Non puoi ascoltare il podcast? Leggi l'articolo! 👇
La città di Gent (conosciuta anche con il suo nome francofono Gand) si trova nell’odierno Belgio settentrionale e per decenni rappresentò il fiore all’occhiello della vita culturale del territorio delle Fiandre. Un fiorente commercio, una classe borghese intraprendente e la passione dei suoi abitanti per le belle arti resero questa cittadina il luogo in cui le carriere degli artisti fiamminghi prosperavano. Come quella di Jan Van Eyck, la cui fama crebbe assieme alla città. Ve lo raccontiamo con la collaborazione di Visit Flanders - Ente del turismo delle Fiandre.
Nei primi decenni del XV secolo, quando il Medioevo stava volgendo al termine e il Rinascimento stava per prendere piede in tutto il continente, Gent era una delle città più importanti del panorama europeo, superata solo da Parigi in termini di popolazione. Situata nel nord-ovest del Belgio, era abitata da 60mila anime tra cui grandi amanti delle belle arti, straordinari artigiani e artisti di ogni tipo, che contribuirono a rendere le Fiandre una fonte d’ispirazione per i movimenti artistici dell’epoca rinascimentale, fino al barocco. Gli abitanti di Gent erano pure ottimi mercanti e investitori. Per diversi secoli la loro principale fonte di ricchezza era stata l'industria tessile, alla quale si doveva l'enorme prosperità della città. I lussuosi tessuti prodotti nei laboratori gandavesi con lana proveniente dall'Inghilterra erano diventati i più ricercati d'Europa e venivano sfoggiati con orgoglio dalla nobiltà durante gli opulenti banchetti e gli innumerevoli eventi a cui partecipavano i loro ospiti. E, naturalmente, anche nei ritratti che commissionavano agli artisti dell'epoca.
FOTO CONTESTO GENT
Molti di loro avevano accumulato le loro fortune grazie al fatto che in quegli anni Gent godeva di un'autonomia che altri territori non avevano, che le consentiva, tra l'altro, di avere una propria legislazione in diversi ambiti. Questo era indubbiamente un grande vantaggio vista la sua posizione strategica, a soli quaranta chilometri dal mare, che la convertiva in porta d'ingresso per molti prodotti molto apprezzati nel resto d'Europa. Solo per fare un esempio, le navi cariche di grano che attraversavano la città erano obbligate a depositare nelle casse municipali un quarto del loro carico a mo’ di tassa. Ciò significava che gli abitanti di Gent iniziarono ad avere a disposizione quantità di grano tali che fu necessario costruire un magazzino apposito per conservarlo. Nacque così il primo edificio della città dotato di una facciata a gradoni, che è possibile osservare ancora oggi sulla banchina Graslei, o banchina delle spezie, accanto alla riva del Lys, uno dei due fiumi che, insieme alla Schelda, confluiscono a Gent.
Commercianti e abitanti si riunivano ogni giorno nell'epicentro della città, il triangolo formato dalla banchina Graslei, la chiesa di San Nicola – una delle più antiche di Gent – e l'edificio del mercato del grano, dove l'attività era frenetica. Alcuni facevano la spola tra le bancarelle e le botteghe degli artigiani, tra i più raffinati dell’epoca, per ammirare i loro lavori, mentre altri erano intenti a rifornirsi delle scorte settimanali. In quest’aera commerciale brulicante di vita, panettieri e birrai avevano la precedenza nell’acquisto del grano ottenuto come pedaggio dalle navi di passaggio, e le loro sedi di corporazione erano situate nei popolari edifici con facciate a capanna che si conservano ancora oggi. Ma non erano gli unici ad avere aree e trattamenti preferenziali nella città di Gent in questo periodo. Seguendo il corso del fiume si trovava un altro edificio molto caratteristico, che all'epoca era un luogo di attività fondamentale per la città: il mercato della carne. Centinaia di cittadini vi arrivavano ogni giorno in cerca di carne di maiale, pollo o vitello a buon prezzo, e i mercanti avevano dei luoghi preferenziali da cui vendere i loro prodotti, dato che nella Gent del XV secolo era vietata la vendita casa per casa. Centralizzando il commercio, si riusciva più facilmente a superare i controlli di qualità dell’epoca. L’edificio di mattoni con i tetti in ardesia presente ancora oggi era coperto e isolato per uno scopo ben preciso: mantenere la carne fresca. Gli abitanti della Gent del XV secolo avevano buon gusto a tavola e apprezzavano un'ampia varietà di prodotti freschi. Il pesce era eccellente e le ostriche erano un ingrediente caratteristico del menu, tanto da comparire nelle opere dei grandi maestri fiamminghi, come Rubens e Brueghel il Vecchio, mentre alberi da frutto e ortaggi predominano in quelle di Van Eyck.
FOTO MERCATO CARNE O BANCHINA GRASLEI
Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!
Filippo il Buono e Van Eyck
Uno dei principali artefici dello splendore della città fu Filippo III di Borgogna, più noto come Filippo il Buono, granduca d’Occidente e uomo forte del XV secolo. Divenuto conte di Borgogna nel 1419, fu un eccezionale stratega politico che riuscì a consolidare il proprio dominio sui Paesi Bassi e proiettarli sulla scena internazionale. Una delle sue manovre meglio riuscite fu senza dubbio l’iniziale schieramento a fianco dell’Inghilterra nel corso della guerra dei Cento anni, che gli permise di garantire ai suoi territori l’approvvigionamento di lana inglese, da cui dipendeva l’economia del Paese. Quindici anni dopo, quando giunse l’occasione propizia, dopo la messa al rogo di Giovanna d’Arco, scelse di voltare le spalle ai suoi alleati d’oltremanica e di passare dalla parte dei francesi. Ma Filippo il Buono era anche un uomo di straordinaria raffinatezza, che desiderava avere alla sua corte i migliori artisti del momento. Non sorprende dunque che fosse ansioso di assicurarsi i servizi del pittore più rinomato dell'epoca: Jan Van Eyck.

