Durante la stagione del rococò francese, le classi più abbienti amavano circondarsi di lusso e (eccessiva) ricercatezza, prendendo a modello Versailles e lo sfarzo della corte reale. Tra gli artisti che meglio raccontarono gli agi e le mollezze della vita nei salotti francesi del tempo certamente va annoverato il pittore Jean-Honoré Fragonard. Era nato a Grasse (Provenza) il 5 aprile del 1732 da François, un guantaio, e da Françoise Petit, la figlia di un commerciante. I Fragonard avevano origini italiane ed erano documentati in Lombardia come Fregonara. Probabilmente si trasferirono in Francia nel corso del XVII secolo, quando il cognome venne adattato alla lingua transalpina.
Dopo che François decise di spostarsi con tutta la famiglia da Grasse a Parigi, a quindici anni Jean-Honoré entrò come apprendista nello studio di un avvocato ma, manifestando spiccata predisposizione alla pittura, questi consigliò ai genitori di mandarlo nell’atelier di qualche artista. Divenne quindi allievo prima di Chardin e successivamente di Boucher, due dei più importanti artisti di quel periodo. Nonostante all’epoca non fosse ufficialmente iscritto all’Accademia reale di Francia, nel 1752 vinse il “Prix de Rome”, una borsa di studio per perfezionare gli studi in Italia, dove Ma Jean-Honoré giunse però solo nel 1756. Vi rimase per circa cinque anni e visitò Roma e diverse altre città, tra le quali Napoli, Venezia e Torino.
Jean-Honoré Fragonard. Autoritratto. Olio su tela. 1800-1806
Foto: Pubblico dominio
La narrazione delle frivolezze
Dopo essere tornato in Francia entrò all’Accademia e poi maturò la decisione di cambiare i soggetti delle sue opere. Accantonò i temi storici e mitologici della prima fase della sua carriera per concentrarsi su una pittura meno “seria”, rappresentando nelle sue opere la gioia di vivere e lo spirito malizioso del periodo rococò. Nei suoi dipinti descrisse le frivolezze, gli svaghi, gli intrattenimenti galanti e la “cultura del boudoir”, tipici degli ambienti altolocati di quel tempo. Non senza una certa dose di sensualità, seppur senza mai trascendere il buon gusto. Fu una scelta felice: in poco tempo le sue opere furono molto apprezzate e ricercate, sia negli ambienti di corte sia nei salotti borghesi, rendendolo uno dei pittori alla moda più famosi del momento.
A quanto pare però, Jean-Honoré non era l'unico membro della sua famiglia con uno spiccato talento artistico, anzi. Il 17 giugno 1769 Fragonard sposò Marie-Anne Gérard, una ragazza originaria di Grasse, figlia di un profumiere, anche lei pittrice, in particolare di miniature. La coppia nel 1780 ebbe Alexandre-Evariste Fragonard, che seguirà le orme dei genitori studiando con il pittore Jacques-Louis David. Nel frattempo, a partire dal 1775, la cognata quattordicenne Marguerite Gérard era andata a vivere insieme ai Fragonard. Anche la ragazza possedeva indubbie doti artistiche e iniziò a prendere lezioni dal cognato, collaborando a volte con lui. A partire dagli anni novanta del XVIII secolo, quando ormai alle donne era consentito entrare nell'Accademia, Marguerite vi espose le sue opere fino al 1824. Si specializzò in acqueforti e in dipinti di genere, con particolare interesse per i temi intimisti e domestici. Anche Henri, un altro cognato del pittore, s’interessò di arte. Infine, Berthe Morisot, pronipote di Fragonard, divenne un’importante pittrice impressionista.
Donna giovane sta giocando con un cane. Jean-Honoré Fragonard. Olio su tela. 1765-1772
Foto: Pubblico dominio
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Gli ultimi anni
Fragonard svolse anche diversi e importanti cariche istituzionali nel corso della sua vita, ma quando nel 1800 venne abolita la carica d’ispettore dei convogli del museo di Versailles, che ricopriva in quel momento, iniziò il suo declino economico e sociale. Tornato a Parigi dopo un soggiorno nella sua città natale, visse con una pensione d’indennità fino a che la morte lo colse il 22 agosto del 1806. In poco tempo, mutato il gusto artistico e considerato oramai obsoleto lo stile di vita tutto cipria e divertimento dei nobili dell’ancien régime, la sua arte fu considerata di poco spessore e poi dimenticata. Solo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo la sua pittura è stata rivalutata e oggi è ritenuta di grande livello. Fragonard, infatti, riuscì a coniugare la grazia dei soggetti con la luminosità dei colori pastello della sua tavolozza, creando immagini che erano specchio della capricciosa società settecentesca che stava vivendo il suo canto del cigno.