Il viola è il colore per eccellenza associato alla lotta femminista. Nelle numerose manifestazioni degli ultimi anni i toni del viola sono stati protagonisti nelle strade, dove chi desidera dimostrare il proprio sostegno alla causa li esibisce in vari modi: su abiti, manifesti o sciarpe che rendono più visibile un messaggio, ovvero la rivendicazione della parità di diritti indipendentemente dal genere.
Suffragiste ritratte in un manifesto inglese
Foto: Cordon Press
Ma da quando il viola è un colore femminista e perché? Ci sono diverse teorie che hanno cercato di rispondere a questa domanda. Una delle spiegazioni più semplici è che il viola si ottiene mescolando il blu con il rosa, i colori tradizionalmente associati a ciascun genere. Ma la verità è che esistono altre teorie che fanno riferimento a fatti storici e che, mescolate con una componente forse più vicina alla fiction, forniscono una spiegazione più plausibile e al tempo stesso leggendaria.
Uno degli episodi più duri della storia della lotta femminista condivide rivendicazioni con la lotta operaia, un ambito in cui le donne sono state penalizzate da una doppia discriminazione. Se il XVIII secolo fu un periodo di grande progresso industriale, grazie alle innovazioni tecnologiche, il XIX vide la nascita di movimenti operai che chiedevano un miglioramento delle condizioni di vita, che avevano particolarmente sofferto questa evoluzione dell'industria. Gli spostamenti di popolazione dalle campagne alle città, dove si concentravano le fabbriche, furono massicci e si estesero anche al XX secolo, quando le migrazioni attraversarono anche i confini internazionali, i continenti e gli oceani.
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L'incendio della fabbrica Triangle
Era questo il caso di molte fabbriche newyorkesi, la cui forza lavoro rifletteva tutti i cambiamenti sociali avvenuti nei cent'anni precedenti. Nella fabbrica tessile Triangle Shirtwaist Company la maggior parte delle operaie erano giovani donne provenienti da vari Paesi europei che avevano attraversato l'Atlantico in cerca di lavoro e di una vita migliore. Lì sopravvivevano con una settimana lavorativa di cinquantadue ore, per la quale ricevevano un misero salario ed erano costrette a vivere in condizioni spaventose. Contro ogni misura di sicurezza, i dirigenti della fabbrica tenevano chiuse le entrate dell'edificio per evitare i furti, un fenomeno diffuso nella zona.
I pompieri cercano di spegnere le fiamme della fabbrica Triangle
Foto: Pubblico dominio
Il disastro avvenne quando il 25 marzo 1911 scoppiò un incendio nei locali. Anche se non è mai stato chiarito se la causa fu un mozzicone di sigaretta spento male o una scintilla nel motore di una macchina da cucire, sembra che l'incendio fu provocato da uno sfortunato incidente. In ogni caso, la maggior parte delle operaie non riuscì a sfuggire alle fiamme perché l'edificio era chiuso e le porte non furono aperte abbastanza rapidamente.
I dirigenti della fabbrica lasciarono le porte chiuse, intrappolando tutte le lavoratrici all'interno dell'edificio
In totale morirono 146 persone e settanta rimasero gravemente ferite, per la maggior parte donne. Poiché anche i vigili del fuoco ebbero difficoltà ad accedere ai locali, l'incendio consumò quasi tutta la fabbrica, compresi i macchinari e i materiali al suo interno. Si dice che il fumo sprigionato dall'edificio, visibile da quasi tutta la città, fosse viola a causa dei tessuti utilizzati dalla fabbrica di camicie. Per questo motivo da quel momento in poi il viola fu associato alla lotta femminista: perché la Triangle Shirtwaist Company divenne un simbolo della situazione ingiusta in cui vivevano molte donne.
D'altra parte, sebbene il movimento delle suffragiste avesse già una certa storia alle spalle, i primi anni del XX secolo furono il momento in cui le sue richieste assunsero un carattere più marcato. Anche le donne che chiedevano il diritto di voto adottarono il viola come colore simbolo della loro lotta, insieme al bianco e al verde. Emmeline Pethick-Lawrence, una delle suffragette più in vista, spiegò: «Il viola, il colore dei sovrani, simboleggia il sangue reale che scorre nelle vene di ogni donna che lotta per il diritto di voto, la sua coscienza di libertà e la dignità. Il bianco indica l'onestà nella vita privata e politica. E il verde rappresenta la speranza in un nuovo inizio».
Emmeline Pethick-Lawrence seduta in automobile accanto a Emmeline Pankhurst (in piedi a sinistra) mentre si dirigono verso una protesta
Foto: Pubblico dominio
Da allora ogni 8 marzo il viola, divenuto più di un semplice colore, invade le strade di molte città del mondo. È ormai associato a una lotta femminista che anno dopo anno ricorda i modelli che l'hanno preceduta, grazie ai quali oggi e in futuro si continuerà a chiedere la parità tra uomini e donne.
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