Rilievo a colori che rappresenta la dea leonessa Sekhmet. Tempio di Khnum a Esna
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Moglie, madre o figlia di Ra, la dea Hathor ha evidenti connessioni solari che si manifestano grazie al disco solare che porta sulla testa e con cui a volte è rappresentata. Ma Hathor, dea dell'amore e della musica, a volte ha un aspetto sorprendente, molto diverso dal carattere morbido e materno che la caratterizza. Quando è adirata, Hathor si trasforma in una dea leonessa feroce e assetata di sangue, che però ha anche un lato curativo: Sekhmet, la potente, colei che porta piaghe, colei che usa la sua ira distruttrice per proteggere il faraone e l'Egitto.
La congiura contro Ra
Secondo la cosmogonia di Menfi, la leonessa Sekhmet è la moglie del dio Ptah – patrono degli artigiani – e la madre del dio del loto Nefertum. Sekhmet riceve anche il titolo di Signora della Vita, e come tale può curare le malattie che ha causato con la sua furia. La sua virtù curativa era così apprezzata e desiderata che il faraone Amenhotep III (1390-1353 a.C.) accumulò centinaia di statue della dea leonessa per il suo tempio funerario sulla riva occidentale di Tebe.
La dea Sekhmet con suo marito, il dio Ptah di Menfi
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La sua virtù curativa era così apprezzata e desiderata che il faraone Amenhotep III (1390-1353 a.C.) fece scorta per il suo tempio funerario sulla riva occidentale di Tebe
Una storia in particolare illustra più di altre le conseguenze della furia di Sekhmet. La distruzione dell'umanità appare all'inizio del Libro della Vacca Celeste, un testo funerario del Nuovo Regno (1539-1292 a.C.), e racconta una storia sorprendente. All'inizio del tempo, quando gli dei vivevano tra gli uomini e Ra era il loro re, ci fu una ribellione per rovesciare il dio solare (che a quel tempo non aveva ancora iniziato il suo viaggio quotidiano attraverso il cielo). Ra, nonostante fosse un dio, stava diventando vecchio e debole, così gli umani decisero che non era più utile per governarli ed era giunto il momento di cambiare il monarca. Il testo recita: «Accadde al tempo di Ra, colui che creò se stesso, quando già da molti anni governava insieme gli dei e gli uomini [...]. La gente non era soddisfatta e i ribelli osarono per cospirare contro il loro re ... Ra cominciò a pensare di lasciare l'Egitto e ritirarsi nelle acque del Nun. Ma prima aveva bisogno di un consiglio».
La furia di Sekhmet
Gli altri dei apparvero davanti a Ra per consigliarlo, finché non fu il turno di suo padre, Nun, l'oceano primordiale, da cui tutto era emerso. Egli disse a Ra: «Figlio mio, sei un grande re. Tieni il tuo trono e ricorda la paura delle persone quando il tuo occhio è su di loro. Lascia che il tuo occhio sia libero e lei colpirà i ribelli per te. Libera Hathor e i malvagi gli intrighi saranno distrutti». E Ra fece quello che suo padre gli aveva consigliato: liberò sua figlia Hathor, che la rabbia aveva trasformato in Sekhmet, sull'umanità. La dea si abbatté sugli uomini e devastò i nemici del padre con il calore distruttivo del sole: «Il deserto era macchiato di rosso sangue mentre l'Occhio inseguiva i traditori e li massacrava uno per uno. Non si fermò finché le sabbie non furono ricoperte di corpi. Poi, temporaneamente sazia, tornò trionfante da suo padre per vantarsi dei suoi successi».
Statue di Karnak che rappresentano la dea Sekhmet seduta
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Ra seguì il consiglio di suo padre e scatenò sugli umani la figlia Hathor trasformata in Sekhmet, la leonessa dalla furia devastatrice
All'inizio Ra era soddisfatto, ma presto iniziò a temere le ripercussioni dell'immenso e distruttivo potere che aveva sprigionato. Il dio decise che c'erano già stati abbastanza morti e che avrebbe perdonato il resto dell'umanità. Forse la compassione lo colpì, o forse temeva che alla fine non sarebbe rimasto più nessuno su cui poter regnare. In ogni caso, il dio ordinò alla figlia di arrestarsi, ma senza successo. Il suo «aveva assaggiato la carne umana e le era piaciuto. Era determinata a uccidere di nuovo».
