Storica L’Afghanistan cent’anni fa Dalla metà del XIX secolo i re afgani mantennero il controllo interno del Paese, ma dovettero sottomettersi al controllo dell’impero britannico in politica estera. Un secolo fa il re Amanullah diede inizio a una guerra d’indipendenza contro la potenza coloniale e cercò di trasformare l’Afghanistan sul modello degli stati occidentali. Le sue misure di modernizzazione, in particolare l’abolizione dell’obbligo del velo per le donne, precipitarono la sua caduta Redazione 12 dicembre 2021, 07:00 TAGS Età contemporanea Colonialismo Religione Leggi l'articolo 1 / 14 1 / 14 Un Paese continuamente in guerra Nel XIX secolo l’Afghanistan era un regno indipendente che soffriva di un’instabilità politica cronica a causa delle lotte intestine e delle ingerenze esterne, in particolare da parte della Russia zarista e dell’impero britannico. I tentativi di quest'ultimo di controllare militarmente il territorio diedero luogo a due guerre anglo-afgane. Il primo attacco (1839-1842) fu un disastro per i britannici, che invasero nuovamente il Paese nel 1878. Nel 1879 l’emiro Mohammad Yaqub Khan entrava nell’accampamento britannico per arrendersi al generale Roberts e firmare un trattato di pace che assicurava a lui il trono e agli afgani la sovranità interna al Paese, ma che in cambio cedeva il controllo delle relazioni estere ai britannici. Il trattato non pose fine alle ribellioni e Yaqub Khan finì per essere deposto pochi mesi dopo. Alla fine, con l’ascesa al trono di Abdur Rahman Khan s’istituì un governo centrale forte a Kabul, sempre sotto la tutela delle potenze coloniali. Foto: Topham picturepoint / Cordon Press 2 / 14 Dominio tribale Dopo la guerra l’Afghanistan divenne uno stato-cuscinetto tra la Russia zarista e l’India britannica e Abdur Rahman riuscì a stabilire un potere centrale che gli permise di assicurare la successione a suo figlio Habibullah senza passare per le tradizionali lotte fratricide. Ma il controllo effettivo del territorio dipendeva dalle tribù locali, che godevano di un ampio margine di autonomia. Nell’immagine, un guerriero tribale afgano all’inizio del XX secolo. Foto: Getty Images 3 / 14 Controllo delle frontiere L’erta regione del passo Khyber, alla frontiera con i domini britannici (l’attuale Pakistan), dominata dagli afridi, era un’ubicazione militare strategica. Il passo era da sempre un’importante rotta commerciale tra il centro e il sud dell’Asia, ed era stato uno snodo fondamentale della Via della Seta, tanto che gli afridi cominciarono a vivere della riscossione dei tributi. La fotografia mostra un gruppo di leader afridi verso il 1897. Foto: The Granger Collection / Cordon Press 4 / 14 La piena indipendenza Nel 1919, appena salito al trono afgano, Amanullah Khan – nipote di Abdur Rahman – capì che il modo migliore per affermare la propria legittimità era quello di muovere guerra all’impero britannico. Un’incursione delle truppe afgane nell’India britannica attraverso il passo Khyber diede avvio alla Terza guerra anglo-afgana. Il conflitto durò meno di tre mesi e la vittoria andò ai britannici, che potevano contare su mezzi superiori, tra cui gli aerei da guerra con cui bombardarono Kabul. Ma il trattato che pose fine alla guerra fu un risultato storico per il Paese, perché la monarchia afgana ottenne il pieno controllo sulla politica estera, che fino ad allora era stata esercitata dalle autorità coloniali britanniche. Questo segnò l’inizio della storia dell’Afghanistan come Paese indipendente. L’immagine mostra le truppe britanniche nel 1919 al passo Khyber. Foto: Bridgeman / ACI 5 / 14 Un Paese moderno Seguendo l’esempio di Mustafa Kemal in Turchia, il re Amanullah si propose di modernizzare l’Afghanistan allineandolo ai Paesi occidentali. Promosse quindi la costruzione di strade, creò un sistema d’istruzione formale non religiosa e introdusse un regime parlamentare basato sul voto popolare. Nell’immagine, un treno attraversa una galleria e un ponte della ferrovia del passo Khyber. La ferrovia unisce la città di Peshawar e Landi Khana attraverso trentaquattro gallerie e novantadue ponti e fu promossa dai britannici. Foto: Mary Evans P.L. / Cordon Press 6 / 14 Il nuovo volto dell’Afghanistan Amanullah cercò anche di cambiare i costumi tradizionali del Paese, per esempio imponendo l’abbigliamento occidentale a Kabul. Nella fotografia sopra queste righe, il re (al centro) appare circondato dai membri del suo gabinetto tutti