Maria Montessori, «la donna più straordinaria d'Europa»

Il 31 agosto si compiono i centocinquant'anni dalla nascita di Maria Montessori, educatrice, pedagogista, filosofa e creatrice del metodo educativo Montessori, famoso in tutto il mondo

«Io non sono famosa grazie alla mia abilità o alla mia intelligenza, ma per il mio coraggio e la mia indifferenza nei confronti di tutto». Così parlava di sé Maria Tecla Artemisia Montessori, più semplicemente conosciuta come Maria. Nasceva a Chiaravalle, in provincia di Ancona, il 31 agosto di 150 anni fa.

Correva l'anno 1870 e i genitori Alessandro Montessori, emiliano, e Renilde Stoppani, marchigiana, entrambi cattolici, sostenevano gli ideali progressisti del Risorgimento. Dopo un breve trasferimento a Firenze nel1873, la famiglia Montessori si stabilì definitivamente a Roma, dove Maria iniziò a frequentare la scuola preparatoria comunale Rio Ponte. Era una bambina vivace e curiosa, ma iniziò ad appassionarsi agli studi solo a 11 anni. A 14 anni iniziò a frequentare la neonata “Regia scuola tecnica”, di cui fu una delle prime dieci ragazze diplomate. In quel periodo i contrasti con il padre erano frequenti: Alessandro avrebbe voluto che la figlia si formasse per diventare insegnante, mentre Maria desiderava studiare medicina. Alla fine, superando non pochi ostacoli, fu lei a spuntarla, grazie anche al sostegno della madre.

Maria Montessori all'età di dieci anni

Maria Montessori all'età di dieci anni

Foto: Pubblico dominio

Tra le prime donne medico d'Italia

Così ebbe inizio un brillante percorso accademico: Maria Montessori divenne la terza donna italiana a conseguire una laurea in medicina. La sua tesi, discussa il 10 luglio del 1896, era il suo “Contributo clinico allo studio delle allucinazioni a contenuto antagonistico”. In questo lavoro la ventiseienne Montessori si sforzava di trovare una definizione clinica delle allucinazioni e far luce su un ambito piuttosto marginale, periferico, come quello rappresentato allora dalla malattia mentale.

L’impresa risultava doppiamente ardua, perché non solo la giovane si addentrava con coraggio in una delle aree più oscure della medicina, ma lo faceva inoltre come donna, in un contesto storico-sociale che associava proprio al comportamento femminile il concetto di follia. Di fatto, nel XIX secolo, si riteneva che la pazzia delle donne avesse origine proprio nell’apparato riproduttivo, più precisamente nell’utero. Nessuno potè negare il valore di quel lavoro: la commissione la premiò con un voto di 105/110, catapultando la giovane dottoressa in un mondo dove lei rappresentava un nuovo modello di donna.

Poco tempo dopo venne invitata come rappresentante italiana al Congresso sui Diritti delle Donne di Berlino, dove tenne tre interventi sui problemi che dovevano affrontare le donne in Italia se volevano lavorare, del diverso trattamento che era loro riservato così come del diverso salario che percepivano: «Parlo in nome di sei milioni di donne italiane che lavorano in fabbrica e nei campi per diciotto ore al giorno, ricevendo la metà dello stipendio riservato agli uomini per svolgere lo stesso lavoro, se non inferiore».

Maria Montessori

Maria Montessori

The Granger Collection, New York / Cordon Press

Una carriera internazionale

Quando iniziò a lavorare come assistente presso la clinica psichiatrica dell’Università di Roma, il suo compito consisteva nel recupero dei bambini e bambine con problemi psichici, a quel tempo definiti anormali. Le ricerche in materia la portarono ad entrare in contatto con Regno Unito e Francia e con gli esperimenti condotti in merito nei primi anni dell’Ottocento. I suoi studi e quelli di altri medici attribuivano all’educazione un ruolo centrale nel recupero di questi bambini. Maria Montessori partecipò a numerosi convegni pedagogici in diverse città europee. Fu in uno di questi congressi, e più precisamente in quello di Torino del 1898 dove Maria presentò i risultati delle prime ricerche e dopo breve tempo divenne direttrice della scuola magistrale ortofrenica di Roma.

Visto che i suoi interessi si erano spostati verso il lato dell’educazione, decise di prendere la laurea in filosofia, mentre piovevano i riconoscimenti e le borse di studio. Fu in quel frangente, intorno al 1897, che conobbe il collega Giuseppe Montesano, con cui condusse una ricerca sui bambini ritardati. Giovanni Bolla – allora uno dei discepoli di Montesano – descrisse così la loro relazione: «Lei così straordinaria, determinata, creativa, irruente; lui pacato, fine, con un potere di analisi molto acuto. Entrambi geniali, s’innamorano e lei trova nella dolcezza di Montesano la complementarità a quel suo essere forte...».

