La ribellione degli schiavi di Haiti

Nel 1791 la popolazione nera di Santo Domingo insorse per esigere la libertà promessa dalla rivoluzione francese. Il primo gennaio 1804 fu dichiarata l’indipendenza dell’isola con il nome che le avevano dato gli indios caraibici prima dell’arrivo degli spagnoli: Haiti

La rivoluzione francese del 1789 fece sensazione in tutto il mondo. Monarchie secolari, privilegi inveterati e antichi dogmi caddero davanti alla spinta della nuova fede nella libertà dell’uomo e dei popoli. La schiavitù, una delle istituzioni più antiche della storia, fu abolita allora per la prima volta. Ma ciò non avvenne in Europa, bensì in un’isola dei Caraibi, nel territorio dell’attuale Haiti, per opera dei neri e dei meticci che si ribellarono contro l’oppressione dei coloni bianchi e che, dopo un cruento conflitto, fondarono una repubblica libera.

La battaglia di Vertières del 1803 tra haitiani e francesi

La battaglia di Vertières del 1803 tra haitiani e francesi

Foto: Pubblico dominio

Santo Domingo

Nel XVIII secolo la parte occidentale di Santo Domingo, controllata dai francesi dal 1697, aveva sperimentato una straordinaria crescita economica. Si sviluppò allora una fiorente economia di piantagioni di caffè e canna da zucchero basata sulla manodopera schiavile. La massiccia importazione di neri africani fece sì che in meno di un secolo si passasse da cinquemila a 450mila schiavi. Le loro condizioni di vita erano durissime: in media morivano entro dieci anni dal loro arrivo, fiaccati dal pesantissimo lavoro nelle piantagioni e dalle brutali punizioni.

In meno di un secolo il numero di schiavi neri presenti ad Haiti passò da cinquemila a 450mila

Accanto a questa massa di schiavi, sull’isola c’erano 70mila uomini liberi. Di questi, circa cinquemila formavano l’élite dei proprietari di piantagioni, i “grandi bianchi”, ben distinti dai loro compatrioti meno abbienti, i “piccoli bianchi”. C’erano poi circa 35mila tra meticci e neri liberati. Alcuni di loro avevano prosperato al punto da acquisire a loro volta delle piantagioni di schiavi, ma erano comunque soggetti a una segregazione razziale che li metteva su un piano d’inferiorità rispetto ai coloni bianchi, e ciò ne alimentò il risentimento.

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Lotta per la libertà

I primi che si mobilitarono allo scoppio della rivoluzione del 1789 furono gli schiavi liberati e i meticci, che pretesero che si applicasse anche a loro la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. In uno dei loro proclami invocavano con energia il linguaggio del diritto naturale: «Nati sulla Terra come voi, essendo tutti figli dello stesso Padre, creati con la medesima apparenza, siamo vostri eguali secondo il diritto naturale e se la natura si compiace di diversificare i colori della specie umana, essere neri non costituisce un crimine, né un vantaggio essere bianchi». Tuttavia, le loro richieste di uguaglianza civile rimasero inascoltate per via della pressione dei coloni bianchi, e la conseguente insurrezione sull’isola fu soffocata nel sangue.

Nell’agosto 1791 furono gli schiavi neri a ribellarsi in nome della libertà personale. Secondo la propaganda degli schiavisti, i leader dell’insurrezione si riunirono in una piantagione del nord e, durante una cerimonia voodoo, giurarono di scatenare una guerra all’ultimo sangue contro i coloni. Gli storici attuali tuttavia sottolineano che i congiurati erano tutti schiavi creoli – figli di schiavi –, con un certo livello di cultura e ben informati dei fatti di Parigi. In pochi giorni tutte le piantagioni del nordest dell’isola furono date alle fiamme. Gli schiavisti reagirono dichiarando una guerra senza quartiere contro tutti i neri, rivoltosi o meno. La virulenta repressione fece sì che la maggioranza della popolazione schivabile si unisse ai ribelli, ampliando così un movimento inizialmente minoritario.

Il 23 agosto 1791 i congiurati di Haiti assaltarono le prime piantagioni a nord dell'isola

Il 23 agosto 1791 i congiurati di Haiti assaltarono le prime piantagioni a nord dell'isola

Foto: Pubblico dominio

Gli insorti si organizzarono in truppe sotto il comando di leader come Jean-François Papillon o Georges Biassou. Quest’ultimo si rifugiò nella zona orientale, al confine con la parte spagnola dell’isola. Il suo luogotenente era lo schiavo liberato Toussaint Louvertoure, che dopo aver ottenuto alcune vittorie sui coloni acquistò grande fama tra i ribelli. Nell’agosto 1793 Toussaint lanciò un proclama in cui si presentava come il leader della rivoluzione: «Fratelli e amici. Sono Toussaint Louvertoure. Ho intrapreso la vendetta della mia razza. Voglio che la libertà e l’uguaglianza regnino a Santo Domingo. Unitevi e combattete con me per la stessa causa. Sradicate con me l’albero della schiavitù».

