È possibile che l'uomo geniale che gettò le basi per lo sviluppo economico e tecnologico dell'URSS fosse lo stesso che organizzò arresti ed esecuzioni in massa per il regime e che lo stesso Iosif Stalin chiamava "l'Himmler sovietico"?

Lavrentij Berija fu a capo della polizia e dei servizi segreti dal 1938 al 1953 sotto la dittatura di Stalin
Foto: Cordon Press
Un assassino anonimo
Lavrentij Berija era una delle figure più oscure del governo di un governo già di per sé assai oscuro, tuttora è caldamente dibattuta nella stessa Russia. I suoi più strenui oppositori e le vittime del regime stalinista lo hanno trasformato nel simbolo della repressione, ma allo stesso tempo Berija fece sì che l'Unione Sovietica si dotasse della bomba atomica nel 1949, creò il principale centro educativo e scientifico sovietico, situato in Siberia, e promosse progetti di ricerca che permettessero all'URSS d'inviare il primo essere umano nello spazio.
Berija fece sì che l'Unione Sovietica si dotasse della bomba atomica nel 1949 e promosse importanti progetti di ricerca
Dopo la rivoluzione bolscevica del 1917 in Russia ascesero al potere personaggi di ogni tipo. Rivoluzionari analfabeti si spartivano incarichi chiave con figure di spiccato rilievo intellettuale, per quanto non sempre titolate, come appunto Lavrentij Berija. Nascosto dietro i suoi occhiali tondi, con una calvizie incipiente e l'espressione severa, Berija sembrava un uomo amabile e incline a timidi sorrisi. Dietro l'apparenza anonima, però, si nascondeva una persona dal cuore di ferro, che svolse il suo mandato di luogotenente di Stalin senza alcuno scrupolo, efficiente come un orologio svizzero.
Una rapida ascesa
Fino ai trentanove anni Berija trascorse la maggior parte della vita nel Caucaso, una regione che, oltre a rivoluzionari e controrivoluzionari, ospitava movimenti separatisti e religiosi appoggiati dalla Turchia, dall'Inghilterra e la Germania. Per arrivare ai vertici dovette destreggiarsi tra molte forze opposte, e arrivò a collaborare con i servizi segreti di ben quattro governi stranieri. Alla fine nel 1920 divenne un agente segreto e si unì alla Čeka, la prima polizia politica in URSS. In quel periodo esplose una rivolta bolscevica in Georgia a cui parteciparono sia l'Armata rossa, sia la Čeka.

Fotogramma del film "Morto Stalin, se ne fa un altro". L'uomo più a destra è Lavrentij Berija, interpretato da Simon Russel Beale
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Per arrivare ai vertici dovette destreggiarsi tra molte forze opposte, e arrivò a collaborare con i servizi segreti di ben quattro governi
Berija era georgiano, come Stalin, e la sua rapida ascesa nel Partito comunista è in parte spiegata dalla sua grande affinità con il dittatore. Come ufficiale della Čeka in Georgia, tra il 1920 e il 1924 Berija collaborò con i menscevichi georgiani, la fazione moderata del Partito operaio socialdemocratico di Russia, e fu coinvolto nell'esecuzione di 10mila "nemici del popolo" tra i personaggi più eminenti del Paese. Decorato con l'ordine della Bandiera rossa, fu messo a capo della "divisione politico-segreta" dell'OGPU Transcaucasica (la polizia politica).
Schiacciare il nemico
La cosiddetta Grande Purga raggiunse il culmine intorno al 1934: centinaia di migliaia di membri del Partito comunista sovietico, socialisti, anarichici e oppositori furono perseguitati, processati e infine esiliati, incarcerati o giustiziati nei gulag. Berija usò questa politica del terrore per saldare i conti con i dissidenti georgiani e dimostrare il proprio "coraggio" nella regione Transcaucasica. Nel giugno 1937, in un discorso diretto ai suoi compatrioti, dichiarò: «Lasciate che i nostri nemici sappiano che chiunque tenti di sollevare una mano contro il nostro popolo, contro il volere del partito di Lenin e Stalin, verrà schiacciato e distrutto senza pietà».
La Grande Purga raggiunse il culmine intorno al 1934: centinaia di migliaia di membri del Partito comunista sovietico, socialisti, anarichici e oppositori furono perseguitati
La purga permise a Berija di farsi notare da Stalin, che nel 1938 lo mise a capo della polizia politica dell'URSS, chiamata dal 1922 NKVD, incaricata di perseguitare i dissidenti. Il suo predecessore, Nikolaj Ežov, aveva mandato a morte centinaia di migliaia di sovietici. Poco dopo aver lasciato il posto, però, lo stesso Ežov cadde vittima delle grandi purgahe. Fu così che, a capo di un incarico dalla speranza di vita assai breve, Berija divenne, a furia di intrighi e lusinghe, il torturatore preferito e più longevo di Stalin. Non fu il solo. Il suo arrivo all'NKVD coincise con l'ennesima purga all'interno di questo organismo e dell'Armata rossa, e Berija provvedette a riempire i posti esecutivi vacanti con alcuni oscuri personaggi, quasi tutti giunti dal Caucaso.

