Il Minotauro, il mostro del labirinto

La lotta tra Teseo e il Minotauro rappresenta l’eterno conflitto tra il bene e il male. Lo scontro tra l’eroe e il terribile mostro, un essere metà uomo e metà toro, ha avuto un tale successo da giungere fino ai nostri giorni

Teseo avanza nei meandri del labirinto. In una mano regge l’arma, nell’altra il filo donatogli da Arianna. Nelle tenebre intravede una sagoma sinistra, una testa di toro sul corpo di un uomo: il Minotauro. Si avventa impavido contro di lui e lo uccide, poi libera gli altri tredici giovani destinati alle fauci del mostro. Tutti insieme corrono verso l’uscita dove li attende Arianna – figlia del re cretese Minosse nonché sorellastra del Minotauro. Una volta liberi distruggono la flotta nemica e issano le vele alla volta di Atene.

In quest’affresco pompeiano uno dei giovani ateniesi liberati mostra la propria gratitudine a Teseo, al centro dell’immagine. Il Minotauro giace morto in un angolo. Museo archeologico nazionale, Napoli

In quest’affresco pompeiano uno dei giovani ateniesi liberati mostra la propria gratitudine a Teseo, al centro dell’immagine. Il Minotauro giace morto in un angolo. Museo archeologico nazionale, Napoli

Foto: White Images / Scala, Firenze

Ha così fine una delle più straordinarie avventure dell’ateniese Teseo, eroe fondatore della città e protagonista di una numerosa serie di miti e leggende. La lotta con il Minotauro ne costituisce uno dei nuclei più arcaici e celebri, immortalato da poeti, romanzieri, pittori e scultori di ogni epoca. In molti cederanno al fascino della creatura metà uomo e metà toro e all’incanto della complessa costruzione di Dedalo, il labirinto. Ma chi è davvero il Minotauro? E cosa si nasconde dietro lo scontro tra il mostro cretese e l’eroe greco?

La nascita del Minotauro

Il mito racconta che tutto ebbe origine da un’offesa arrecata al dio del mare Poseidone da Minosse, sovrano dell’isola di Creta – crocevia di culture e popoli nonché ricca potenza marittima che dominò il Mediterraneo sino all’arrivo dei continentali micenei. Il re cretese aveva origini divine in quanto figlio di Zeus e della principessa fenicia Europa. Una volta giunta sull’isola sul dorso di Zeus tramutatosi in toro, Europa sposò Asterio (o Asterione), il re locale che adottò Minosse e gli altri figli avuti dal dio. Alla morte del padre, Minosse rivendicò il trono e come prova della legittimità della richiesta domandò a Poseidone d’inviargli dalle acque un toro che avrebbe immolato in suo onore. Il dio mandò allora uno splendido toro candido, ma quando giunse il momento del sacrificio, ammaliato dalla bellezza dell’animale, Minosse lo risparmiò. Secondo alcune versioni del mito, decise di utilizzarlo come toro da monta per le sue mandrie.

L’affresco rinvenuto nella casa dei Vettii, a Pompei, raffigura Dedalo mentre mostra alla regina Pasifae la vacca in legno grazie alla quale potrà unirsi al bel toro di Poseidone, oggetto del suo desiderio

L’affresco rinvenuto nella casa dei Vettii, a Pompei, raffigura Dedalo mentre mostra alla regina Pasifae la vacca in legno grazie alla quale potrà unirsi al bel toro di Poseidone, oggetto del suo desiderio

Foto: Oronoz / Album

Tuttavia, non appena scoprì l’inganno Poseidone decise di vendicarsi e fece innamorare del toro la sposa di Minosse, Pasifae che, desiderosa di assecondare le sue passioni, implorò l’aiuto dell’architetto ateniese Dedalo. Questi le costruì una vacca di legno dentro la quale la regina attese la monta dell’animale. «Così ella diede alla luce Asterio, che fu chiamato Minotauro: aveva il muso di toro, mentre per il resto era umano», narra Apollodoro, uno scrittore del II secolo d.C. Orripilato, Minosse rinchiuse il figliastro nell’invenzione che Dedalo aveva costruito per l’occasione, il labirinto. Ma sebbene non sopportasse la vista del mostro, il re non esitò a ricorrere a lui per sottomettere il villaggio di Atene, governato da Egeo. Gli ateniesi si erano infatti macchiati di una terribile colpa: aver ucciso uno dei figli di Minosse, Androgeo. Il sovrano cretese impose a Egeo il pagamento di un tributo: ogni nove anni sette fanciulle e sette giovani sarebbero stati sacrificati al sanguinario mostro.

