La prima guerra della storia

4500 anni fa le città-stato mesopotamiche ingaggiarono tra loro una guerra che durò oltre un secolo, la prima di cui siano rimaste testimonianze scritte

Il re Urukagina si sentiva oppresso. Lagash, il suo regno, era in gravi difficoltà economiche e buona parte della popolazione era tanto indebitata da non poter concepire altra soluzione che vendere la propria persona ai creditori. Bambini e adolescenti erano costretti ad abbandonare le loro famiglie per prestare servizio in case di estranei, mentre i loro genitori lavoravano sodo con la certezza di non poter ricavare dalla propria fatica nulla al di fuori degli interessi di un debito immenso. Era uno scenario desolante a cui, ancora una volta, si aggiungeva l’annosa guerra contro la vicina città di Umma. Una guerra la cui origine Urukagina e tutti i cittadini di Lagash conoscevano bene da antiche storie che venivano narrate da generazioni.

La Stele degli avvoltoi. Bassorilievo in pietra calcarea scoperto nel 1881 a Girsu (attuale Tello, in Iraq). 2450 a.C. circa. Louvre, Parigi

La Stele degli avvoltoi. Bassorilievo in pietra calcarea scoperto nel 1881 a Girsu (attuale Tello, in Iraq). 2450 a.C. circa. Louvre, Parigi

Foto: Hervé Lewandowski / RMN

Lagash e Umma (le attuali Tell al-Hiba e Tell Jokha) erano due delle principali città-stato di Sumer, nell’odierno Iraq sud-orientale. Questi regni erano organizzati intorno a una capitale, sotto la cui giurisdizione e influenza si trovavano altri centri abitati con i loro campi, le zone di pascolo e i canali d’irrigazione. Le città-stato sumere si concentravano nel sud della Mesopotamia, alla confluenza dei fiumi Tigri ed Eufrate. Si trattava di una regione agricola straordinariamente produttiva, ancor più dell’Egitto dell’epoca. Al confine tra Lagash e Umma, distanti tra loro poche decine di chilometri, c’era la fertile pianura del Guedenna. L’oggetto del contendere.

Gli inizi della guerra

La guerra tra queste due città-stato per il controllo del Guedenna risaliva a tempi molto lontani. Le storie che il re Urukagina aveva sentito fin da bambino, scritte su tavolette d’argilla o su altri oggetti depositati nel tempio di Ningirsu, dio tutelare di Lagash, parlavano di un antichissimo accordo: la popolazione di Umma poteva coltivare parte dei terreni del Guedenna solamente in cambio del versamento di un pesante tributo a Lagash. Queste storie raccontavano che era stato Enlil, dio supremo del pantheon sumerico, a stabilire il confine tra Lagash, dominio del dio Ningirsu, e il regno del dio Shara, Umma: era infatti sotto forma di scontri tra gli dei che si spiegavano allora le controversie tra gli stati.

Le storie antiche affermavano anche che era stato il leggendario re della città-stato di Kish, Mesilim, a fare da mediatore nel conflitto. Seguendo l’indicazione divina e dopo aver effettuato le misurazioni opportune, aveva fatto erigere una stele che segnava la linea di demarcazione tra i possedimenti delle due divinità sumere. I confini stabiliti da Mesilim furono rispettati fino ai tempi di Ur-Nanshe, fondatore della prima dinastia di Lagash. Il potere e l’influenza raggiunti allora da tale regno nel sud della Mesopotamia furono probabilmente davvero considerevoli, se contro di esso si levò un’alleanza di città-stato, la prima di cui abbiamo notizia. La città di Umma ottenne l’appoggio del regno di Ur e probabilmente anche di quello di Uruk. Ma fu Lagash ad avere la meglio sulla coalizione nemica.

