, dividendo le sue giornate tra battute di caccia, lunghe passeggiate a cavallo e interminabili ore di lettura. In seguito, quando Gisella si sposò e Rodolfo iniziò la sua formazione militare, Sissi riprese a viaggiare in compagnia di Maria Valeria, ormai grande a sufficienza da seguirla. Dal 1874, usando il nome di contessa di Hohenembs per garantirsi un certo anonimato, visitò con la figlia varie località del Mediterraneo, le isole britanniche e buona parte dell’Europa centrale.

La nascita di Maria Valeria aveva segnato l’inizio di una nuova tappa per la coppia imperiale. Nonostante le differenze di carattere, tra Elisabetta e Francesco Giuseppe c’era un rapporto cordiale e amichevole che, malgrado non si potesse definire passionale, era basato su un affetto sincero e una profonda generosità. È vero che nel 1885 Katharina Schratt, attrice del Burgtheater, entrò nella vita dell’imperatore, ma lo fece con il consenso di Elisabetta, che la chiamava affettuosamente “l’amica”. Sissi amava davvero quell’attrice, aveva lunghe conversazioni con lei e Francesco Giuseppe e sapeva che quella donna dava a suo marito la vicinanza e il trasporto che lei non aveva mai potuto offrirgli.

Sissi, di schiena, è circondata dalle sue dame di compagnia. La fotografia fu scattata nel 1861, durante un viaggio a Madeira.

Sissi, di schiena, è circondata dalle sue dame di compagnia. La fotografia fu scattata nel 1861, durante un viaggio a Madeira.

Foto: Austrian archives / Scala, Firenze

Maria Valeria si fidanzò nel 1888. Il prescelto fu l’arciduca Francesco Salvatore d’Asburgo-Lorena, un candidato che non convinceva troppo l’imperatore ma che aveva l’appoggio di Elisabetta, ferma sostenitrice del diritto dei figli a sposarsi per amore. In quel periodo l’imperatrice osservava impotente il progressivo deterioramento del matrimonio del principe ereditario Rodolfo con Stefania del Belgio. La giovane, che Sissi aveva sempre ritenuto arrivista e ambiziosa, aveva una posizione conservatrice e tradizionalista che la collocava agli antipodi del suo colto, liberale e poco convenzionale marito. Elisabetta non nascondeva la sua preoccupazione, e i suoi oscuri presentimenti vennero confermati quando Rodolfo e l’amante Maria Vetsera furono trovati morti nel casino di caccia di Mayerling.

L’imperatrice errante

Tutto sembrava indicare che Rodolfo avesse sparato alla donna per poi suicidarsi. La versione ufficiale parlò di un disordine mentale dell’erede al trono, ma il sospetto del crimine di stato continuò ad aleggiare su quanto accaduto a Mayerling quel 30 gennaio del 1889. Dopo la morte del figlio, Elisabetta divenne l’ombra di sé stessa. Cominciò a fuggire da tutto ciò che avesse a che fare con la corte viennese, che accusava di aver provocato indirettamente il suicidio di Rodolfo. Perpetuamente vestita a lutto, iniziò a viaggiare con frenesia e senz’alcuna meta, sempre nascosta dietro un grande ventaglio, uno pseudonimo o un velo, che la illudevano di passare inosservata.

Quando tornava a Vienna, l’imperatrice non voleva più alloggiare alla Hofburg, ma preferiva starsene da sola a Hermesvilla, un palazzo fatto costruire da Francesco Giuseppe nel Lainzer Tiergarten per offrire una residenza più confortevole alla sua nobile famiglia. L’8 settembre del 1898, durante uno dei numerosi viaggi, Elisabetta soggiornò presso l’hotel Beau-Rivage di Ginevra. Due giorni più tardi, mentre si apprestava a raggiungere il battello che l’avrebbe portata a Montreux, si imbatté casualmente in un altro passeggero. Sentì un forte colpo al petto e svenne.

Nel 1898, mentre si dirigeva al battello che l’avrebbe portata da Ginevra a Montreux in compagnia della contessa Irma Sztáray, Sissi fu pugnalata a morte dall’anarchico parmigiano Luigi Lucheni

Nel 1898, mentre si dirigeva al battello che l’avrebbe portata da Ginevra a Montreux in compagnia della contessa Irma Sztáray, Sissi fu pugnalata a morte dall’anarchico parmigiano Luigi Lucheni

Foto: Oronoz / Album

Morì quel pomeriggio stesso. L’uomo che aveva incrociato era l’anarchico italiano Luigi Lucheni, che le aveva piantato una lima trasformata in pugnale molto vicino al cuore. Nessuno riuscì a convincere l’imperatore a lasciar riposare Elisabetta dove lei stessa aveva scelto, ovvero sulle rive del Mediterraneo, a Corfù o a Itaca. La sua condizione di imperatrice d’Austria-Ungheria richiedeva che fosse sepolta nella solenne cripta dei Cappuccini, in quella Vienna che non aveva mai amato e da cui non era stata mai compresa.

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