Perché gli egizi mummificavano gli animali?

Gli antichi egizi amavano così tanto gli animali che li imbalsamavano come fossero persone sia per farsi accompagnare nella vita eterna che per offrirli agli dèi

Nell’antico Egitto si mummificavano i cadaveri dei defunti perché si conservassero integri nell’aldilà. Il corpo fungeva in questo modo da rifugio fisico per l’anima e il morto diventava un essere divino, capace di vivere eternamente. Ma non erano solo le persone a essere mummificate: a questo processo venivano sottoposti anche alcuni animali. I musei conservano un gran numero di mummie delle specie più diverse, dagli scarabei stercorari ai pesci, dai gatti ai coccodrilli e ai tori.

In quanto incarnazione del dio Thot, questo babbuino fu accudito e nutrito dai sacerdoti. Dopo la morte fu imbalsamato per essere venerato nelle catacombe di Tuna el-Gebel, nell’Alto Egitto

In quanto incarnazione del dio Thot, questo babbuino fu accudito e nutrito dai sacerdoti. Dopo la morte fu imbalsamato per essere venerato nelle catacombe di Tuna el-Gebel, nell’Alto Egitto

Foto: Kenneth Garrett

 

 

 

La mummificazione è, sostanzialmente, un processo di essiccazione ed eliminazione dei grassi per preservare un corpo dalla decomposizione. Le tecniche utilizzate con gli animali variavano a seconda delle dimensioni, del tipo di pelle e dell’eventuale presenza di piume o ali. I procedimenti di mummificazione si differenziavano poi a seconda delle zone e vennero modificati nel tempo. Nella forma più comune, gli imbalsamatori estraevano le viscere dal cadavere, lo lavavano, lo asciugavano con panni di lino e quindi lo essiccavano e lo sgrassavano ricoprendolo di natron, un sale formato da carbonato di sodio e acqua.

Dopo l’essiccazione, che poteva richiedere dai 15 ai 50 giorni a seconda dell’animale, il corpo veniva pulito e ricoperto di resine per prevenire la formazione di batteri, e quindi veniva unto di oli sacri. Infine era avvolto in bende di lino e posto in un sarcofago, oppure sotterrato. Gli uccelli venivano eviscerati e quindi immersi in una miscela di resina e olio. In altri casi, come quello dei coccodrilli, le interiora non venivano rimosse.

Salima Ikram, autrice di questo articolo, rimuove accuratamente la terra che ricopre la mummia di un ibis sepolta in un contenitore di fango nel sito di Abido

Salima Ikram, autrice di questo articolo, rimuove accuratamente la terra che ricopre la mummia di un ibis sepolta in un contenitore di fango nel sito di Abido

Foto: Richard Barnes / NGS

Animali molto amati

Le mummie di animali erano di differenti tipologie. Un gruppo importante era costituito dagli animali da compagnia. Gli antichi egizi, così come avviene oggi, erano molto attaccati ai loro animali domestici e volevano averli accanto per l’eternità. Cani, gatti, scimmie e gazzelle venivano imbalsamati con cura e spesso collocati in un sarcofago. In alcuni casi erano seppelliti con i loro padroni. Un certo Hapi-Min, per esempio, vissuto probabilmente intorno al 300 a.C., fu ritrovato in una bara con un cane ai suoi piedi. Una coppia seppellita a Saqqara, invece, condivideva la tomba con un vero e proprio zoo: cani, gatti, babbuini e cercopitechi (il genere di scimmie che comprende, tra gli altri, il macaco). Questo indica che già nel XIV secolo a.C. esisteva un commercio di animali esotici.

Anche i faraoni volevano accanto i propri animali da compagnia. Nella tomba KV50 della Valle dei Re, per esempio, sono state rinvenute le mummie di un babbuino e di un cane da caccia, forse di Amenofi II (sepolto nella KV35) o di Horemheb (nella KV57). La gazzella della regina Isitemkheb, invece, fu ritrovata nella tomba della sua padrona all’interno di una bara con la forma dell’animale.

Quanto ne sai sulla mummificazione nell’antico Egitto?

