Se c’è una cosa che a Rodrigo Borgia non mancava era l’ambizione. Quando lo zio Alfonso divenne papa con il nome di Callisto III nel 1455, per Rodrigo fu subito chiaro che un giorno anche lui si sarebbe seduto sul trono di san Pietro. Non risparmiò gli sforzi per ottenerlo, né celò i suoi propositi, e forse anche per questo si conquistò la cattiva reputazione che lo accompagnò fino alla morte.
Cristofano dell'Altissimo, Ritratto de Alessandro VI, XVI secolo
Foto: Pubblico dominio
In realtà molte delle accuse rivoltegli ‒ il carattere arrogante, il nepotismo o la vita dissoluta ‒ erano pratiche comuni nella Chiesa e riguardavano anche molti di quanti lo additavano. Quello che i suoi nemici non gli perdonarono fu che si comportasse da signore in terra straniera, e soprattutto che lo facesse in modo tanto sfacciato, senza preoccuparsi nemmeno di rispettare le apparenze.
Molte delle accuse rivoltegli dai suoi nemici erano pratiche comuni nella Chiesa
L’ascesa al potere
Al futuro papa la sorte sorrise fin dalla nascita, che però non si sa quando avvenne: la data esatta è sconosciuta, anche se alcune fonti l’assegnano arbitrariamente al primo giorno dell’anno 1431. Nato Roderic Llançol i de Borja, apparteneva a una ricca famiglia di Xàtiva, nel regno di Valenza. I Borja erano orgogliosi della propria stirpe, che risaliva alla più antica nobiltà della Corona di Aragona, e ciò influì notevolmente sul suo carattere: per lui la famiglia fu sempre la ragione e il fine delle sue azioni, molto più degli interessi ecclesiastici che rappresentava.
Quando Alfonso de Borja fu eletto papa, chiamò il nipote in Italia perché terminasse gli studi di diritto canonico nella prestigiosa università di Bologna. Qui italianizzò il suo nome in Rodrigo Borgia, in un tentativo di essere meglio accettato, dal momento che la politica espansionista della Corona di Aragona in terre italiche aveva reso i suoi sudditi alquanto malvoluti. La stessa elezione dello zio a papa era stata una soluzione di compromesso tra delle fazioni in scontro del Collegio cardinalizio.
La famiglia proveniva da Borja, in provincia di Saragozza, ma avendo partecipato alla conquista di Valencia era stata ricompensata con delle terre in quel regno
Foto: Comune di Borja, https://bit.ly/34wWJ39
Anche se Callisto III occupò il soglio pontificio solamente per tre anni, bastarono e avanzarono per dare al nipote una solida posizione in Vaticano, nominandolo cardinale e vicecancelliere. Ruoli che dovette svolgere piuttosto bene, se i successivi quattro papi ‒ Pio II, Paolo II, Sesto IV e Innocenzo VIII ‒ non solo non gli ritirarono i loro favori, ma addirittura li accrebbero: un dato particolarmente rimarchevole, trattandosi di un cardinale non italiano. A parte il carattere arrogante, fu un buon amministratore e un abile diplomatico, che riuscì a riportare un po’ d’ordine nella convulsa città di Roma, caratterizzata da uno scontro tra la nobiltà e la curia che durava da quasi tutto il Medioevo.
A parte il carattere arrogante, fu un buon amministratore e un abile diplomatico, che riuscì a riportare un po’ d’ordine nella convulsa città di Roma
Tutto per la famiglia
In questo periodo Rodrigo diede sfoggio di tutte le abitudini che gli vennero criticate. In primo luogo la passione per le donne: si sa che ebbe almeno sette figli con più di una donna, anche se la sua preferita fu Vannozza Cattanei, una dama lombarda. Questa gli diede quattro rampolli, gli unici che Borgia riconobbe come eredi, pur non avendola sposata: Juan, Cesare, Lucrezia e Goffredo.
Rodrigo Borgia ebbe sette figli. I più famosi furono Cesare, il suo preferito, e la figlia Lucrezia, entrambi nati dall’amante Vannozza Cattanei
Tutti loro furono favoriti con titoli, onori e terre, al punto di falsificare una bolla papale per permettere il matrimonio tra Isabella di Castiglia e Ferdinando D’Aragona in cambio del titolo di duca di Gandía per uno dei suoi figli. Cesare fu il preferito e quello che ebbe maggior fortuna, specialmente quando Rodrigo fu eletto papa. Lucrezia invece soffrì di più, perché le ambizioni politiche del padre la costrinsero a sposarsi tre volte e suscitarono le leggende che l'accusavano di assassinio e incesto.
Alessandro VI nell’affresco della Resurrezione che decora le sue stanze private a palazzo Apostolico, dipinte dal Pinturicchio
Foto: Musei Vaticani
Questo sfacciato nepotismo gli valse il disprezzo di molti dei suoi colleghi cardinali, specialmente di colui che sarebbe stato il suo acerrimo rivale, Giuliano della Rovere, con cui avrebbe gareggiato per la tiara papale nel 1492. Alla fine Borgia ne uscì vincitore e, anche se della Rovere lo accusò sempre di aver corrotto i cardinali, non riuscì mai a dimostrarlo. Risulta plausibile pensare che sia andata così, considerata la sua ambizione; non è però meno probabile che il successo sia dovuto alle sue straordinarie doti diplomatiche, grazie alle quali le promesse potevano essere persuasive quanto il denaro, e più discrete. In fondo, nonostante molti lo odiassero, è altrettanto vero che molti lo rispettavano.
