Scorcio sulle tombe emerse nella falesia, sulle sponde del Jinjiang nei pressi della città di Chengdu
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Nella falesia che si affaccia sulle rive del fiume Jinjiang, non lontano dalla città di Chengdu, nella provincia cinese del Sichuan, l’Istituto di ricerca archeologica e reliquie culturali di Chengduha ha scoperto più di duecento tombe scavate nella roccia. I sepolcri sono datati tra il 206 a.C. e il 420 d.C., all’epoca delle dinastie Han e Wei-Jin. Con la dinastia Han (la seconda dinastia imperiale cinese) Chengdu diventò il centro di un’importante attività economica basata sulla produzione di smalti, sete e broccati, da cui prese l’appellativo di Jincheng (“città del broccato”).
Statuetta in bronzo con fattezze umane e grandi orecchie, rinvenuta in una delle tombe
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Tombe opulente
L’importanza di Chengdu è strettamente connessa alle tombe che vi sono state rinvenute. Secondo gli archeologi si tratta di sepolture straordinarie sia per l’antichità della datazione sia per le dimensioni: alcune contengono, infatti, fino a sette camere funerarie collegate da tunnel lunghi anche venti metri. Sebbene alcune tombe mostrino segni di passati saccheggi, è stato comunque possibile recuperare un migliaio di oggetti in oro, argento e bronzo, a testimonianza della ricchezza dei proprietari. Pan Shaochi, archeologo dell’Istituto di ricerca archeologica e reliquie culturali di Chengdu, ha affermato che i reperti ritrovati sono estremamente preziosi per la ricerca archeologica sulle dinastie Han e Wei-Jin.