Il generale Toussaint Louvertoure

Il generale Toussaint Louvertoure

Foto: Pubblico dominio

Una guerra di liberazione

L’ingerenza di Gran Bretagna e Spagna spinse le autorità di Parigi a cercare una conciliazione con i ribelli. Nel 1792 la Convenzione inviò due commissari a Santo Domingo, Sonthonax e Polverel. Vista la gravità della situazione il primo di loro prese nell’agosto 1793 una misura storica: proclamare l’abolizione della schiavitù. Alcuni mesi dopo, il 4 febbraio 1794, la Convenzione nazionale, dominata dai giacobini, abolì a sua volta la schiavitù in tutte le colonie francesi. Era la prima volta che un Paese europeo prendeva una decisione simile.

Nel 1794 la Convenzione nazionale francese decretò la liberazione di tutti gli schiavi delle colonie

Ciò spinse Toussaint a mettersi a disposizione della Convenzione e dei suoi rappresentanti sull’isola nel maggio 1794. I coloni schiavisti, invece, videro l’abolizione della schiavitù come una conseguenza del Terrore giacobino. Per loro, il diritto naturale non era applicabile alle colonie. «Le colonie – dicevano – non sono state stabilite per trasformarsi in uno scenario delle virtù repubblicane, né per procurare un maggior sviluppo della conoscenza umana, ma solo perché i coloni ottengano i maggiori benefici al miglior prezzo possibile».

Sentendosi traditi da Parigi, i coloni chiamarono in aiuto i britannici. Nel maggio 1794 7.500 soldati inglesi partiti dalla Giamaica presero Port-au-Prince. Toussaint sconfisse facilmente gli spagnoli, anche loro coinvolti, e, anche se con gli inglesi ebbe più difficoltà, alla fine li costrinse ad andarsene dall’isola nel 1798.

Anche se Santo Domingo continuava formalmente a essere sottomessa alla sovranità francese, sotto il governo di Toussaint divenne in pratica quasi indipendente. Nel 1801 Toussaint promulgò una costituzione che lo proclamava governatore perpetuo. Era più di quanto Napoleone, che aveva appena ottenuto il potere assoluto in Francia, potesse sopportare. Nel 1802 partì verso i Caraibi una prima spedizione militare francese di 35mila uomini, sotto il comando del generale Leclerc, che in pochi mesi mise fine alla resistenza di Toussaint e dei suoi generali. Dopo essere stato apparentemente perdonato, il leader ribelle fu arrestato e deportato in Francia, dove morì nell’aprile 1803.

La battaglia di Santo Domingo in un dipinto di January Suchodolski che raffigura uno scontro tra soldati polacchi al servizio della Francia e gli schiavi ribelli liberati dai soldati rivoluzionari haitiani

La battaglia di Santo Domingo in un dipinto di January Suchodolski che raffigura uno scontro tra soldati polacchi al servizio della Francia e gli schiavi ribelli liberati dai soldati rivoluzionari haitiani

Foto: Pubblico dominio

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Nasce la repubblica di Haiti

Nell’ottobre 1802 la notizia che i francesi avevano ristabilito la schiavitù in un’altra isola dei Caraibi, Guadalupe, scatenò una nuova rivolta tra i neri di Santo Domingo, che sapevano che i francesi volevano fare lo stesso con loro. Rochambeau, al comando delle truppe francesi da quando Leclerc era morto di febbre gialla, ricevette altri 35mila soldati e diede inizio a una brutale guerra di sterminio contro la popolazione nera. Ma Dessalines, che si mise a capo dei ribelli, alla fine del 1803 inflisse una sconfitta decisiva ai francesi, obbligandoli a firmare un armistizio.

Jean-Jacques Dessalines in un ritratto del 1804

Jean-Jacques Dessalines in un ritratto del 1804

Foto: Pubblico dominio

Il generale Leclerc fu inviato ad Haiti nel 1802 da Napoleone per mettere fine alla ribellione di Toussaint

Il primo gennaio 1804 fu dichiarata l’indipendenza dell’isola, con il nome che le avevano dato gli indios dei Caraibi prima dell’arrivo degli spagnoli: Haiti. Il motto della nuova repubblica fu: “Patria degli africani del Nuovo Mondo e dei loro discendenti”. I suoi primi passi non furono facili: la Francia riconobbe Haiti solo nel 1824, in cambio di un indennizzo agli antichi signori delle piantagioni di 150 milioni di franchi. Per quanto l'ammontare delle riparazioni venne ridotto nel 1838, Haiti non fu in grado di pagare tutta la somma prevista e saldò i suoi debiti solo nel 1947, causando così un impoverimento dello stato e una consequenziale instabilità interna. Il resto degli schiavi delle colonie francesi dovettero attendere la rivoluzione del 1848 per essere liberati.

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