Era il 15 luglio 1099 quando i partecipanti alla prima crociata conquistarono Gerusalemme. Quella data segnò l’inizio di duecento anni di ripetuti scontri fra cristiani e musulmani per il dominio in Terra Santa. A metà del XII secolo, un’epoca in cui l’islam attraversava un periodo di disunione, salì alla ribalta un personaggio che come nessun altro seppe guidare e unire i musulmani: il guerriero curdo Saladino.
Nominato visir e comandante dell’esercito d’Egitto nel 1169, proclamò la guerra santa per riportare all’islam le terre perdute per mano dei crociati, e nell’autunno del 1177 marciò verso la Terra Santa, dove fu sconfitto dal re Baldovino IV di Gerusalemme nella battaglia di Montgisard. Saladino, però, non si perse d’animo; nel 1178 occupò la città di Damasco, invase i territori dei crociati, sconfiggendoli in più occasioni, e ottenne un enorme prestigio come guerriero.
Saladino ritratto da Cristofano dell'Altissimo. XVI secolo. Uffizi
Foto: E. Lessing / Album
Nel 1178, dopo vari anni di guerra, cristiani e musulmani firmarono una tregua in Terra Santa. Rinaldo di Châtillon, tuttavia, cavaliere avventato e violento, violò più volte gli accordi, attaccando diversi convogli musulmani e infine massacrando una carovana di mercanti che si dirigevano verso La Mecca nell’ottobre del 1182. Quando i Templari appoggiarono Châtillon, Saladino, infuriato, giurò che l’avrebbe giustiziato per i suoi crimini. Intimò a Guido di Lusignano, crociato francese e re cristiano di Gerusalemme, di punire Châtillon, divenuto negli anni un autentico pirata, ma il monarca rifiutò. Fu allora che Saladino, esaurita ormai la pazienza, decise di attaccare i crociati e preparò un’offensiva contro i territori latini del sud.
Il suo obiettivo era Gerusalemme, che non era la città più importante, ma di certo la più simbolica dei domini cristiani in Terra Santa. Ai primi di marzo del 1187 Saladino si pose alla guida di un esercito che si ingrossò fino ad arrivare a 60mila soldati e partì da Damasco con un solo intento: conquistare la Città Santa. Venuti a sapere delle intenzioni di Saladino, i Templari organizzarono la difesa guidati dal Gran Maestro, Gérard di Ridefort, uomo rissoso, impetuoso, senza scrupoli e che amava la guerra. Alleato del non meno sfrontato Châtillon, formava con quest’ultimo un duo che era un pericolo notevole per gli stessi crociati. Dal canto suo il re, Guido di Lusignano, aveva dato prova di debolezza e insipienza, quindi non era in grado di imporsi sui due cavalieri.
Nel marzo 1187 Saladino, alla guida di 60mila uomini, si mise in marcia verso Gerusalemme
La sconfitta dei crociati a Hattin
Saladino si mise in marcia verso sud e attraversò Tiberiade. Ridefort, informato dell’avanzata del nemico, radunò un esercito di neppure duecento uomini per andare incontro ai musulmani. Le due formazioni raggiunsero il primo maggio le sorgenti di Cresson, vicino a Nazaret. I musulmani finsero una ritirata; Ridefort rispose ordinando una carica, che si rivelò suicida: il Gran Maestro riuscì a salvarsi, ma tutti gli altri cavalieri furono massacrati. Con il territorio crociato ormai nel caos, l’esercito musulmano avanzava lungo il fiume Giordano, mentre il re di Gerusalemme, i Templari e gli Ospitalieri tentavano di riorganizzarsi per dare battaglia e fermare la marcia di Saladino verso la Città Santa.
Saladino contro i cristiani. Dipinto di Alexandre Hesse. XIX secolo. Reggia di Versailles
Foto: Gérard Blot / RMN-Grand Palais
Lo scontro ebbe luogo il 3 e 4 luglio 1187, in una depressione tra due colline non lontano dal lago di Tiberiade, note come Corni di Hattin. I cristiani avevano marciato per molte ore sotto un sole inclemente, e giunsero a Hattin spossati e assetati. L’esercito di Saladino, invece, ben sistemato in una posizione favorevole, era in netta superiorità numerica e dominava l’accesso all’acqua.
Nella giornata del 3 luglio si susseguirono scaramucce tra gli eserciti, finché, scesa la notte, i cristiani furono costretti ad accamparsi in una pianura. All’alba del 4 Saladino diede ordine di appiccare il fuoco alle sterpaglie che circondavano il campo cristiano, mentre tutte le cariche dei crociati venivano fermate. La vittoria dei musulmani fu schiacciante.
