Vista del cranio oggetto di studio. La freccia rossa indica l'orifizio nel processo mastoideo
Foto: Università Adelphi
Uno studio realizzato dai ricercatori dell'Università Adelphi, a New York, ha rivelato quella che sembra essere una complessa forma di intervento chirurgico al cranio e al collo su alcuni dei resti umani scoperti dagli archeologi nel giacimento di Paliokastro, sull'isola greca di Taso.
I resti analizzati appartengono a quattro uomini e sei donne, nove dei quali di età compresa tra i 35 e i 60 anni e una che aveva tra i 14 e i 17 anni. Sembra che tutti vantassero un'elevato status sociale. Le loro ossa forniscono informazioni preziosissime sulle attività fisiche che conducevano e i traumi che subirono.
Arcieri al servizio dell'impero
Sembra che i resti appartenessero a un gruppo di arcieri a cavallo al servizio dell'Impero romano d'Oriente durante il turbolento periodo proto-bizantino, compreso tra il IV e il VII secolo d.C. Secondo l'antropologo Anagnostis Agelarakis, autore della ricerca, «il luogo di sepoltura, l'architettura del tempio del luogo (naiskos) e la costruzione delle tombe sono spettacolari».
I resti umani di Paleokastro appartengono a un gruppo di arcieri a cavallo al servizio dell'Impero romano d'Oriente
«Le caratteristiche anatomiche degli scheletri degli individui qui sepolti suggeriscono che vissero vite fisicamente impegnative. I casi più gravi di traumi di queste persone furono trattati con interventi chirurgici e ortopedici realizzati da un medico specialista in questo tipo di problemi. Crediamo che si trattasse di un medico militare», afferma l'antropologo.
Diversi archeologi lavorano sui resti rinvenuti sull'isola greca di Taso
Foto: Università Adelphi
Un intervento rischioso
Riguardo all'intervento di neurochirurgia realizzato su uno dei crani maschili scoperti nel giacimento, Agelarakis suggerisce che «nonostante la gravità del caso vennero fatti enormi sforzi da parte del chirurgo per cercare di salvare la vita a questo individuo. Probabilmente il ferito era una personalità importante della città».
Agelarakis e i suoi colleghi hanno potuto scoprire importanti dati chirurgici e paleopatologici da questo «straordinario intervento chirurgico al cranio e al collo, e dai grandi sforzi fatti per realizzarlo». Probabilmente l'arciere presentava un'infezione all'orecchio medio che spinse il medico a tentare di realizzare l'intervento di neurochirurgia. Eppure, nonostante i suoi sforzi, il paziente morì durante l'operazione o poco dopo, secondo gli studi archeologi.
«L'intervento chirurgico è il più complesso che abbia mai visto nei miei 40 anni di lavoro con materiali antropologici», ha poi confessato l'accademico, che continua: «è incredibile che sia stato effettuato, con preparativi estremamente complicati per l'intervento. Inoltre l'operazione chirurgica ha avuto luogo, ovviamente, in un'era pre-antibiotica».
Nel 2019 in Turchia è stato rinvenuto un altro teschio greco antico che mostra prove di un intervento chirurgico al cervello: secondo i ricercatori l'operazione fu effettuata per trattare un mal di testa.
Un elemento decorativo di un naiskos
Foto: Università Adelphi