Poitiers: la battaglia decisiva della cristianità?

Nell’ottobre del 732 d.C. un esercito agli ordini del governatore di al-Andalus si trovò faccia a faccia con i franchi di Carlo Martello. La battaglia di Poitiers è stata considerata un episodio decisivo, che frenò l’espansione dell’islam in Europa per secoli, fino all’arrivo degli ottomani

All’inizio dell’VIII secolo l’islam sembrava destinato a governare il vecchio continente. Il califfato degli Omayyadi, animato dalla convinzione che fosse suo compito divino estendere la propria fede in tutto il mondo, era stato protagonista di una delle espansioni militari più grandi della storia: la Persia sasanide era caduta nelle sue mani senza difficoltà, l’impero romano d’Oriente resisteva a malapena all’assalto e nel nord Africa erano usciti vittoriosi da una dura lotta contro i bizantini e gli imazighen. Dopo aver conquistato la penisola iberica in soli quindici anni e aver attraversato i Pirenei, nel 732 rivolsero lo sguardo alle terre della Loira.

A differenza che nelle terre ispaniche, dov’erano arrivati per restare, in quelle francesi si erano limitati a istituire alcune roccaforti da cui partivano per campagne di saccheggio in cerca di schiavi e bottino. Nell’autunno 732 l’obiettivo era la basilica di San Martino di Tours, una delle più importanti della cristianità occidentale. Il duca Oddone il Grande di Aquitania (territorio che comprendeva grosso modo la metà sudorientale dell’attuale Francia) chiese dunque aiuto a Carlo, maestro di palazzo d’Austrasia (la Germania di oggi) per difendere le proprie terre.

Carta dell’Europa occidentale all’auge dell’impero franco

Carta dell’Europa occidentale all’auge dell’impero franco

Foto: CC https://bit.ly/34B5FE6

Carlo non indossava la corona dei franchi, né ne aveva bisogno: il maestro di palazzo, in origine uno dei ministri più importanti del re, era di fatto il capo del potere esecutivo e militare. Solo lui aveva l’autorità sufficiente per riunire un esercito, ma non l’avrebbe fatto gratuitamente: in cambio del suo aiuto ottenne il vassallaggio di Oddone, gettando così i semi per il feudalesimo europeo. Al comando delle sue truppe si diresse verso Tours per bloccare il passaggio ai musulmani del generale ʿAbd al-Raḥmān ibn ʿAbd Allāh al-Ghāfiqī di al-Andalus.

La strategia vincente

Benché le fonti siano enormemente discordi rispetto al numero di effettivi di ciascun esercito, risulta comunque chiaro che le forze di Carlo erano in inferiorità. Non solo avevano meno uomini, ma oltretutto erano fanti, mentre gli andalusi avevano la cavalleria pesante. In una battaglia in campo aperto non avrebbero avuto possibilità, ma il franco seppe trarre vantaggio da una serie di vantaggi strategici.

Quello più importante fu la scelta del terreno: delle colline boscose vicino a Poitiers, da dove l’esercito nemico doveva passare per arrivare a Tours. Il terreno elevato avrebbe frenato la carica della cavalleria, e gli alberi avrebbero reso difficile il movimento dei cavalli, oltre a nascondere i soldati franchi: in questo modo al-Ghāfiqī non avrebbe potuto farsi un’idea delle dimensioni dell’esercito nemico, né di da dove avrebbe attaccato. Per diversi giorni si ebbero varie scaramucce, senza alcun risultato: gli andalusi non si arrischiavano ad attaccare un esercito che poteva essere molto più grande di quanto si aspettassero, e i franchi, consapevoli che quest’incognita era il loro asso nella manica, non li sfidarono in campo aperto.

Carlo Martello fu padre di Pipino il Breve e nonno di Carlo Magno, il primo imperatore del Sacro romano impero germanico

Carlo Martello fu padre di Pipino il Breve e nonno di Carlo Magno, il primo imperatore del Sacro romano impero germanico

Foto: CC / JB Debay / Museo della reggia di Versailles

Il secondo fattore decisivo fu il tempo: era ottobre, si avvicinava l’inverno e le truppe andaluse non erano preparate a resistere per settimane senza vestiti adatti al freddo e lontani dalle loro roccaforti, dovendo alimentare un esercito di decine di migliaia di soldati. Alla fine al-Ghāfiqī si arrischiò a lanciare un attacco il 10 ottobre. La fretta fu la sua rovina, perché non aveva inviato esploratori per conoscere le dimensioni dell’esercito franco né che tipo di soldati fossero schierati: non era dunque cosciente del fatto che le sue forze erano superiori.