Il padrino del Vaticano
Una volta eletto papa, Rodrigo Borgia ‒ ormai Alessandro VI ‒ accentuò ulteriormente la sua politica nepotista e usò lo stato pontificio per gli interessi propri e della sua famiglia. Consapevole che per molti cardinali i Borgia sarebbero sempre rimasti degli stranieri, cercò di consolidare il loro potere in Italia come nobili, e non come ecclesiastici. L’esempio più chiaro fu Cesare, che divenne signore di molte terre in Romagna che in teoria erano sottoposte all’autorità del Vaticano. I tre matrimoni di Lucrezia dovevano servire a garantirle una solida posizione tra la nobiltà italiana, ma non fecero altro che renderla infelice e trascinare nel fango il nome della famiglia a causa dell’omicidio del suo secondo marito, il figlio illegittimo del re di Napoli.
Anche in politica estera si comportò come lo stratega che aveva dimostrato di essere prima della sua elezione. La sua politica fu dettata da un evento chiave, lo sbarco di Cristoforo Colombo in America nel 1492. Le prospettive offerte da quei territori resero i re Ferdinando e Isabella, che in passato aveva favorito, i migliori alleati possibili, e per questo non esitò a rimarcare la sua predilezione attribuendogli il titolo di re Cattolici con cui sono passati alla storia, ottenendo in cambio dei benefici per i Borja nella loro terra natale.
In quest’opera di Bartolomeo Veneto Lucrezia Borgia si sarebbe fatta ritrarre con le fattezze della beata Beatrice II d’Este (1230 circa-1262 circa)
Foto: The snite museum of art, University of Notre Dame
Non è esagerato dire che fu il papa Borgia a segnare il destino dell’America. Nel 1493 pubblicò la bolla Inter caetera, che dava alla Corona di Castiglia ‒ ma non a quella di Aragona, poiché era stata solo Isabelle di Castiglia a finanziare la spedizione ‒ il dominio sulle terre scoperte e da scoprire nelle isole e sulla terraferma del mare Oceano, essendo terre d’infedeli in cui il papa, come vicario di Cristo in terra, aveva il potere di agire. Alessandro VI delegava questa potestà ai re di Castiglia, sanzionando così la conquista dell’America a condizione di evangelizzarla. Stabiliva inoltre che la via occidentale per le Indie era sottoposta alla giurisdizione castigliana e che quindi nessuno poteva imbarcarsi per l’America senza l’autorizzazione della Corona, pena la scomunica: dava cioè alla Castiglia non solo il diritto di conquista del Nuovo mondo, ma anche il monopolio sulle rotte commerciali atlantiche.
Il papa Borgia segnò il destino delle Americhe dando al regno di Castiglia il diritto di conquista del Nuovo mondo e il monopolio sulle rotte commerciali atlantiche
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Il giudizio dei posteri
Da vivo Alessandro VI fu molto criticato. Niccolò Machiavelli scrisse di lui che non fece mai altro che ingannare il prossimo, cosa che spesso gli riuscì; ebbe anche occasione di conoscere Cesare, che lo ispirò a scrivere l’opera Il Principe. I Borgia riflettevano precisamente la sua convinzione che l’esercizio del potere, quand’era effettivo, spesso non rispondeva a criteri etici, ma pratici.
Borgia non fu nemmeno l’unico papa a impiegare metodi poco etici per raggiungere i suoi obiettivi, ma fu uno di quelli che lo fece più spudoratamente e, soprattutto, contro gli stessi interessi dello stato pontificio. La conquista del potere soltanto in favore della sua famiglia finì per rivoltarglisi contro: morì il 18 agosto 1503 dopo un banchetto che fece star male tutti gli ospiti, un dato che ha suscitato molti sospetti; si disse perfino che si trattò di un complotto dello stesso Borgia per assassinare i suoi nemici, in cui egli rimase avvelenato per errore. Con la sua scomparsa sfumò tutto il potere di Cesare, che dovette rinunciare ai propri feudi in Romagna, minacciato dall’antico rivale del padre, Giuliano della Rovere, ormai elevato alla dignità papale con il nome di Giulio II.
Raffaello Sanzio, 'Ritratto di Giulio II' (1511). National Gallery, Londra
Foto: Pubblico dominio
Eppure, nonostante la percezione per lo più negativa degli storici dell’epoca, Alessandro VI godette di una certa popolarità tra la plebe romana, le cui condizioni di vita migliorarono durante il suo pontificato. La ragione principale è che agì con mano ferma contro i delinquenti e nominò dei supervisori che garantissero l’ordine pubblico e la sicurezza. Dimostrò anche di essere un abile amministratore, che non perdeva mai l’occasione di avere nuove entrate: per esempio, permettendo l’arrivo degli ebrei dopo che furono espulsi dai territori spagnoli, in cambio di una tassa. Ciò gli permise d’intraprendere il mecenatismo che, sotto il comando dell’arcinemico Giulio II, avrebbe reso nuovamente Roma una grande capitale.
Nonostante la percezione per lo più negativa degli storici dell’epoca, Alessandro VI godette di una certa popolarità tra la plebe romana
Ciò che risulta innegabile è che Rodrigo Borgia non splendette per nobiltà personale: era ambizioso, ingannevole, manipolatore e crudele, quando necessario, qualità più adatte a un principe rinascimentale che a colui che si definiva il vicario di Cristo. L’ascesa e la caduta della sua dinastia, così come il ricordo che lasciò, sembrano contraddire Machiavelli, secondo cui, nel dubbio, era meglio essere temuti che amati.
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Per saperne di più
Le parole del papa. Da Gregorio VII a Francesco. Alessandro Barbero, Laterza, Roma, 2018.
I Borgia. Tom Fontana, 2011-2014.