Da quella relazione nel 1898 nacque un figlio, Mario, che Maria partorì di nascosto e affidò a una famiglia di Vicovaro, nel Lazio, e successivamente lo fece iscrivere in un collegio. Non sono noti i motivi che portarono Maria e Giuseppe a quella scelta: forse a spingere la coppia in questo senso fu la madre di lui, Isabella, che considerava l'intraprendenza di Maria come un ostacolo al ruolo di moglie e madre. O forse fu la madre di Maria, Renilde, convinta che il bambino sarebbe stato un intralcio nel brillante futuro che attendeva la figlia. In ogni caso, Maria Montessori riprese Mario con sé quando questi aveva quattordici anni; a tutti fu detto che si trattava di un nipote, e la verità venne alla luce solo dopo la morte di lei.

Maria Montessori, educatrice e pedagoga italiana, circondata da bambini al suo arrivo a Berlino. 1930 circa.

Maria Montessori, educatrice e pedagoga italiana, circondata da bambini al suo arrivo a Berlino. 1930 circa.

Foto: © Roger-Viollet /Cordon Press

Intanto il rapporto con Giuseppe si logorò in modo drammatico: lui decise di sposare un'altra donna, e questa notizia colpì Maria in concomitanza con la morte di Renilde. Per anni, da quel momento, la Montessori avrebbe indossato solo capi di colore nero, rendendo evidente quanto quei due lutti, uno reale e uno sentimentale, l'avevano ferita. Nel 1899 aderì alla Società Teosofica, un’associazione che si proponeva la ricerca della sapienza divina, occulta o spirituale. Qualche anno dopo, nel 1904, ottenne la libera docenza (abilitazione all’insegnamento) in antropologia e potè occuparsi dell’organizzazione educativa di asili infantili. Per questo nel 1907 aprì a San Lorenzo (a Roma), la prima Casa dei bambini. In questa struttura applicò Il metodo della pedagogia scientifica, strutturato e spiegato in un volume successivamente pubblicato a Città di Castello (Perugia). Il successo metodo Montessori e del testo fu globale: in occasione di un viaggio negli Stati Uniti nel 1913, il New York Tribune definiva Maria Montessori come «la donna più interessante d’Europa».

Nel 1913 Maria Montessori venne definita dal New York Tribune come «la donna più interessante d'Europa»

Nel 1914 Maria si trasferì in Spagna, dove rimase fino alla fine della Prima guerra Mondiale. I suoi studi e l'applicazione del merito che aveva teorizzato suscitarono un grande interesse anche in Italia, e in particolare in seno al partito fascista. Quando Maria tornò a Roma, nel 1924, fondò la Scuola Magistrale Montessori e l’Opera Nazionale Montessori, presieduta da Benito Mussolini in persona. Sia le fazioni politiche di destra che quelle di sinistra cercavano di strumentalizzare il suo lavoro, eppure l’azione di Maria Montessori non andava a genio a nessuna delle due: la prima era contraria ai principi di uguaglianza e inclusione; la seconda storceva il naso davanti a un così ingente numero di scuole private che venivano aperte sul territorio nazionale.

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«Al livello di arco e frecce»

L’Europa ormai era una polveriera. Nel 1934 Maria decise di trasferirsi a Barcellona in compagnia di Mario, sua moglie e i quattro figli. Eppure, sebbene fosse ormai al sicuro, Maria non si era mai sentita così affranta. Il Duce aveva chiuso tutte le sue scuole e, non contento, aveva ordinato di bruciare tutti i suoi libri e i suoi materiali. Adesso lei era una persona non gradita, una minaccia per la sua stessa patria. Ma anche in Spagna la situazione non era rosea. Nel luglio 1937 la Danimarca accolse un centinaio di bambini spagnoli, figli di varie famiglie repubblicane che, di fronte all’avanzata del Fronte del Nord dell’esercito di Franco, decisero di spedire i loro piccoli lontano dal Paese.

