Lev Trockij, l'uomo odiato e temuto da Stalin

Politico, rivoluzionario e fondatore dell'Armata rossa, Trockij divenne un punto di riferimento per la sinistra e un simbolo per la classe operaia di tutto il mondo. Accusato di "attività antisovietiche", fu bandito dall'Unione Sovietica e finì i suoi giorni in Messico, dove fu assassinato

Probabilmente il nome di Lev Davidovič Bronštejn non risulta molto noto, a meno di non specificare che si sta parlando di Lev Trockij. Giornalista, commissario agli affari esteri e agli affari militari e navali dell'Unione Sovietica, Trockij fu esiliato, imprigionato in Siberia e infine assassinato dallo spagnolo Ramón Mercader. Trockij, soprannome che prese dal nome di uno dei suoi carcerieri in Siberia, fu uno strenuo oppositore prima del regime zarista e poi di Iosif Stalin e degli anarchici. Ebbe anche delle divergenze con Vladimir Lenin sulla concezione di ciò che doveva essere il Partito comunista, fatto che non impedì ai due di mantenere in seguito un rapporto cordiale.

Lev Trockij in una fotografia del 1917

Lev Trockij in una fotografia del 1917

Foto: Cordon Press

Più ammirato di Stalin

Nato il 7 novembre 1879 in Ucraina, Lev Trockij era il quinto figlio di una coppia di piccoli proprietari terrieri ebrei della classe media. Ben educato, distinto, elegante e donnaiolo, Trockij aveva tutte le caratteristiche necessarie per diventare un leader delle masse. Tutto questo insospettiva Stalin, che avrebbe detto di lui: «Come può un uomo del genere attrarre il popolo?» Tra i suoi traguardi politici ci fu la firma del trattato di Brest-Litovsk, un trattato di pace firmato il 3 marzo 1918 nella città bielorussa di Brest-Litovsk tra l'impero tedesco, la Bulgaria, l'impero austro-ungarico, l'impero ottomano e la Russia sovietica, che pose fine al coinvolgimento della Russia nella Prima guerra mondiale, consentendo al governo bolscevico di consolidare la sua rivoluzione socialista. Senza la firma di questo trattato, sarebbe stato difficile per la rivoluzione sopravvivere alla guerra civile russa, in cui i comunisti erano contrapposti a un conglomerato di borghesi, antibolscevichi e zaristi raggruppati nell'Armata bianca (menscevichi) e sostenuti dalle potenze occidentali.

Tra i successi politici di Trotsky c'è la firma del trattato di pace di Brest-Litovsk, firmato il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk, in Bielorussia, tra l'impero tedesco, la Bulgaria, l'impero austro-ungarico, l'impero ottomano e la Russia sovietica

Trockij era una figura rispettata, e persino idealizzata, per la sua feroce lotta contro Stalin. Secondo il noto storico britannico Robert Service, uno dei maggiori specialisti di storia russa e autore di una biografia del politico sovietico, Trotsky rimarrebbe una figura più ammirata che ripudiata per aver incarnato il vero ideale rivoluzionario che Stalin avrebbe tradito. Nonostante ciò, l'autore inglese è anche molto critico nei confronti di Trotsky. Service descrive la personalità del politico come «dominata dalla tendenza a sopravvalutare la propria importanza personale, da un'arroganza non celata, da un evidente egocentrismo che lo portava spesso a distaccarsi dalla realtà e a sottovalutare gli avversari».

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Destinazione finale: Messico

Il culmine della persecuzione di Trockij e del cosiddetto "trockismo" si raggiunse nel 1924, dopo la morte di Lenin. Da quel momento tutta la vecchia guardia bolscevica che aveva guidato la Rivoluzione d'ottobre, chiunque difendesse la rivoluzione socialista internazionale contro la nuova idea di socialismo in un unico Paese governato da Stalin o facesse la minima critica al regime fu accusato di essere un nemico del socialismo. Da quel momento l'opposizione iniziò a riunirsi clandestinamente, fino al giorno del decimo anniversario della rivoluzione. Orde di persone scesero in piazza a Mosca portando cartelli con scritto: «Vogliamo che si compia la volontà di Lenin», «Abbasso l'opportunismo e le scissioni e viva l'unità del partito leninista!». Alla fine le forze speciali si lanciarono sulla folla e dispersero brutalmente i manifestanti.