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Cibo per l’aldilà

Una seconda categoria di animali imbalsamati era quella delle mummie alimentari. Questa tipologia, peculiare dell’antico Egitto, rispondeva alla credenza faraonica secondo la quale era possibile portare con sé qualsiasi cosa nell’aldilà, dove la vita sarebbe stata molto simile a un’esistenza terrena ideale. Queste mummie consistevano in offerte di carne, come costate, cosce di vitello, lombate di manzo e persino fegatini già pronti per il consumo nell’altra vita. Tra i volatili non mancavano anatre, oche e piccioni – in Egitto il pollame si diffuse solo tra il III e il II secolo a.C. Gli uccelli venivano spennati, puliti, tagliati, spellati e preparati. Queste specie di pietanze venivano quindi essiccate e unte con resine e oli, avvolte in fasce (presumibilmente senza la recitazione delle preghiere previste per altri tipi di mummie animali) e quindi collocate in piccole bare con la forma dell’animale o del pezzo di carne. Nella tomba di Tutankhamon, morto durante l’adolescenza, furono rinvenute oltre 40 mummie alimentari: non deve certo aver sofferto la fame nell’aldilà!

Questa gazzella fu ritrovata insieme alla proprietaria nel nascondiglio di Deir el-Bahari, nel 1881, in un sarcofago di legno di sicomoro, accuratamente avvolta con bende di lino e ornata di collari

Questa gazzella fu ritrovata insieme alla proprietaria nel nascondiglio di Deir el-Bahari, nel 1881, in un sarcofago di legno di sicomoro, accuratamente avvolta con bende di lino e ornata di collari

Foto: Richard Barnes / NGS

 

 

Tutte queste mummie consentono di ricostruire quali fossero i cibi più apprezzati dagli egizi e forniscono anche informazioni utili sulla macellazione e il sezionamento degli animali. Offerte di questo tipo erano molto comuni nelle sepolture delle élite del Nuovo regno (1549-1069 a. C.).

Animali sacri

C’erano poi alcuni animali sacri che venivano venerati in quanto manifestazioni degli dèi in terra. Gli egizi credevano che le divinità potessero trasferire la propria “essenza” nel corpo di un animale accuratamente scelto, che i sacerdoti del dio identificavano a partire da qualche segno o macchia particolare sulla pelle. Nel corso della sua vita terrena l’animale sacro veniva adorato e accudito come fosse il dio stesso; una volta morto, veniva imbalsamato e sepolto solennemente in una catacomba, mentre lo spirito divino si trasferiva in un altro esemplare. Il più antico di questi culti era quello del toro Api – sacro a Ptah, il dio creatore di Menfi –, che alla sua morte veniva sepolto nel Serapeo, la necropoli dedicata ad Api a Saqqara. Altre divinità toro erano venerate a Eliopoli ed Ermonti. I montoni, sacri a Khnum, dio del potere, della creazione e delle inondazioni, venivano sepolti a Elefantina. Bubasti, invece, ospitava il culto di un gatto dedicato alla dea Bastet.

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Grazie alle cure che ricevevano, molti di questi animali potevano vivere fino a un’età insolitamente avanzata. Sfortunatamente, sono stati trovati solo pochi esemplari di mummie di animali sacri, perché molte catacombe furono saccheggiate nell’antichità.

La mummia di un toro Api sta per essere sottoposta a radiografia. Si può notare l’accurato bendaggio dell’animale, cui sono stati apposti degli occhi finti

La mummia di un toro Api sta per essere sottoposta a radiografia. Si può notare l’accurato bendaggio dell’animale, cui sono stati apposti degli occhi finti

Foto: Smithsonian Institution

 

 

Offerte agli dei

La categoria di mummie animali più numerosa – e più frequente nei musei di tutto il mondo – è quella delle offerte votive. Si tratta di animali che venivano sacrificati e imbalsamati in onore di una particolare divinità. Ogni dio aveva il suo animale specifico, cui era unito da una relazione simbolica. Così, i gatti erano consacrati a Bastet, dea del piacere, dell’amore e della bellezza, qualità che erano attribuite a questi felini. Gli ibis erano gli animali di Thot, dio della conoscenza, perché il becco con cui cercavano cibo nel fango ricordava lo stilo di uno scriba. I pellegrini compravano queste mummie di animali dai sacerdoti e le offrivano nei santuari delle rispettive divinità. Gli animali imbalsamati rappresentavano per l’eternità le preghiere rivolte al dio dai pellegrini, non diversamente dalle candele votive che si vedono oggi nelle chiese. Una volta offerte, le mummie rimanevano nel complesso del tempio fino alla festa annuale o semestrale. In questa occasione, cui probabilmente assistevano migliaia di fedeli, venivano sepolte nelle catacombe.