Maria, sensibile alla situazione di quei bambini e a quella di tanti altri che soffrivano a causa delle condizioni terribili imposte dalla guerra, aprì il successivo Congresso Internazionale Montessori, svoltosi a Copenaghen nel mese di agosto, con una conferenza dal titolo Education for peace (Educazione per la pace). Davanti a un pubblico eterogeneo che annoverava anche rappresentanti della Società delle Nazioni, Maria prese la parola dicendo: «L’educazione, essendo la vera salvezza dell’umanità e della cultura, non può rimanere costretta nei limiti che oggi le vengono imposti, e nemmeno continuare a svilupparsi come ha fatto finora. L’educazione è rimasta molto indietro rispetto alle necessità contemporanee. Per utilizzare un’analogia legata al tema che stiamo trattando, si potrebbe dire che l’educazione, paragonata agli armamenti attuali, è rimasta al livello di arco e frecce. E come si può lottare con arco e frecce contro i potenti cannoni e i bombardamenti aerei? Per questo motivo è necessario creare e perfezionare le armi dell’educazione».

Maria Montessori in compagnia di una bambina

Maria Montessori in compagnia di una bambina

Foto: Pubblico dominio

In quello stesso anno Maria, ormai trasferitasi ad Amsterdam, ricevette una visita dal presidente della Società Teosofica, George Sidney Arundale. Lo scopo di quell'incontro era invitare Maria a partire per l'India dove si stava mettendo in pratica il suo metodo d'insegnamento. Il viaggio in India, che Maria intraprese nel 1939, fu per lei come un balsamo. Il giorno dell'inaugurazione del corso per la formazione di nuovi insegnanti, Maria si presentò vestita di bianco, con una ghirlanda di fiori attorno al collo. Il periodo del lutto era finito.

I mesi passavano e Maria continuava con il suo instancabile lavoro di formazione ed educazione quando, il 10 maggio del 1940, la raggiunse la notizia dell'attacco aereo della Germania nei confronti dei Paesi Bassi. L'India era ancora una colonia britannica e Maria Montessori di colpo diventava una cittadina di un Paese nemico: per questo venne reclusa all’interno della Società Teosofica. Nel 1946, dopo aver trascorso in India i sette anni più ricchi della sua vita in termini spirituali, Maria fece ritorno in Europa e fu accolta con tutti gli onori.

La candidatura al Nobel

Nel novembre del 1949 il Comitato per il Nobel norvegese la designò quale candidata al Premio Nobel per la Pace. Questo riconoscimento, secondo le volontà testamentarie del suo ideatore, Alfred Nobel, andava assegnato a una persona che si fosse spesa a beneficio della fraternità tra le Nazioni, per l’abolizione o la riduzione degli eserciti e per la promozione di strategie di pace. Maria era dunque una candidata perfetta. Fino a quella data erano solo tre le donne che si erano guadagnate il Nobel per la Pace: l’ungherese Bertha von Suttner e le statunitensi Jane Addams e Emily Greene Balch. L’Accademia Svedese, alla fine, avrebbe insignito del premio l’altro candidato, il medico e politico inglese John Boyd Orr, il primo direttore generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura, meglio nota come FAO. Questa medesima situazione si sarebbe ripetuta più volte: Maria sarebbe stata candidata al Nobel nei due anni successivi e ogni volta il premio sarebbe stato assegnato a un uomo.

Maria Montessori è l'unica donna ad essere apparsa su una banconota delle vecchie lire

Maria Montessori è l'unica donna ad essere apparsa su una banconota delle vecchie lire

Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press

Non sappiamo che effetto ebbero questi premi mancati su Maria. Quel che è certo è che continuò a studiare e a viaggiare instancabilmente. Nei tre anni seguenti, ormai ottantenne, si recò a Firenze a una conferenza dell'UNESCO, ad Amsterdam, dove venne insignita dell'Ordine di Orange-Nassau dalla regina Guglielmina dei Paesi Bassi, e poi ancora in Austria. Nel 1952 scelse di trascorrere qualche giorno di riposo a Noordwijk, nei Paesi Bassi, a casa di alcuni amici. Il figlio Mario cercava di dissuaderla dall'accettare l'invito del presidente del Ghana a tenere alcune conferenze nel Paese. Lei rispose piccata: «Perciò non vi servo più a nulla?» e lasciò Mario in giardino per andare a riposare. Un'ora dopo, il 6 maggio 1952, moriva a causa di un'emorragia cerebrale.

Mario eseguì le ultime volontà di Maria: «Seppellitemi dovunque morirò. Ve ne prego, non riportatemi in Italia». Era un gesto estremo e simbolico. Non desiderava onori patriottici. Aveva viaggiato in lungo e in largo per il mondo e si era sentita a casa anche in posti tanto lontani. Sarebbe rimasta lì dove la morte avesse voluto raggiungerla. Sulla sua tomba si legge in italiano: «Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo».

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In edicola dal 21 agosto il volume su Maria Montessori, la prima uscita della collezione Grandi Donne RBA Italia

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