Ritratto di un uomo col turbante. Jan Van Eyck. XV secolo.
Foto: World History Archive / Cordon Press
Sebbene quando era ancora in vita sia stato una autentica leggenda, di questo maestro fiammingo si conoscono pochissimi dettagli personali. Si pensa che sia nato prima del 1395 nella città di Maaseik, nel Limburgo Belga, anche se non ci sono documenti che lo attestino. Un'altra ipotesi è che il fratello Hubert lo abbia accolto come allievo più giovane nella sua bottega di Gent. Non si sa molto del suo vero aspetto, anche se si dice che il suo Ritratto di uomo con turbante rosso sia in realtà un autoritratto. Uno dei pochi fatti che si conoscono con certezza è che Van Eyck morì il 14 luglio 1441 a Bruges, città che negli stessi anni viveva il suo periodo d’oro, quando era già un artista famoso.
La sua notorietà si deve all’assoluta novità delle sue opere, che rappresentavano una rottura totale con gli stili artistici dominanti dell’epoca e proponevano una visione del mondo completamente innovativa. La perfezione della tecnica a olio, la precisione nella pianificazione dei dettagli e l'uso senza precedenti della prospettiva – in applicazione dei suoi studi scientifici – abbagliarono molti potenti d’Europa. Nel 1422, mentre a Gent suo fratello Hubert stava già lavorando a una commissione ricevuta – una pala d'altare sull'Adorazione dell'Agnello Mistico – Giovanni III di Baviera, conte d'Olanda, noto con il soprannome di "Lo Spietato", decise di reclutare Jan per la sua corte e di portarlo all’Aia. Quando però, appena tre anni dopo, Giovanni III morì avvelenato, Van Eyck decise di partire per Bruges per continuare a lavorare da solo. Fu allora che venne chiamato al servizio di Filippo il Buono, il cui interesse per servizi di Van Eyck era tale che gli promise uno stipendio molto alto per l'epoca, l'equivalente di circa 170mila euro. L'unica condizione posta all’artista fu che doveva stabilirsi nella città di Lille, oggi in territorio francese ma che all'epoca era la capitale amministrativa dei Paesi Bassi borgognoni.

Polittico dell'Agnello Mistico aperto. Hubert e Jan Van Eyck, 1432. Cattedrale di San Bavone, Gent
Foto: World History Archive / Cordon Press
Il trasferimento non fu un problema per Van Eyck, ma egli non immaginava che, con l'incorporazione alla corte di Filippo il Buono, avrebbe sviluppato una nuova sfaccettatura professionale, oltre a quella di pittore: quella di spia. Si potrebbe dire che Van Eyck fu una sorta di James Bond dell’epoca. In quegli anni, infatti, era comune che i sovrani prestassero i loro artisti ad altre corti. In teoria ciò avveniva per dare modo agli artisti di svolgere al meglio incarichi realizzati dai vari sovrani, ma in realtà lo scopo reale era quello di carpire informazioni di prima mano dai palazzi di un nemico o di un possibile futuro alleato. In cambio di questi altri lavori, gli artisti ricevevano un buon salario, l'alloggio, il vitto, il sussidio di sussistenza e buoni vestiti. È così che Van Eyck poté vivere per tutta la vita tra i nobili, nonostante fosse un civile senza titoli nobiliari, e riuscì ad accumulare una discreta fortuna, tanto che nel 1432 decise di lasciare Lille e di tornare a Bruges, dove poté aprire la bottega dei suoi sogni nella zona più esclusiva della città, sposarsi e avere due figli. La moglie, Margareta, ci è nota grazie all'iscrizione che l’artista ha lasciato sulla cornice di uno dei suoi ritratti, oggi conservato presso il museo Groeninge di Bruges: uno dei tanti segni di riconoscimento che Van Eyck lasciò sulle sue opere. Forse consapevole che la sua abilità superava di gran lunga quella dei suoi colleghi, infatti, il maestro fiammingo fu uno dei primi artisti a uscire dall'anonimato e a firmare le sue opere. Lo si può vedere nel Ritratto dei coniugi Arnolfini dove, appena sopra lo specchio, scrive «Van Eyck è stato qui», o sulla cornice di altre sue opere, dove è inciso il suo motto, che significa più o meno: «Faccio quello che posso».