vestiti alla maniera europea, in giacca e cravatta, intorno al 1928. Foto: Everett Collection / Cordon Press 7 / 14 Il volto femminile Le riforme più controverse del re afgano furono quelle riguardanti lo status delle donne. Per dare l’esempio, Amanullah abolì l’harem di concubine dei suoi predecessori ed ebbe una relazione monogama con sua moglie Soraya, con la quale si presentava agli eventi pubblici. Nel 1928, al ritorno da un viaggio in Europa, il re dichiarò di fronte a un’assemblea di notabili che l’islam non richiedeva alle donne di portare il velo, e immediatamente la regina si tolse quello che aveva addosso. Sulla sinistra, la regina Soraya durante il viaggio della coppia reale in Europa del 1928. Foto: Getty Images 8 / 14 Oltraggi alla tradizione All’oltraggio morale e religioso della nuova condizione femminile si sommarono altre decisioni del monarca che riguardavano direttamente il popolo, come il servizio militare obbligatorio di tre anni e un aumento delle tasse, che molti ritenevano destinate a finanziare i capricci del re, come il sontuoso palazzo costruito a Kabul. Furono inoltre istituite delle scuole miste, che non piacquero ai difensori della separazione totale tra uomini e donne. Questa fotografia di Maynard Owen Williams mostra un gruppo di bambini, giovani e adulti in un bazar di Herat nel 1931. Foto: ACI Editorial 9 / 14 I religiosi e il popolo contro il re Le misure del governo Amanullah sull’istruzione delle ragazze e l’abolizione dell’obbligo del velo fecero infuriare i settori religiosi più conservatori dell’Afghanistan, guidati dai mullah, i dottori della legge islamica, che si spinsero a denunciare apertamente il re come un kafir, un infedele. Questa immagine proviene da una cartolina inglese del 1930 e mostra uno di questi capi religiosi o tribali (definito dagli inglesi “mullah pazzo”), circondato dai suoi seguaci, nella regione di frontiera con i domini britannici. Foto: Mary Evans P.L. / Cordon Press 10 / 14 La rivoluzione di Habibullah Kalakani L’opposizione alle riforme di Amanullah spianò la strada alla ribellione iniziata alla fine del 1928 da Habibullah Kalakani, un tagiko figlio di un umile portatore d’acqua, che si era arricchito con il banditismo. Il leader turco Mustafa Kemal aveva consigliato ad Amanullah di dotarsi di un esercito forte e leale che potesse reprimere senza remore qualsiasi sfida al suo potere. Ma quando alla fine del 1928 il guerrigliero tagiko Kalakani iniziò ad attaccare Kabul, l’esercito regolare afgano si disintegrò in pochi giorni. Il 14 gennaio 1929 Amanullah fu costretto ad abdicare. Kalakani occupò la capitale afgana e sottopose i suoi abitanti a un vero e proprio regime del terrore. L’immagine sopra queste righe, scattata a Kabul nel settembre 1929, mostra Habibullah, al centro, accanto a suo fratello (a sinistra), un sacerdote musulmano (in bianco) e Mohammad Kabir, fratello di Amanullah, a destra. Foto: TopFoto / Cordon Press 11 / 14 Guerra civile Dopo l’occupazione della capitale afgana Kalakani si proclamò emiro e per nove mesi sottopose i suoi abitanti a saccheggi ed estorsioni di ogni sorta. Nadir Khan, membro di un importante clan legato ad Amanullah, guidò la resistenza contro il “bandito” tagiko. Nell’ottobre del 1929 le sue truppe occuparono e razziarono Kabul. Kalakani fu catturato e giustiziato insieme a una decina dei suoi più diretti sostenitori, e Nadir Khan fu eletto nuovo re da un’assemblea tribale. Qui, una scena di distruzione in un villaggio afgano nel dicembre 1929. Foto: Getty Images 12 / 14 Un lungo viaggio Un uomo afgano arriva in India dopo aver percorso con la sua famiglia quasi cinquecento chilometri a piedi da Kabul, negli anni trenta. Foto: Associated Press 13 / 14 Il re dandy Dopo l’abdicazione il re Amanullah si ritirò in esilio in Italia, dove visse secondo lo stesso stile occidentale che aveva voluto imporre in Afghanistan. Nell’immagine, il monarca posa con l’amica inglese Wanda Sawie a Venezia il 22 agosto 1938. Amanullah morì nel 1968 in Svizzera. Foto: Associated Press 14 / 14 Un Paese tradizionale Uomini e donne passeggiano per una strada di Kabul nel 1951, queste ultime con indosso un burqa che copre totalmente il loro corpo. Ai tempi la strada era una delle uniche tre asfaltate della capitale. Foto: Associated Press L’Afghanistan cent’anni fa Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica! TAGS Età contemporanea Colonialismo Religione Condividi LEGGI L'ARTICOLO GUARDA LE FOTOGRAFIE
