La scoperta di Neve, la neonata più anziana d’Europa

In provincia di Savona è stata trovata la sepoltura di neonata più antica d’Europa, risalente al primo Mesolitico

È stata finalmente resa pubblica la scoperta dei resti di una bambina risalenti a circa 10mila anni fa, durante la prima fase dell’Olocene, al termine dell'ultima glaciazione. Si tratta della più antica sepoltura di neonata mai trovata in Europa e, con i suoi ricchi decori, costituisce un’importante indicazione sugli aspetti culturali e ideologici dei nostri antenati del Mesolitico. Il ritrovamento è avvenuto durante la campagna di scavi del 2017 presso la grotta di Arma Veirana, nell’entroterra della città di Albenga, in provincia di Savona. I lavori sono stati guidati da un gruppo internazionale di ricercatori, sotto il patrocinio della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Genova e delle province di Imperia, La Spezia e Savona.

Le analisi istologiche condotte sono in grado di stabilire con quasi assoluta certezza l’età della neonata, di ricostruire alcuni momenti salienti della gravidanza e di ricavare informazioni sulla dieta (terrestre e non marina, malgrado la regione del ritrovamento) della madre. La piccola, dunque, ribattezzata “Neve” dagli studiosi in onore della val Neva in cui è stata ritrovata, avrebbe vissuto poco meno di due mesi (tra i quaranta e i cinquanta giorni circa) e sarebbe appartenuta a un lignaggio di donne europee noto come aplogruppo U5b2b. Poco prima della nascita la madre avrebbe vissuto un periodo di stress in seguito al quale lo sviluppo dei denti della bambina avrebbe subito una battuta d'arresto.

La ricercatrice Jamie Hodgkins e la sua squadra fotografati sul sito in cui è stata scoperta la sepoltura

La ricercatrice Jamie Hodgkins e la sua squadra fotografati sul sito in cui è stata scoperta la sepoltura

Foto: Jamie Hodgkins

L’importanza della scoperta

La scoperta getta luce sul modo in cui veniva considerato un neonato dalle popolazioni meridionali del primo Mesolitico: poiché la sepoltura sembrerebbe analoga a quelle di individui adulti, si potrebbe dedurre una considerazione egualitaria dei membri della comunità, indipendentemente da età e sesso. Il rinvenimento risulta di grande ricchezza rispetto ad altri di tipo simile in Danimarca, Svezia e Germania, dove tuttavia non sono pervenuti manufatti che suggerissero la presenza di un preciso rituale funebre. Questo ha reso impossibile un confronto sul trattamento dei neonati tra le varie popolazioni.

«È un ritrovamento unico nel suo genere – ha commentato Stefano Benazzi, dell’università di Bologna, che ha partecipato allo scavo – perché non avevamo mai trovato una sepoltura di questo tipo in Europa, una bimba di pochi giorni sepolta con un corredo. Una sepoltura che rappresenta un grande impegno di risorse, mai osservato prima per una neonata, da parte della comunità a cui apparteneva, ossia un gruppo di cacciatori-raccoglitori».

I reperti comprendono, infatti, oltre alle ossa della neonata (l’omero e la scapola destri, alcune parti degli arti inferiori, la porzione superiore del torace e un discreto numero di costole), sessantasei perline in conchiglie (Columbella rustica), quattro ciondoli ricavati da frammenti di bivalvi (Glycimeris glycimeris) e un artiglio di gufo reale, posti approssimativamente sopra la spalla della defunta. Le prime probabilmente avrebbero fatto parte di un capo d’abbigliamento già indossato da un membro della comunità.

L'illustrazione mostra la disposizione di perline e conchiglie accanto al cranio

L'illustrazione mostra la disposizione di perline e conchiglie accanto al cranio

Foto: Claudine Gravel-Miguel

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La storia del sito

A quindici chilometri a nord-ovest da Albenga, ai piedi delle prealpi liguri e all’interno della val Neva, la grotta di Arma Veirana custodisce testimonianze risalenti a periodi precedenti al neolitico. Il sito era noto, anche se inesplorato, già dagli anni settanta, quando subì un saccheggio da parte di ignoti che portò alla luce alcuni utensili del tardo Pleistocene, che incuriosirono i ricercatori. Arma Veirana è diventata oggi un luogo centrale per la ricerca archeologica perché consente, tra le altre cose, di indagare i reperti risalenti agli ultimi uomini di neandertal prima che la comparsa dell’Homo sapiens, proveniente dall’Africa, ne determinasse la scomparsa. Soltanto nel 2006, però, il sito iniziò a destare l’attenzione delle istituzioni grazie all'interesse di Giuseppe Vicino, allora conservatore del Museo archeologico di Finale ligure, che raccolse alcuni reperti consegnandoli alla Soprintendenza archeologica di Genova e così all’intera comunità scientifica.

Nel 2015 cominciarono gli scavi, grazie anche ad alcuni strumenti forniti dal National Geographic, come droni e scan-laser che hanno permesso la realizzazione di una mappa virtuale. Infine, tra il 2016 e il 2017, grazie a un ampliamento degli scavi, apparvero le prime conchiglie forate, che diedero poi luogo alla scoperta di Neve.

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