Le forze di Carlo Martello, con meno uomini e senza cavalleria pesante, erano in inferiorità, ma il franco seppe approfittare di diversi vantaggi strategici per vincere la battaglia

Il terzo e definitivo elemento della vittoria franca fu l’inganno: mentre i franchi si trinceravano in formazione difensiva, fecero girare la voce che un secondo contingente stesse attaccando l’accampamento musulmano per impossessarsi del bottino che avevano messo insieme durante tutta la campagna. Ciò fece sì che diverse truppe andaluse corressero a difendere le proprie tende: una scelta che il resto dell’esercito interpretò come una ritirata. Mentre tentava di mantenere la disciplina tra i suoi uomini, i franchi accerchiarono al-Ghāfiqī e lo uccisero. Morto il comandante, la ritirata divenne una disfatta.

Il giorno seguente l’esercito andaluso non comparve. All’inizio i franchi pensarono che si trattasse di una trappola, per fargli abbassare la guardia e attirarli in campo aperto: Carlo mantenne dunque la sua strategia difensiva. Tuttavia, vedendo passare le ore senza alcun segnale di pericolo, inviò degli esploratori all’accampamento musulmano, che trovarono completamente deserto: l’esercito si era ritirato durante la notte, tanto precipitosamente da aver lasciato lì le tende e buona parte del bottino.

Carlo alla battaglia di Poitiers. Olio di Charles de Steuben, dipinto tra il 1834 e il 1837 (Musei della Reggia di Versailles, Francia)

Carlo alla battaglia di Poitiers. Olio di Charles de Steuben, dipinto tra il 1834 e il 1837 (Musei della Reggia di Versailles, Francia)

Foto: Pubblico dominio

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Una battaglia decisiva?

Per secoli la storiografia europea elevò la battaglia di Poitiers alla categoria di leggenda, definendola come l’episodio che salvò la cristianità occidentale: Carlo ottenne così il nome di Martello, e fu visto dai cronisti cristiani come l’uomo che frenò la conquista islamica dell’Europa (almeno fino all’ascesa degli ottomani), specialmente in un momento in cui il continente era politicamente frammentato e nessun altro sarebbe stato in grado di farlo.

Per secoli la storiografia europea elevò la battaglia di Poitiers alla categoria di leggenda, definendola come l’episodio che salvò la cristianità occidentale

Ma il significato dato alla battaglia di Poitiers deriva dal punto di vista cristiano e dalla sua importanza simbolica: per gli andalusi si trattò di una spedizione di saccheggio come un’altra in una zona che neppure controllavano e che avevano attaccato soltanto in cerca di bottino. Le poche roccaforti su cui potevano contare nel sud della Francia erano isolate e non esisteva un’amministrazione degna di un territorio conquistato. La loro maggior perdita in quell’occasione fu il bottino che avevano accumulato durante i saccheggi di quell’anno. Poitiers non fu una grande battaglia nemmeno dal punto di vista strettamente militare, anche se la strategia di Carlo Martello fu senz’altro brillante.

Tuttavia, la vittoria e la successiva caduta delle basi musulmane al nord dei Pirenei ebbero senza dubbio un effetto importante, creando una barriera naturale a un’espansione che fino ad allora era parsa incontenibile. Quasi settant’anni dopo Poitiers il nipote di Carlo Martello, Carlo Magno, veniva incoronato imperatore a Roma, ponendo le basi di un nuovo potere imperiale in Europa. Le terre al sud dei Pirenei divennero la marca di Spagna, al contempo frontiera e punto d’incontro tra la cultura cristiana e quella musulmana.

Carlo Martello nella battaglia di Poitiers ritratto nelle 'Grandes Chroniques de France'

Carlo Martello nella battaglia di Poitiers ritratto nelle 'Grandes Chroniques de France'

Foto: Pubblico dominio

Dal punto di vista musulmano la sconfitta, pur senza particolare rilievo militare, diede un colpo al prestigio del califfato degli Omayyadi, che basava la sua legittimità sulla jihad, la guerra santa per portare l’islam in tutto il mondo. La dinastia aveva i giorni contati: pochi anni dopo, nel 750, gli Omayyadi furono detronizzati a Damasco dagli Abbasidi e relegati alla categoria di emiri di el-Andalus. Sia per il mondo occidentale che per quello orientale questa battaglia apparentemente minore segnò un punto d’inflessione come pochi altri nella storia.

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