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Una dea assetata
Ra non sapeva come fermare Sekhmet, e allora escogitò un piano astuto. Hathor-Sekhmet era una dea alla quale bere procurava un enorme piacere. In effetti proprio a questa divinità era dedicato un rituale chiamato "Festa dell'ubriachezza", che veniva celebrato nell'Egitto greco-romano e includeva danza, musica e un consumo esagerato di bevande alcoliche. Ra pensò dunque di offrire alla figlia una bevanda che non avrebbe potuto rifiutare: la birra, la bevanda egizia per eccellenza. Aveva un pigmento rosso portato dal deserto che era stato macinato a Menfi e convertito in una polvere fine. «Il pigmento rosso fu poi mescolato con l'orzo e furono preparati 7.000 boccali di birra color sangue. Ra e gli altri dei esaminarono la birra color sangue e ne furono contenti».
Donne che preparano la birra. Tomba di Senet. XII dinastia
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«Il pigmento rosso venne poi mescolato con l'orzo e furono preparati 7.000 boccali di birra color sangue. Ra e gli altri dei ispezionarono la birra color sangue e ne furono contenti»
Sekhmet intanto aveva deciso di continuare a perpetrare il massacro nonostante le suppliche di Ra. Fu allora che si diresse verso il deserto dove il padre aveva svuotato i 7.000 boccali di birra, il cui contenuto copriva tutto come uno schiumoso mare rosso. Sekhmet pensava che si trattasse di sangue e iniziò a berlo senza misura: «Chinandosi vide il suo bel viso riflesso nel liquido ed era in trance. Dimenticando l'umanità, l'Occhio di Ra bevve la birra, rimase confuso e tornò da suo padre, ubriaco e soddisfatto. Re accolse sua figlia in pace».
Attraverso i cieli
Ra era riuscito a salvare l'umanità, nonostante questa lo avesse tradito. Ma il vecchio dio «trovava impossibile perdonare le persone; non voleva più governare la Terra». Così, il dio solare salì sul dorso di Nut, la dea del cielo, si trasformò nella vacca celeste Mehet-Weret e salì fino al firmamento. L'Egitto iniziò quindi a oscurarsi e gli umani, spaventati, chiesero a Ra di restare, ma il dio sole non li ascoltò. Da quel giorno iniziò il suo viaggio quotidiano attraverso il cielo: viaggiava attraverso il corpo di Nut, che ogni notte lo ingoiava per poi restituito il giorno successivo. E di notte iniziò ad essere sostituito da Thot, il dio della luna.
La dea Hathor sotto forma di mucca. Rilievo del tempio di Luxor
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Gli abitanti della terra però, continuavano ad aver bisogno di un sovrano che li governasse. Allora Ra nominò Osiride re dell'Egitto e gli ordinò di prendersi cura delle offerte quotidiane che gli corrispondevano. in questo modo si stabilì che il faraone era l'unica persona che poteva fare da intermediario tra gli uomini e gli dei, nonché l'unico in grado di salvaguardare il maat, l'ordine universale e la giustizia. Gli uomini videro in Osiride, il loro primo sovrano, un dio civilizzatore che portò prosperità al Paese del Nulo. Allo stesso tempo impararono che era meglio non turbare Hathor-Sekhmet e a placarne la rabbia con sacrifici rituali che venivano posti quotidianamente davanti a una statua diversa. Forse per questo si sono conservate così tante statue di questa terribile divinità doppia: una dea capace di portare distruzione, ma anche di guarire i malati.
Il dio solare Ra, nella sua barca, combatte contro il malvagio serpente Apophis. Particolare del sarcofago di Nespawershepi
Foto: Cordon Press
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