Il re Guido, il Gran Maestro Ridefort e Rinaldo di Châtillon furono catturati. Saladino, che da anni aveva giurato vendetta contro quest’ultimo, lo decapitò con la propria spada. Tutti i Templari e gli Ospitalieri catturati furono uccisi; il re Guido fu portato prigioniero a Damasco. A Hattin la reliquia della vera croce, che i crociati portavano sempre in battaglia e attorno alla quale si era concentrata parte dello scontro, andò perduta per sempre.
La presa di Gerusalemme da parte di Saladino in una miniatura dallo Speculum historiale di Vincent de Beauvais. Musée Condé, Chantilly
Foto: Bridgeman / ACI
Gerusalemme nelle mani di Saladino
La vittoria ai Corni di Hattin, che i cronisti cristiani attribuirono alla volontà di Dio per i peccati commessi dai crociati, lasciò via libera a Saladino verso Gerusalemme. Lungo il cammino verso la città conquistò altri centri, tra i quali San Giovanni d’Acri, e il 20 settembre giunse nella Città Santa. Il dominio dei cristiani in Terra Santa sembrava giunto alla fine. Chiamata al-Quds dai musulmani, Gerusalemme era una delle città sante dell’islam, giacché da lì il profeta Maometto era asceso al cielo; la sua riconquista era quindi una questione di prestigio, un simbolo.
Senza una guida e con i loro soldati migliori morti a Hattin, i cristiani si trovavano in una situazione drammatica. Il difensore di Gerusalemme, Baliano di Ibelin, era consapevole di non poter resistere all’assalto, e quando trattò la resa con Saladino gli riferì che i cittadini, piuttosto che essere presi con la forza, avrebbero preferito uccidersi gli uni con gli altri e distruggere la città. Dopo qualche giorno di assedio, e una lunga e difficile trattativa, Gerusalemme capitolò pacificamente.
Il 2 ottobre 1187 Saladino fece il suo ingresso trionfale a Gerusalemme. La data non era casuale: fu scelta perché, secondo la tradizione, in quel giorno si osservava la festività di lailat al-miraj, l’anniversario del viaggio notturno di Maometto dalla Mecca a Gerusalemme per poi ascendere al cielo proprio dalla roccia della spianata del Tempio. I primi gesti di Saladino a Gerusalemme furono simbolici: la demolizione degli edifici eretti dai Templari accanto alla cupola della roccia e alla moschea al-Aqsa e lo smantellamento delle croci che le coronavano, che furono trascinate per le strade e calpestate dai musulmani. Il complesso della spianata del Tempio fu lavato con acqua di rose di Damasco come rito di purificazione e i due edifici tornarono a essere moschee; dopo ottantotto anni si tornava a celebrare il culto islamico nella cupola della Roccia.
L'interno della cupola della Roccia, sulla cima del monte Moriah, a Gerusalemme, visto dall'artista Carl Haag. 1891
Foto: Bridgeman / ACI
Con i cristiani sconfitti, Saladino si comportò in modo cavalleresco e magnanimo – a differenza di quando i crociati presero Gerusalemme, non vi fu alcun bagno di sangue – e consentì loro di andarsene portandosi dietro qualche effetto personale. Annunciò anche che i cristiani potevano venire in pellegrinaggio nella Città Santa. Per questa vittoria, il conquistatore ricevette il titolo di «Spada dell’islam» e «Salvatore di Gerusalemme».
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Il cammino verso la riconquista
Il 1187 vide succedersi tre papi. Il secondo fu Gregorio VIII; eletto in ottobre, morì in dicembre, ma ebbe il tempo di indire la terza crociata per riconquistare Gerusalemme. Alla chiamata risposero Filippo II di Francia e Riccardo I d’Inghilterra, Cuor di Leone. Non riuscirono a riconquistare la città, ma Riccardo I e Saladino furono protagonisti di una serie di epici scontri che vennero cantati dai trovatori e ricordati dai cronisti. Fu l’imperatore Federico II, nel 1229, a restituire Gerusalemme ai cristiani, ma soltanto fino al 1244, quando la Città Santa tornò ai musulmani.
Le epiche battaglie tra Saladino e Riccardo I furono narrate da cronisti e trovatori
Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!
Per saperne di più
Le crociate viste dagli arabi. Amin Maalouf. La nave di Teseo, Milano, 2020.
Il libro di Saladino. Tariq Ali. Baldini&Castoldi, Milano, 2008.