Vaso d’argento su basamento di rame da Girsu (odierna Tello, Iraq). Fu dedicato da Entemena, re di Lagash, al dio Ningirsu. 2400 a.C. circa. Louvre, Parigi

Vaso d’argento su basamento di rame da Girsu (odierna Tello, Iraq). Fu dedicato da Entemena, re di Lagash, al dio Ningirsu. 2400 a.C. circa. Louvre, Parigi

Foto: Erich Lessing / Album

Ecco con quali parole viene celebrata la vittoria di Ur-Nanshe in un testo rinvenuto su una lastra di pietra che commemora anche la costruzione del tempio di Ningirsu a Lagash: «Ur-Nanshe, uomo di Lagash, è uscito in battaglia contro l’uomo di Ur e contro l’uomo di Umma. L’uomo di Lagash ha sconfitto con le armi l’uomo di Ur e ha preso prigioniero il re di Umma. Egli ha preso prigionieri i comandanti... Cumuli di cadaveri egli ha eretto». Tale fonte dichiara che il popolo di Lagash dunque sconfisse quello di Umma e ne catturò il re e i massimi ufficiali. Ma racconta anche che la sconfitta della coalizione non fu totale: Ur-Nanshe non parla in questa iscrizione della cattura del re di Ur, e ciò induce a supporre che quest’ultimo non subì una disfatta disastrosa come quella del sovrano di Umma.

Eannatum, il figlio degli dei

Nonostante la sconfitta, la città di Umma non impiegò molto tempo per riprendersi. Dopo aver superato l’umiliazione, e sotto la guida di un nuovo re, Ush, invase la pianura del Guedenna e si impossessò dei suoi campi. Tale occupazione si concluse solo quando Eannatum I salì sul trono di Lagash. Le prodezze belliche di questo re ci sono note soprattutto attraverso un’iscrizione rinvenuta sulla Stele degli avvoltoi, il primo documento storico sumero. In essa si racconta la storia dello scontro tra le due città e viene spiegato in chiave religiosa il modo in cui il nuovo sovrano di Lagash recuperò la fertile pianura.

Secondo il racconto della Stele, Ningirsu, il dio di Lagash, spazientito per l’ostilità di Umma, generò il gigante Eannatum, che fu allattato da Ninhursag, la dea della Terra. Una notte, Eannatum sognò il dio Ningirsu che gli annunciava che avrebbe ottenuto una vittoria certa sul suo nemico storico, assicurandogli che «le migliaia di cadaveri nemici avrebbero raggiunto la base del cielo». Spinto da questo sogno, Eannatum decise di scontrarsi con il re di Umma: lo fece in due battaglie consecutive e, anche se venne ferito durante lo scontro, riuscì a sconfiggere il suo avversario, a ridare l’onore a Lagash. E a riconquistare la pianura contesa. Come aveva fatto Ur-Nanshe anni prima, impilò i corpi dei vinti formando una ventina di tumuli, spaventosa testimonianza del suo trionfo. Così si legge infatti nell’iscrizione: «Eannatum ha sconfitto con le armi la città di Umma e ha accumulato venti colline di cadaveri. A Ningirsu ha restituito il Guedenna».

Il re di Lagash che ordinò di incidere la Stele degli avvoltoi raffigurato in una placchetta votiva di pietra rinvenuta a Tello (antica Girsu). 2450 a.C. circa. British Museum, Londra

Il re di Lagash che ordinò di incidere la Stele degli avvoltoi raffigurato in una placchetta votiva di pietra rinvenuta a Tello (antica Girsu). 2450 a.C. circa. British Museum, Londra

Foto: Erich Lessing / Album

Questa volta, tuttavia, il re nemico non morì sul campo di battaglia: fu fatto prigioniero e obbligato a pronunciare una serie di umilianti giuramenti. Il re vinto di Umma si impegnava a utilizzare i campi della pianura del Guedenna solo in cambio della consegna di un corrispondente tributo in grano; avrebbe dovuto, inoltre, rispettare il confine stabilito, e non avrebbe potuto deviare il corso dei canali d’irrigazione. Eannatum non solo sconfisse la città di Umma e riprese il Guedenna, ma estese anche la sua autorità e influenza su tutta Sumer, fino a raggiungere terre molto distanti. Lagash divenne allora una grande potenza, temuta e rispettata nelle terre attraversate dal Tigri e dall’Eufrate.