I giovani ateniesi vivevano nel terrore. Ma quando ricorse di nuovo lo scadere dei nove anni Teseo, figlio di Egeo – o secondo una variante del mito figlio dello stesso Poseidone – si offrì volontario per partire. Dopo aver consegnato per anni i figli e le figlie degli ateniesi a Minosse, Egeo non poteva certo rifiutarsi di assecondare la volontà del suo erede, che si diresse a Creta insieme alle altre vittime. Appena sbarcato, Teseo s’invaghì di Arianna, che ricambiava il suo sentimento e che, assieme a Dedalo, escogitò un modo per salvarlo. Lei sarebbe rimasta fuori dal labirinto reggendo un’estremità del filo di un gomitolo, mentre l’eroe sarebbe entrato svolgendo la matassa man mano che avanzava. Dopo aver ucciso il Minotauro, Teseo salvò gli altri ateniesi e, grazie allo stratagemma della principessa riuscì a tornare fuori dal dedalo. In compagnia di Arianna l’eroe poté finalmente issare le vele alla volta di Atene. Eppure, durante il viaggio, abbandonò la principessa sull’isola di Nasso: forse era soprappensiero, oppure fu costretto dai venti avversi o magari era innamorato della sorella di lei, Fedra, che ad Atene lo avrebbe tradito con il figliastro Ippolito.

In quest’olio di George Frederic Watts il Minotauro diviene il simbolo della rapace lussuria e dell’avidità nella civiltà moderna. 1885. Tate Modern, Londra

In quest’olio di George Frederic Watts il Minotauro diviene il simbolo della rapace lussuria e dell’avidità nella civiltà moderna. 1885. Tate Modern, Londra

Foto: Album

Un mito dalle molte varianti

Ogni autore racconta una versione diversa dell’incontro tra Teseo, Arianna e il Minotauro ma, si sa, il mito greco è solo una sorta di canovaccio, una trama che cambia in base alle letture degli artisti o alle rielaborazioni dei popoli. Alla struttura iniziale si sovrappongono varianti e ramificazioni e con il passare dei secoli si trasforma fino al punto che è difficile ricostruirne il nucleo originario.

Quel che è certo è che sin dai tempi antichi si tramandano testimonianze della lotta tra il Minotauro e Teseo: su un’anfora proveniente da Tinos, nelle Cicladi, risalente al 670-660 a.C., figura la prova più antica dello scontro tra il mostro e l’eroe, anche se qui il Minotauro è un essere dal corpo taurino e la testa umana. E un frammento di Saffo, ricorda il classicista Giorgio Ieranò, attesta la conoscenza del tributo di sangue richiesto agli ateniesi da Minosse.

La principessa cretese Arianna abbandonata sull'isola di Nasso. olio di Evelyn de Morgan. 1877. De Morgan Collection

La principessa cretese Arianna abbandonata sull'isola di Nasso. olio di Evelyn de Morgan. 1877. De Morgan Collection

Foto: Bridgeman / ACI

Da questi e da altri dati gli studiosi hanno dedotto che il mito era già popolare nel VII secolo a.C., ma alcuni suoi personaggi come Arianna e il Minotauro risalgono a epoche ben più remote. Sembra che in antichissime raffigurazioni la creatura compaia in un labirinto con il ginocchio piegato e una stella. La posizione e l’astro, da cui il nome Asterio, ne suggerirebbero la natura divina, legata a Helios – il Sole –, padre di Pasifae. E anche Arianna sarebbe in origine una dea. Il Minotauro e la sorellastra quindi provenivano dalla millenaria cultura cretese. Con il tempo però entrarono invece a far parte del mito greco che esaltava piuttosto la figura di Teseo. La vittoria sul Minotauro diventò una delle molte imprese con cui veniva celebrato l’eroe ateniese, e assieme a lui il piccolo villaggio dell’Attica le cui genti aveva unificato, come narra Plutarco in una biografia del fondatore di Atene contenuta nelle Vite parallele.

Dalla metà del VI secolo a.C. la figura del figlio di Egeo acquistò sempre più rilevanza e la sua leggenda si arricchì di altre incredibili avventure. Eppure la lotta contro il Minotauro – la vittoria sul «bieco mostro» come lo apostrofò il poeta Catullo –, continuò a essere l’episodio fondamentale nella vita dell’eroe, perché simboleggiava anche la sconfitta di Creta e l’irruzione di Atene nel controllo sul Mediterraneo.

Affresco della sala del trono, a Cnosso, che rappresenta una prova di 'taurocatapsia', un esercizio acrobatico che culminava in un salto mortale sulla groppa dell’animale

Affresco della sala del trono, a Cnosso, che rappresenta una prova di 'taurocatapsia', un esercizio acrobatico che culminava in un salto mortale sulla groppa dell’animale

Foto: Erich Lessing / Album

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Viaggio nella morte

Del labirinto cretese non sono state rinvenute tracce. Si pensò che potesse trovarsi nella reggia di Cnosso o che indicasse il palazzo stesso e le sue numerose stanze. Non è quindi strano che lo scopritore della dimora di Minosse – l’archeologo britannico Arthur Evans – desse il nome di “minoica” alla cultura che l’aveva eretto. Del labirinto in realtà è importante il ruolo simbolico: con i suoi meandri rappresenta le viscere della terra e la morte stessa. Al pari di ogni eroe Teseo deve affrontarla in un viaggio iniziatico in cui si scontrerà anche con un nemico possente e aggressivo quanto un toro, il Minotauro.