L’Afghanistan cent’anni fa Dalla metà del XIX secolo i re afgani mantennero il controllo interno del Paese, ma dovettero sottomettersi al controllo dell’impero britannico in politica estera. Un secolo fa il re Amanullah diede inizio a una guerra d’indipendenza contro la potenza coloniale e cercò di trasformare l’Afghanistan sul modello degli stati occidentali. Le sue misure di modernizzazione, in particolare l’abolizione dell’obbligo del velo per le donne, precipitarono la sua caduta Redazione 12 dicembre 2021, 07:00 TAGS Età contemporanea Colonialismo Religione Leggi l'articolo 1 / 14 1 / 14 Un Paese continuamente in guerra Nel XIX secolo l’Afghanistan era un regno indipendente che soffriva di un’instabilità politica cronica a causa delle lotte intestine e delle ingerenze esterne, in particolare da parte della Russia zarista e dell’impero britannico. I tentativi di quest'ultimo di controllare militarmente il territorio diedero luogo a due guerre anglo-afgane. Il primo attacco (1839-1842) fu un disastro per i britannici, che invasero nuovamente il Paese nel 1878. Nel 1879 l’emiro Mohammad Yaqub Khan entrava nell’accampamento britannico per arrendersi al generale Roberts e firmare un trattato di pace che assicurava a lui il trono e agli afgani la sovranità interna al Paese, ma che in cambio cedeva il controllo delle relazioni estere ai britannici. Il trattato non pose fine alle ribellioni e Yaqub Khan finì per essere deposto pochi mesi dopo. Alla fine, con l’ascesa al trono di Abdur Rahman Khan s’istituì un governo centrale forte a Kabul, sempre sotto la tutela delle potenze coloniali. Foto: Topham picturepoint / Cordon Press 2 / 14 Dominio tribale Dopo la guerra l’Afghanistan divenne uno stato-cuscinetto tra la Russia zarista e l’India britannica e Abdur Rahman riuscì a stabilire un potere centrale che gli permise di assicurare la successione a suo figlio Habibullah senza passare per le tradizionali lotte fratricide. Ma il controllo effettivo del territorio dipendeva dalle tribù locali, che godevano di un ampio margine di autonomia. Nell’immagine, un guerriero tribale afgano all’inizio del XX secolo. Foto: Getty Images 3 / 14 Controllo delle frontiere L’erta regione del passo Khyber, alla frontiera con i domini britannici (l’attuale Pakistan), dominata dagli afridi, era un’ubicazione militare strategica. Il passo era da sempre un’importante rotta commerciale tra il centro e il sud dell’Asia, ed era stato uno snodo fondamentale della Via della Seta, tanto che gli afridi cominciarono a vivere della riscossione dei tributi. La fotografia mostra un gruppo di leader afridi verso il 1897. Foto: The Granger Collection / Cordon Press 4 / 14 La piena indipendenza Nel 1919, appena salito al trono afgano, Amanullah Khan – nipote di Abdur Rahman – capì che il modo migliore per affermare la propria legittimità era quello di muovere guerra all’impero britannico. Un’incursione delle truppe afgane nell’India britannica attraverso il passo Khyber diede avvio alla Terza guerra anglo-afgana. Il conflitto durò meno di tre mesi e la vittoria andò ai britannici, che potevano contare su mezzi superiori, tra cui gli aerei da guerra con cui bombardarono Kabul. Ma il trattato che pose fine alla guerra fu un risultato storico per il Paese, perché la monarchia afgana ottenne il pieno controllo sulla politica estera, che fino ad allora era stata esercitata dalle autorità coloniali britanniche. Questo segnò l’inizio della storia dell’Afghanistan come Paese indipendente. L’immagine mostra le truppe britanniche nel 1919 al passo Khyber. Foto: Bridgeman / ACI 5 / 14 Un Paese moderno Seguendo l’esempio di Mustafa Kemal in Turchia, il re Amanullah si propose di modernizzare l’Afghanistan allineandolo ai Paesi occidentali. Promosse quindi la costruzione di strade, creò un sistema d’istruzione formale non religiosa e introdusse un regime parlamentare basato sul voto popolare. Nell’immagine, un treno attraversa una galleria e un ponte della ferrovia del passo Khyber. La ferrovia unisce la città di Peshawar e Landi Khana attraverso trentaquattro gallerie e novantadue ponti e fu promossa dai britannici. Foto: Mary Evans P.L. / Cordon Press 6 / 14 Il nuovo volto dell’Afghanistan Amanullah cercò anche di cambiare i costumi tradizionali del Paese, per esempio imponendo l’abbigliamento occidentale a Kabul. Nella fotografia sopra queste righe, il re (al centro) appare circondato dai membri del suo