Lenin, al centro della foto, con Trockij alla sua sinistra durante la celebrazione del terzo anniversario della Rivoluzione russa. 7 novembre 1920

Lenin, al centro della foto, con Trockij alla sua sinistra durante la celebrazione del terzo anniversario della Rivoluzione russa. 7 novembre 1920

Foto: Cordon Press

Il 12 novembre 1927 Trockij fu espulso dal Partito comunista e la persecuzione staliniana divenne implacabile. La GPU, la polizia segreta, che aveva una sezione dedicata esclusivamente a questo scopo, si dedicò anima e corpo allo spionaggio, alla persecuzione e all'assassinio dei leader trockisti, compresi gli stessi figli di Trockij. Nel frattempo i gulag (campi di lavoro forzato) della Siberia si riempivano di prigionieri con una T sulla schiena, messa lì dai loro carcerieri, che, dopo essersi rifiutati di confessare, morivano di stanchezza, di freddo o per essere stati fucilati. Nel gennaio 1928 Trockij fu deportato, insieme alla compagna Natalia Sedova, ad Alma Ata in Kazakistan, per poi essere privato della cittadinanza ed espulso dall'Unione Sovietica nel 1929.

La polizia segreta si dedicò anima e corpo allo spionaggio, alla persecuzione e all'assassinio dei leader trockisti, compresi i figli dello stesso Trockij

La GPU finì per trasferirlo in Turchia, dove Mustafa Kemal Atatürk gli diede asilo e lo autorizzò a stabilirsi sull'isola di Prinkipo nel mar di Marmara. Grazie all'insistenza del politico, riuscì a fare un breve soggiorno in Francia, ma fu nuovamente estradato, questa volta in Norvegia. Alla fine le pressioni staliniane sul governo socialdemocratico norvegese affinché lo espellesse dal Paese ebbero effetto e nel 1937 Trockij si stabilì a Città del Messico grazie al permesso concesso dal presidente Lázaro Cárdenas e all'insistenza dei membri del SWP (Partito socialista dei lavoratori) e del pittore Diego Rivera.

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Processo alla vecchia guardia

Nel frattempo Stalin aveva bisogno di giustificare la brutale repressione scatenata per sterminare la vecchia guardia bolscevica e a tal fine avviò quattro processi chiave tra il 1936 e il 1938. Il primo, tenutosi nell'agosto 1936, processò sedici persone, due delle quali membri di spicco del partito. Il secondo processo, tenutosi nel gennaio 1937, incriminò altri diciassette membri del partito. Poi, nel giugno 1937 seguì il processo segreto al maresciallo Michail Tuchačevskij per la sua posizione nei confronti della Germania nazista e a un gruppo di generali di alto rango dell'Armata rossa. Infine, nel 1938 ebbe luogo il cosiddetto "processo dei ventuno", il terzo contro i leader del partito.

Lev Trotsky è ritratto al centro della foto circondato da due coppie di amici in Messico, pochi mesi prima del suo assassinio

Lev Trotsky è ritratto al centro della foto circondato da due coppie di amici in Messico, pochi mesi prima del suo assassinio

Foto: Pubblico dominio

Tra il 1936 e il 1938 Stalin avviò diversi processi per sbarazzarsi della vecchia guardia bolscevica

Gli uomini sul banco degli imputati erano tutti membri del Politburo di Lenin. Trockij, che era in esilio, e la vecchia guardia bolscevica erano accusati di aver ordito un complotto per assassinare Stalin e altri leader sovietici e di aver cospirato per distruggere la potenza economica e militare del Paese. In tutti i processi gli imputati furono condannati e fucilati o inviati nei gulag in Siberia.

La piccozza assassina

Ma Stalin era sempre più preoccupato per l'attività di Trockij all'estero e divenne ossessionato dall'idea di eliminarlo. All'inizio del 1939 fece un'ulteriore epurazione del personale della GPU e mise al comando Pavel Sudoplatov, al quale fu affidato un compito molto speciale: organizzare l'assassinio di Lev Trockij in Messico. Un anno dopo, il 20 agosto 1940, avrebbe raggiunto il suo scopo grazie all'agente spagnolo Ramón Mercader, che gli inflisse un colpo mortale alla testa con una piccozza.

Nel 1939, Stalin mise Pavel Sudoplatov a capo della GPU e gli affidò un compito molto speciale: organizzare l'assassinio di Lev Trockij in Messico

Nel 1994 lo stesso Sudopatov raccontò nelle sue memorie, Incarichi speciali, di aver potuto contare su tutte le risorse necessarie. Nel marzo 1939 Stalin gli avrebbe detto: «Nel movimento trockista non ci sono figure politiche importanti a parte Trockij stesso. Eliminando Trockij, la minaccia scompare [...]. Trockij deve per forza essere eliminato». Secondo Sudoplatov, il fulcro della lotta ideologica tra i leader era l'idea di Stalin di rivoluzione in un solo Paese, contro l'internazionalismo di Trockij, i cui sforzi in esilio per dividere e poi controllare il movimento comunista mondiale sarebbero stati dannosi per Stalin e l'Unione Sovietica.

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