Berija e Nikolaj Ivanovič Ežov tra i delegati del XVII congresso del PCUS delle repubbliche transcaucasiche. Mosca, gennaio 1934
Foto: Pubblico dominio
I polacchi devono morire
Fu allora che venne coniata l'espressione «andarsi a prendere un caffè con Berija», un eufemismo che nell'Armata rossa significava arrestare e giustiziare qualcuno ai vertici. Berija fu l'architetto dell'espansione di una rete di oltre cinquecento campi di lavoro forzato distribuiti per tutta l'URSS, i terribili gulag. Con le parole di Anton Antonov-Ovseenko, storico imprigionato per tredici anni in uno i quei gulag: «I gulag esistevano già prima di Berija, ma fu lui a industrializzare il sistema gulag».
«Andarsi a prendere un caffè con Berija» era un eufemismo che nell'Armata rossa significava arrestare e giustiziare qualcuno ai vertici
Sul sanguinoso curriculum di Berija figura anche il famigerato massacro del bosco di Katyn', l'assassinio di massa dei prigionieri di guerra polacchi che ebbe luogo nel 1940. In un report inviato a Stalin Berija suggeriva che «quei soldati erano una minaccia per il nuovo regime sovietico in Polonia e dovevano essere giustiziati». 22mila uomoni furono fucilati e sepolti nelle fosse comuni del bosco di Katyn', vicino alla città di Smolensk. Quattro milioni di polacchi provenienti dalla parte del Paese annessa da Stalin furono condotti ai gulag; solo uno su tre visse abbastanza da essere rimpatriato il Polonia dopo la morte del dittatore.
Quattro milioni di polacchi della parte del Paese annessa da Stalin furono condotti ai gulag; solo uno su tre sopravvisse
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Stupratore incallito
Uno dei "passatempi" preferiti di Berija, a parte spiare e "purgare" i dissidenti, era lo stupro. Per anni si è dubitato della veridicità della presunta lista di crimini sessuali di Berija, ma grazie alla desecretazione degli archivi dei suoi interrogatori si è dimostrato che era tutto vero. Come ha scritto lo storico britannico Simon Sebag Montefiore nell'opera Gli uomini di Stalin, «Berija si dedicò a una vita degna di Dracula. Spesso è impossibile distinguere le donne che sedusse da quelle che gli si avvicinarono per difendere i propri cari o che semplicemente rapì e violentò». Non solo: nel 2003 l'ambasciata tunisina a Mosca, situata nell'antica tenuta di Berija, ha riportato che durante dei lavori in cantina sono venute alla luce molte ossa umane, alcune sepolte, altre nascoste tra le mura dell'edificio.

Berija con Stalin (sullo sfondo) e la figlia di Stalin, Svetlana
Foto: Pubblico dominio
Il braccio destro di Stalin
Berija fu il braccio destro di Stalin dal 1938 fino alla morte del dittatore, nel 1953. Già negli ultimi giorni di Stalin temeva di essere additato come il prossimo nemico del popolo, dato che negli anni precedenti si era aperto ad alcune idee progressiste che non piacevano nei circoli di potere.
Grazie alla sua posizione a capo dell'NKVD Nikita Chruščëv riuscì infine a impadronirsi del potere grazie alla collaborazione degli altri membri del PCUS, e in riunione plenaria per decidere i prossimi passi dell'URSS ordinò l'arresto di Berija. Dopo essere stato accusato di tradimento e di atteggiamento antisovietico, l'ex luogotenente di Stalin fu condannato a morte.
Nikita Chruščëv riuscì a impadronirsi del potere e accusò Berija di tradimento e di atteggiamento antisovietico
Il 23 dicembre 1953 Lavrentij Berija fu giustiziato con una pallottola in fronte. Prima dell'esecuzione chiese pietà in ginocchio, ma lui e i suoi collaboratori furono uccisi nell'ultima delle grandi purghe dell'Unione Sovietica, poco prima che si compisse il primo anniversario dalla morte di Stalin
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