La nascita dell'ora legale

Da anni si dibatte sull'opportunità di eliminare l'ora legale. Ma quando è stata introdotta questa pratica?

Una diceria piuttosto diffusa attribuisce a Benjamin Franklin (1706-1790), scienziato e padre fondatore degli Stati Uniti d'America, l'idea di spostare avanti le lancette dell'orologio nei mesi estivi al fine di risparmiare sulle candele. Si racconta che egli, durante un soggiorno parigino, sarebbe rimasto colpito dai ritmi sregolati dei francesi, che usavano far tardi la notte per poi dormire fino a tardi. Di conseguenza avrebbe pubblicato una lettera sul Journal de Paris proponendo misure coercitive al fine di buttare giù dal letto i più pigri, anticipando i ritmi quotidiani. «Early to bed and early to rise, makes a man healthy, wealthy and wise» sarebbe stato il suo motto, ovvero “Presto a letto e presto alzato fan l'uomo sano, ricco e assennato”.

L'orologio del celebre Big Ben di Londra

L'orologio del celebre Big Ben di Londra

Foto: Cordon Press

Come andarono davvero le cose

Come in ogni leggenda che si rispetti, realtà e mito s'intrecciano. Nel 1784, all'avanzata età di settantotto anni, Franklin si trovava effettivamente a Parigi in qualità di delegato degli Stati Uniti. Profondamente sofferente nel fisico a causa della gotta e dei calcoli biliari, viveva confinato nei suoi appartamenti nell'elegante sobborgo di Passy, poco distante dalla capitale francese. Fortunatamente, da uomo di mondo qual era, le sue giornate venivano allietate dalle visite di alcuni amici affezionati che tentavano di mantener alto il suo morale.

Il giorno in cui Franklin si tolse la parrucca

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Fra questi c'era Antoine Alexis-François Cadet de Vaux, chimico e filantropo nonché fondatore del Journal de Paris. Questi lo avrebbe spronato a tenersi impegnato con attività intellettuali leggere, onde mantenere lo spirito attivo. Prendendo spunto dalla presentazione di un nuovo modello di lampada a petrolio ideata da alcuni conoscenti, Franklin scrisse il saggio satirico An economical project, nel quale si burlava delle abitudini dei francesi, che amavano far bisboccia fino a notte fonda per poi alzarsi quando il sole era già alto.

Nel testo, l'autore esasperò e reinventò in chiave satirica le discussioni che erano seguite alla presentazione della lampada e ipotizzò il risparmio che si sarebbe potuto ottenere se solo i cittadini si fossero svegliati prima, a costo di buttarli giù dalle brande a colpi di cannone o istituendo una tassazione sulle persiane e il coprifuoco. De Vaux, divertito, pubblicò il testo sul Journal il 26 aprile 1784, e poi nuovamente il 30 novembre 1785.

Nonostante il tono faceto, alcuni presero sul serio le intuizioni sul risparmio contenute nella lettera di Franklin, e gli stessi inventori della lampada, Quinquet e Lange, intrapresero una corrispondenza con l'americano che continuò anche dopo il suo ritorno negli Stati Uniti. Lo stesso Franklin pare aver continuato a rimuginare sulla questione, se nelle sue memorie offre questa descrizione di Londra: «Perché una mattina alle sette, camminando per Strand e Fleet Street, ho notato che non c'era un negozio aperto anche se era giorno e il sole era alto da più di tre ore. Gli abitanti di Londra hanno scelto volontariamente di vivere molto vicino al lume di candela e dormire al sole, eppure spesso si lamentano un po' assurdamente del dazio delle candele e dell'alto costo del sego».

Benjamin Franklin ritratto all'età di 79 anni

Benjamin Franklin ritratto all'età di 79 anni

Foto: Pubblico dominio

La British summer time

A riprendere il tema fu il britannico William Willett, imprenditore impegnato nel ramo dell'edilizia. Secondo la leggenda, durante una passeggiata mattutina a cavallo ebbe l'intuizione di spostare gli orologi per recuperare un'ora di luce. Era il 1909, e quel che è certo è che già altri prima di lui avevano occasionalmente adottato l'escamotage, a partire dal re Edoardo VII, che volendo prolungare una battuta di caccia a Sandringham aveva spostato le lancette indietro di mezz'ora.

Ma fu Willett a razionalizzare l'idea, dando alle stampe un opuscolo dal titolo Waste of daylight (Lo spreco della luce diurna) in cui spiegava le opportunità che si sarebbero conseguite con l'adozione della British summer time (l'ora legale) e il conseguente risparmio economico. Sarebbe bastato infatti spostare gli orologi un'ora avanti ad aprile e tornare al punto di partenza a fine settembre.

Egli intraprese dunque un'infervorata opera persuasiva, cui aderirono molti nomi di spicco, fra cui il giallista Arthur Conand Doyle, il leader labourista David Lloyd-George e un ancora giovane Winston Churchill. Ciononostante, il suo progetto non si concretizzò, venendo osteggiato, fra gli altri, dall'allora primo ministro Herberth Asquith. Ciò non intimorì l'imprenditore, che continuò la sua campagna anche nel resto d'Europa e negli Stati Uniti.

Ritratto a olio di William Willett , 1900 circa

Ritratto a olio di William Willett , 1900 circa

Foto: Pubblico dominio

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L'introduzione dell'ora legale

William Willett morì nel 1915 in seguito ad un'influenza, senza vedere realizzato il suo sogno. Solo un anno dopo le esigenze di risparmio legate alla Prima guerra mondiale portarono infine all'adozione della strategia dell'imprenditore. Anche l'Italia adottò l'ora legale in quella circostanza, ma venne abolita e ripristinata più volte col passare degli anni. Fu il fascismo della Repubblica Sociale Italiana a introdurla ancora per necessità belliche nel 1944, generando però una sfasatura rispetto al resto della penisola, che non rientrava sotto lo stato di Salò. Bisognerà aspettare il 1966 per arrivare all'utilizzo sistematico dell'ora legale in Italia, e il 1996 per un allineamento interno ai Paesi dell'Unione Europea.

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