A sinistra, Hubert Van Eyck. A destra suo fratello Jan. Incisioni.
Foto 1. Mary Evans P.L. / Cordon Press - Foto 2. Courtesy Everett Collection / Cordon Press
L'Agnello Mistico
La città di Gent rappresentò senza dubbio un luogo chiave nell’evoluzione artistica di Van Eyck: fu proprio lì, infatti, che ricevette quell’incarico che sarebbe sfociato, a sua insaputa, nella sua opera più famosa nonché in una delle più importanti della storia. Nel 1426, infatti, alla morte del fratello maggiore Hubert, a Jan fu chiesto di completare la pala dell'Agnello mistico, oggi considerata l'ultimo dipinto medievale e il primo rinascimentale della storia.
L’opera, che Van Eyck donò a Gent, è rimasta per secoli all’interno della cattedrale di San Bavone, simbolo di Gent. Sebbene sia difficile sapere con certezza quali parti del Polittico siano state dipinte da Jan e quali da suo fratello Hubert, si crede che a quest’ultimo vada attribuita la tavola dell’Adorazione e alcune tavole superiori. Il resto sarebbe opera di Jan. Costituito da dodici pannelli disposti su due registri, il Polittico si caratterizza per una certa non uniformità dei riquadri. I pannelli di quercia, ricoperti di sottili strati di gesso e colla, sono stati dipinti con pittura ad olio. Il soggetto è forse quello della Redenzione: nella parte superiore, dai pannelli esterni che rappresentano Adamo ed Eva si converge verso gli angeli cantori e musici, Maria e Giovanni Battista e finalmente Dio seduto sul trono. La parte inferiore, invece, è costituita da cinque pannelli che rappresentano, da sinistra a destra, San Giorgio e San Luigi, l’adorazione dell’Agnello mistico, e poi sant’Antonio e diversi pellegrini. Nell’opera sono evidenti i tratti distintivi della pittura di Van Eyck: la straordinaria cura del paesaggio, le rappresentazioni in scala – seppur inspiegabilmente diverse tra loro –, i colori luminosi, l’uso delle ombre e l’innovativo impiego della tecnica del colore a olio conferiscono a quest’opera un immobilismo sacro da cui lo spettatore viene avvolto.

Polittico dell'Agnello Mistico nella cattedrale di San Bavone. Pierre François de Notre, 1829.
Foto: Cordon PressPolittico dell'Agnello Mistico nella cattedrale di San Bavone. Pierre François de Notre, 1829.
Dal 2012 il Polittico sta subendo un arduo e complesso lavoro di restauro. Fino al 2016 si è provveduto a rimuovere la vernice screpolata dai pannelli esterni dell’opera e si è scoperto che gran parte della tavola è stata sovradipinta, probabilmente per far fronte all’usura del tempo. Lo strato pittorico originale di Van Eyck è risultato quasi sempre in condizioni molto buone; pertanto, i restauratori sono riusciti a ripristinarlo e a restituire luce e profondità agli elementi dipinti. Si è poi provveduto a restaurare il registro inferiore dei pannelli interni; in questa fase del restauro è stato rivelato il volto dell’agnello originale, i cui occhi che evocano un volto umano hanno conquistato il mondo. È oggi in corso l’ultima fase del restauro, che interessa i sette pannelli interni superiori, portati a turno nel laboratorio presso il Museo di Belle Arti di Gent.
Dal 2021, per permettere ai visitatori di ammirarlo nella sua maestosità, il Polittico è stato collocato all’interno della rinnovata cappella del Sacramento presso la Cattedrale di San Bavone. Vi si accede attraversando il Visitor Centre della Cattedrale, con cui la struttura religiosa si fa pioniera di un’offerta culturale e turistica che combina il patrimonio antico e la tecnologia più avanzata. Attraverso nove sale, e guidati da un assistente virtuale disponibile in nove lingue, grazie a occhiali in 3D e tablet di realtà aumentata i visitatori potranno vivere un’esperienza che li porterà a ripercorrere la vita a Gent ai tempi in cui Van Eyck lavorava al Polittico dell’Agnello Mistico. Tanto l’opera di questo straordinario artista fiammingo, insomma, quanto la città di Gent, sono ancora oggi il teatro di un vero e proprio viaggio nel tempo.

Pannello centrale del Polittico dell'Agnello Mistico. 1432. Cattedrale di San Bavone, Gent
Foto: Fine Art Images / Heritage
Per rimanere aggiornato e ricevere gli articoli di Storica direttamente sulla tua email, iscriviti QUI alla nostra newsletter settimanale!