La vendetta di Umma

A Eannatum succedette sul trono di Lagash il fratello Enannatum I, che dovette contrastare l’ostilità del nuovo sovrano di Umma. Quest’ultimo, infatti, non rispettando i giuramenti che suo fratello era stato costretto a fare da Eannatum, si rifiutò di pagare i tributi dovuti a Lagash per l’utilizzo del Guedenna. E non solo. Secondo quanto riportato su una tavoletta d’argilla, privò di acqua i canali, sradicò e bruciò la stele che segnava la frontiera e distrusse i santuari degli dei di Lagash. Enannatum non ebbe altra scelta che scontrarsi con il sovrano di Umma, ma questa volta il risultato della guerra risultò ostile per Lagash: Enannatum venne ferito, forse a morte. Toccò a suo figlio Entemena sconfiggere e uccidere il re nemico. Negli anni successivi, Lagash e Umma continuarono a focalizzare le loro energie nel conflitto che le vedeva opporsi. Lagash si incamminò verso una parabola discendente e la sua prima dinastia, sempre più debole, giunse al suo termine. Il suo ultimo sovrano, Urukagina (o, secondo altre trascrizioni Uruinimagina), salì al potere in questo contesto di profonda crisi.

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La fine degli abusi

La posizione di Urukagina, divenuto re di Lagash intorno al 2380 a.C., non era affatto invidiabile. Ai problemi con Umma e i suoi alleati si univa una situazione sociale pronta a esplodere, con una popolazione in gran parte impoverita e indebitata. Il re rispose con una serie di misure che, a buon diritto, vanno considerate come il primo piano di riforma sociale della storia. Da una parte, decretò una serie di provvedimenti amministrativi per mettere fine agli abusi di potere commessi dalla famiglia reale e dai suoi funzionari; dall’altra, proclamò il condono dei debiti per tutti i cittadini che erano stati privati della libertà a causa della loro insolvenza.

Testa di Sargon I. Museo nazionale, Iraq

Testa di Sargon I. Museo nazionale, Iraq

Foto: Scala, Firenze

In realtà, le riforme di Urukagina furono soprattutto il tentativo di conservare un modello politico e sociale, quello della città-stato, destinato di lì a poco a scomparire. Lo sviluppo di reti commerciali che comprendevano un numero sempre maggiore di territori e l’interdipendenza crescente dei sistemi di irrigazione legati al Tigri e all’Eufrate richiedevano infatti la collaborazione di più comunità e l’unione delle loro forze sotto un potere politico centrale. Proprio per attuare il suo disegno di unificazione dell’intera Mesopotamia, il re di Umma, Lugalzagesi, cominciò da una nuova offensiva contro Lagash. Nonostante la resistenza di quest’ultima, Lugalzagesi riuscì a conquistarla, distrusse i suoi santuari e rase al suolo buona parte del suo territorio. Abbiamo un resoconto della sconfitta di Lagash in un’iscrizione reale in cui Urukagina stesso impreca contro Lugalzagesi, denunciandone l’empietà: «L’uomo di Umma, distruggendo Lagash, si è macchiato di colpa contro Ningirsu: la mano che si è sollevata contro di lui possa venir tagliata». A tali accuse Lugalzagesi rispose affermando che le sue azioni erano giustificate dalla volontà del dio supremo Enlil.

Urukagina vide ridursi il suo regno alla sola città di Girsu, mentre Lugalzagesi in seguito estese il suo dominio su tutte le principali città-stato di Sumer. A capo di queste tuttavia dovette guidare una resistenza, che si rivelò del tutto vana, contro un nuovo potere: quello di Sargon, signore di Akkad. Lugalzagesi, sconfitto dalle truppe del re accadico, fu mostrato nudo e legato alle porte del tempio di Enlil, a conferma della fine dell’epoca gloriosa delle città-stato e dell’arrivo di un mondo nuovo, quello degli imperi, che ebbe in Sargon il suo primo, grande rappresentante.

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Per saperne di più

I sumeri. Giovanni Pettinato, Bompiani, Milano, 2005.

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