Nell’antico Egitto furono sacrificati e offerti agli dèi milioni di animali, e delle specie più svariate: gatti, cani, coccodrilli, gazzelle, pesci vari – come per esempio i pesci gatto e i persici del Nilo –, babbuini, rapaci, ibis, coccodrilli, serpenti, topi ragno, manguste e scarabei stercorari. Attorno al 200 a.C. i cimiteri di animali imbalsamati erano diffusi in tutto l’Egitto. Per soddisfare l’enorme domanda di mummie da parte dei pellegrini, molti animali, come i cani e i gatti, venivano allevati in apposite fattorie, ed esistevano persino delle specie di incubatrici per le uova di uccelli e di coccodrilli.

L’archeologo Walter B. Emery scoprì l’accesso a un labirinto di gallerie piene di decine di migliaia di ibis – secondo gli archeologi oltre due milioni – offerti al dio Thot

L’archeologo Walter B. Emery scoprì l’accesso a un labirinto di gallerie piene di decine di migliaia di ibis – secondo gli archeologi oltre due milioni – offerti al dio Thot

Foto: Daniel Simon / Getty Images

Le mummie costituivano una parte sostanziale dell’economia del tempio, che doveva farsi carico dell’acquisto e della cura degli animali, nonché dell’approvvigionamento dei materiali necessari all’imbalsamazione, provenienti da diverse parti dell’Egitto o dall’estero. Le ricerche hanno rivelato che alcune di queste mummie votive erano “false”: venivano cioè bendate in modo da sembrare un animale specifico, ma di fatto contenevano le ossa di una specie diversa, i resti di più esemplari o soltanto una manciata di piume. A prima vista, sembrerebbe trattarsi di una pratica fraudolenta per ingannare i pellegrini. Ciononostante, bisogna considerare due caratteristiche del pensiero egizio: da un lato, l’idea che una parte potesse rappresentare il tutto; dall’altro, la convinzione che, attraverso la parola, fosse possibile trasformare un essere in un altro essere. Quindi, forse, per gli egizi quelle mummie non erano poi “false”.

Mummie “diverse”

Se i culti degli animali sacri, come quello del toro Api, erano diffusi almeno dal 3000 a.C., la pratica delle mummie votive iniziò tardi nella storia egizia, ovvero attorno al 600 a.C. Il fenomeno perdurò all’incirca fino al 350 d.C., quando venne interrotto dal trionfo del cristianesimo. La popolarità delle offerte di animali era probabilmente dovuta, almeno in parte, al fatto che l’Egitto aveva subito invasioni straniere e gli egiziani sentivano, pertanto, il bisogno di stabilire una relazione più personale con le proprie divinità. Il culto degli animali forniva questa opportunità di contatto, permettendo al contempo ai locali di differenziarsi dagli invasori dal punto di vista religioso e culturale.

Nella tomba di Tutankhamon vennero ritrovate delle scatole ovoidali dipinte di bianco e  impilate sotto uno dei letti funerari del faraone: contenevano cibo per alimentare l’anima del giovane re nell’aldilà

Nella tomba di Tutankhamon vennero ritrovate delle scatole ovoidali dipinte di bianco e impilate sotto uno dei letti funerari del faraone: contenevano cibo per alimentare l’anima del giovane re nell’aldilà

Foto: Griffith Institute, University of Oxford

 

 

Nel corso del tempo sono state ritrovate anche mummie che non rientrano in nessuna delle categorie precedenti. Per esempio, sono state scoperte delle sepolture miste di umani e animali non da compagnia. In alcuni di questi casi, secondo gli esperti, le mummie fungevano da guardiani o da amuleti, oppure agivano come divinità protettrici, considerate più potenti delle semplici statue in legno, pietra o ceramica.

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