Affreschi e statuette rinvenuti a Cnosso e databili al periodo neopalaziale – tra il 1700 e il 1400 a.C. – raffigurano degli acrobati che saltano sui tori: è il gioco della taurocatapsia (letteralmente salto del toro) che veniva forse praticata in occasione di cerimonie e sacrifici. Simbolo di fertilità in molte religioni, il toro era l’animale sacro dei minoici e veniva ucciso ritualmente con l’ascia bipenne, o labrys, che è all’origine di una delle etimologie del labirinto, ovvero “palazzo dell’ascia bipenne”. Il mostro non poteva perciò avere sembianze diverse. Del resto anche Zeus si tramutò in un toro per rapire Europa.

Moneta con la rappresentazione del labirinto. V secolo a.C. Museo nazionale romano, Roma

Moneta con la rappresentazione del labirinto. V secolo a.C. Museo nazionale romano, Roma

Foto: Bridgeman / ACI

Moneta con la rappresentazione del labirinto. V secolo a.C. Museo nazionale romano, Roma

 

 

Teseo emerse dal labirinto da eroe e salpò alla volta di Atene. Prima della sua partenza aveva stabilito una sorta di codice assieme al padre Egeo: se la nave che tornava in patria avesse issato vele bianche, significava che a bordo si trovava l’eroe vittorioso; se fossero rimaste nere come lo erano al momento della partenza, ne avrebbero invece indicato la morte. Ma il giovane dimenticò di cambiarle e quando Egeo scorse un punto nero all’orizzonte si gettò nel mare che ne avrebbe preso il nome. Così il principe divenne re.

Il suo mito legittimava la storia: uccidendo il Minotauro e annientando Minosse, l’eroe poneva fine alla civiltà minoica che aveva dominato i mari. Durante l’età classica i vari politici che resero Atene una potenza non mancarono di omaggiare il vincitore del Minotauro. Così fecero il tiranno Pisistrato e i suoi figli; e anche quando Atene tornò alla democrazia non rinunciò al suo mito. Per esempio Pericle, il promotore degli imponenti edifici sull’Acropoli tra cui il Partenone, portò avanti un’aggressiva politica dei mari che lo contrapponeva idealmente a Minosse e, ricorda Plutarco, il militare Cimone si mise persino alla ricerca delle ossa del paladino ateniese.

Quest’anfora attica del VI secolo a.C. ritrae gli ultimi istanti della lotta tra Teseo e il Minotauro. La bestia soccombe sotto gli occhi dei giovani liberati dall’eroe. British Museum, Londra

Quest’anfora attica del VI secolo a.C. ritrae gli ultimi istanti della lotta tra Teseo e il Minotauro. La bestia soccombe sotto gli occhi dei giovani liberati dall’eroe. British Museum, Londra

Foto: British Museum / Scala, Firenze

Le lezioni del mito

Teseo è descritto come un sovrano assennato e democratico anche a teatro, nelle opere di Sofocle ed Euripide, dove non manca neppure il Minotauro: sembra che nelle Cretesi, tragedia di cui si conservano solo frammenti, Euripide avesse messo in scena la «folle malattia» di Pasifae per il toro. Gli ideali democratici ateniesi che sarebbero rimasti impressi nella storia occidentale s’incarnarono in quel re che aveva sconfitto l’ingiusta barbarie di Creta, tanto che nelle Supplici di Euripide è Teseo stesso ad affermare: «Compiendo tante belle gesta ho mostrato ai Greci / che è mia consuetudine castigare i malvagi». E quale creatura appariva più malvagia di un mostro taurino assetato di sangue?

Il mito cretese è sempre rimasto vivo nell’immaginario occidentale, anche se ogni epoca si è identificata con un protagonista diverso. Se dunque l’Atene classica prediligeva Teseo, la Roma di Ovidio e Catullo cantava piuttosto il dolore di Arianna abbandonata. Nel Medioevo cristiano il labirinto diventò il simbolo del peccato e dell’errare dell’anima o dell’inferno stesso, mentre il Minotauro assunse i contorni del diavolo. Nel Rinascimento Lorenzo de’ Medici celebrò il trionfo di Arianna e Bacco (Dioniso), innamoratosi della giovane a Nasso e pittori del calibro di Tiziano scelsero di trattare tale tema.

'Teseo e il Minotauro'. Maestro dei Cassoni Campana. Inizi del XVI secolo. Museée du Petit Palais, Avignone​

'Teseo e il Minotauro'. Maestro dei Cassoni Campana. Inizi del XVI secolo. Museée du Petit Palais, Avignone​

Foto: Erich Lessing / Album

Bisognerà attendere il XIX secolo perché il Minotauro venga finalmente compreso e riabilitato, per divenire ora l’emblema dei piaceri terreni, ora un mostro sofferente e ingenuo, ora il capro espiatorio dei due ambiziosi e spietati monarchi, Minosse e Teseo. Ma questo è un altro mito.

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