Le pareti di una delle case più antiche di Pompei, risalente al periodo tardo sannitico (II secolo a.C.), nota come Casa dei Ceii, furono decorate con grandi pannelli con scene di animali da combattimento. Sembra che rispecchiassero il gusto del proprietario della domus, probabilmente il magistrato Lucius Ceius Secundus (almeno questo è quanto risulta da un'iscrizione elettorale dipinta rinvenuta all'esterno della casa).
Vista frontale dell'affresco di animali della Casa dei Ceii
Foto: Luigi Spina
Grandi affreschi raffiguranti scene di animali da combattimento sono stati dipinti in quella che è conosciuta come la Casa dei Ceii
Più di duemila anni dopo la sua creazione da parte di abili artisti anonimi, gli imponenti affreschi di questa magnifica domus (che fu scavata per la prima volta tra il 1913 e il 1914) sono stati finalmente riportati al loro splendore originale. A causa della mancanza di una corretta manutenzione e dell'uso di pratiche di restauro improprie messe in atto nel corso degli anni, i dipinti e gli affreschi di questa domus hanno subito un costante deterioramento in particolare nelle parti inferiori, molto più sensibili all'umidità. Grazie ad una «operazione di grande complessità», come l'hanno definita i professionisti intervenuti nel restauro, è stato possibile trattare il dipinto con il laser. In questo modo è stato possibile pulire importanti porzioni di affreschi, soprattutto nella sezione che mostra una decorazione botanica, e ritoccare accuratamente i dettagli più sbiaditi e usurati. Sono state inoltre prese misure per prevenire future infiltrazioni di acqua piovana e per preservare adeguatamente l'area.
Un restauratore che lavora al restauro dell'affresco
Foto: Luigi Spina
Belve feroci, cacciatori e il fiume Nilo
Nel pannello centrale appena restaurato spiccano soprattutto i combattimenti tra predatori e prede nel mondo naturale, come un grosso felino sul punto di attaccare una coppia di arieti, un leone pronto a balzare su un toro e addirittura un cervo che si guarda terrorizzato alle spalle mentre viene inseguito da un cinghiale. Sulle pareti laterali del giardino si possono osservare cacciatori africani raffigurati all'ombra di edifici in stile egizio mentre si preparano a cacciare ippopotami e coccodrilli sulle rive del Nilo. A fargli da contorno, appaiono molti tipi di creature che popolavano il delta del fiume egizio, il che suggerisce che il proprietario della domusfosse un amante della cultura del Paese dei faraoni. «In questo caso, con ogni probabilità, il tema esotico e religioso dei dipinti sembra attestare un legame e uno specifico interesse che il proprietario della domus aveva per il mondo egizio e per il culto di Iside, presente a Pompei negli ultimi anni di vita cittadina a causa di un collegium molto influente in città», afferma Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei.
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Il tema esotico e religioso dei dipinti sembra attestare un legame e un interesse specifico che il proprietario della domus aveva per il mondo egizio e per il culto di Iside, presente a Pompei negli ultimi anni di vita della città
I romani presero il controllo di Pompei, che in precedenza era stata una città alleata ma indipendente, durante la cosiddetta Guerra Sociale (91-88 a.C.). Questo insediamento costiero fungeva da importante porto e da destinazione turistica per i ricchi romani, ma fu devastato da un terremoto nel 62 d.C. La città era ancora in fase di ricostruzione quando il Vesuvio esplose 17 anni dopo; Pompei sarebbe risorta dalle sue ceneri solo nel XVIII secolo, quando gli archeologi iniziarono a esplorare le sue rovine ben conservate.
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