gabinetto tutti vestiti alla maniera europea, in giacca e cravatta, intorno al 1928. Foto: Everett Collection / Cordon Press 7 / 14 Il volto femminile Le riforme più controverse del re afgano furono quelle riguardanti lo status delle donne. Per dare l’esempio, Amanullah abolì l’harem di concubine dei suoi predecessori ed ebbe una relazione monogama con sua moglie Soraya, con la quale si presentava agli eventi pubblici. Nel 1928, al ritorno da un viaggio in Europa, il re dichiarò di fronte a un’assemblea di notabili che l’islam non richiedeva alle donne di portare il velo, e immediatamente la regina si tolse quello che aveva addosso. Sulla sinistra, la regina Soraya durante il viaggio della coppia reale in Europa del 1928. Foto: Getty Images 8 / 14 Oltraggi alla tradizione All’oltraggio morale e religioso della nuova condizione femminile si sommarono altre decisioni del monarca che riguardavano direttamente il popolo, come il servizio militare obbligatorio di tre anni e un aumento delle tasse, che molti ritenevano destinate a finanziare i capricci del re, come il sontuoso palazzo costruito a Kabul. Furono inoltre istituite delle scuole miste, che non piacquero ai difensori della separazione totale tra uomini e donne. Questa fotografia di Maynard Owen Williams mostra un gruppo di bambini, giovani e adulti in un bazar di Herat nel 1931. Foto: ACI Editorial 9 / 14 I religiosi e il popolo contro il re Le misure del governo Amanullah sull’istruzione delle ragazze e l’abolizione dell’obbligo del velo fecero infuriare i settori religiosi più conservatori dell’Afghanistan, guidati dai mullah, i dottori della legge islamica, che si spinsero a denunciare apertamente il re come un kafir, un infedele. Questa immagine proviene da una cartolina inglese del 1930 e mostra uno di questi capi religiosi o tribali (definito dagli inglesi “mullah pazzo”), circondato dai suoi seguaci, nella regione di frontiera con i domini britannici. Foto: Mary Evans P.L. / Cordon Press 10 / 14 La rivoluzione di Habibullah Kalakani L’opposizione alle riforme di Amanullah spianò la strada alla ribellione iniziata alla fine del 1928 da Habibullah Kalakani, un tagiko figlio di un umile portatore d’acqua, che si era arricchito con il banditismo. Il leader turco Mustafa Kemal aveva consigliato ad Amanullah di dotarsi di un esercito forte e leale che potesse reprimere senza remore qualsiasi sfida al suo potere. Ma quando alla fine del 1928 il guerrigliero tagiko Kalakani iniziò ad attaccare Kabul, l’esercito regolare afgano si disintegrò in pochi giorni. Il 14 gennaio 1929 Amanullah fu costretto ad abdicare. Kalakani occupò la capitale afgana e sottopose i suoi abitanti a un vero e proprio regime del terrore. L’immagine sopra queste righe, scattata a Kabul nel settembre 1929, mostra Habibullah, al centro, accanto a suo fratello (a sinistra), un sacerdote musulmano (in bianco) e Mohammad Kabir, fratello di Amanullah, a destra. Foto: TopFoto / Cordon Press 11 / 14 Guerra civile Dopo l’occupazione della capitale afgana Kalakani si proclamò emiro e per nove mesi sottopose i suoi abitanti a saccheggi ed estorsioni di ogni sorta. Nadir Khan, membro di un importante clan legato ad Amanullah, guidò la resistenza contro il “bandito” tagiko. Nell’ottobre del 1929 le sue truppe occuparono e razziarono Kabul. Kalakani fu catturato e giustiziato insieme a una decina dei suoi più diretti sostenitori, e Nadir Khan fu eletto nuovo re da un’assemblea tribale. Qui, una scena di distruzione in un villaggio afgano nel dicembre 1929. Foto: Getty Images 12 / 14 Un lungo viaggio Un uomo afgano arriva in India dopo aver percorso con la sua famiglia quasi cinquecento chilometri a piedi da Kabul, negli anni trenta. Foto: Associated Press 13 / 14 Il re dandy Dopo l’abdicazione il re Amanullah si ritirò in esilio in Italia, dove visse secondo lo stesso stile occidentale che aveva voluto imporre in Afghanistan. Nell’immagine, il monarca posa con l’amica inglese Wanda Sawie a Venezia il 22 agosto 1938. Amanullah morì nel 1968 in Svizzera. Foto: Associated Press 14 / 14 Un Paese tradizionale Uomini e donne passeggiano per una strada di Kabul nel 1951, queste ultime con indosso un burqa che copre totalmente il loro corpo. Ai tempi la strada era una delle uniche tre asfaltate della capitale. Foto: Associated Press L’Afghanistan cent’anni fa Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica! TAGS Età contemporanea Colonialismo Religione Condividi