Il diavolo in convento: le possedute di Loudun

Nel 1634 la Francia fu scossa dal caso di alcune monache che affermavano di essere possedute dal demonio. Il parroco della città fu accusato di stregoneria e bruciato vivo

Nel 1626 venne fondato nella città di Loudun, fra Tours e Poitiers, un convento di monache orsoline. Ospitava diciassette religiose, quasi tutte molto giovani, incaricate di rafforzare la presenza del cattolicesimo in un territorio la cui popolazione era in gran parte di ugonotti. Fra loro vi era Jeanne des Anges, al secolo Jeanne de Belcier. Appartenente a una famiglia della piccola nobiltà del Poitou, da bambina era stata storpiata da un incidente. A vent'anni era entrata nel convento delle orsoline di Poitiers, e sin dal trasferimento a Loudun rivelò un carattere ambizioso che le valse la nomina a superiora del convento a soli ventisette anni.

Suor Jeanne des Anges viene esorcizzata da un monaco nel convento delle orsoline di Loudun. Incisione del XIX secolo. Bibliothèque Nationale, Parigi

Suor Jeanne des Anges viene esorcizzata da un monaco nel convento delle orsoline di Loudun. Incisione del XIX secolo. Bibliothèque Nationale, Parigi

Foto: Leemage / Prisma

A Loudun, il destino di Jeanne des Anges s'incrociò con quello di Urbain Grandier, curato di una delle principali parrocchie della città, dove era arrivato nel 1617, a ventisette anni. Elegante, colto, attraente e dotato di una capacità oratoria poco comune, acquisì rapidamente una grande popolarità, soprattutto fra le donne. I suoi sermoni lasciavano estasiate le dame della città, che facevano a gara per invitarlo ai loro eventi sociali e ad averlo come confessore.

Grandier non si sentiva vincolato dal voto di castità. Una giovane, Madeleine de Brou, divenne sua amante, e Grandier la convinse anche a sposarsi con lui, con una cerimonia clandestina in cui svolse contemporaneamente il ruolo di sacerdote e di sposo. Sedusse anche la figlia del procuratore locale, Philippe Trincant. Quando questa rimase incinta, il padre organizzò un matrimonio di convenienza, ma giurò di vendicarsi e con altri personaggi della città che avevano motivi di risentimento nei suoi confronti lo accusò di fronte alla commissione episcopale di condotta immorale. Il curato dongiovanni fu arrestato e giudicato, ma poteva contare su appoggi influenti e, assolto, tornò a Loudun.

Fantasmi ed esorcismi

Anche Jeanne des Anges era attratta da Grandier, e approfittando della morte del confessore del convento si mosse affinché fosse proposto a lui l’incarico, ma il parroco rifiutò l’offerta. Al suo posto divenne confessore il canonico Jean Mignon, uno dei peggiori nemici di Grandier. Il suo arrivo coincise con il manifestarsi di strani fenomeni all’interno del convento. Le monache cominciarono a riferire di visioni notturne: fantasmi che entravano dalle finestre o passavano attraverso le pareti, rumori di catene, palle nere che attraversavano il refettorio. Sempre più turbate, le religiose erano preda di crisi convulsive, si abbandonavano ad affabulazioni a tema erotico e rifiutavano i sacramenti.

Presunto patto di Urbain Grandier con il demonio

Presunto patto di Urbain Grandier con il demonio

Foto: Bridgeman / Aci

Mignon si rese conto che questo fenomeno di isteria collettiva poteva essere utile per i suoi disegni. Fece chiamare un curato che certificò che le monache erano possedute dal demonio e che quindi dovevano essere sottoposte a esorcismo, il rituale previsto dalla Chiesa per scacciare il demonio. Furono praticati numerosi esorcismi, prima in privato e poi di fronte a un pubblico desideroso di nuove emozioni. Nella cappella del convento, le monache erano stese su letti e, dopo le prime domande del sacerdote, entravano in trance e lasciavano che il maligno parlasse attraverso di loro. Una testimonianza racconta di come Jeanne «cominciò a fare violenti movimenti e a lanciare grida come quelle di un maiale [...] Le si serrarono i denti [...] Il canonico Mignon le mise indice e pollice in bocca e realizzò esorcismi e scongiuri in nostra presenza».

Durante uno di questi trattamenti Mignon riuscì a scacciare il demone Asmodeo dal corpo di Jeanne, ma la superiora era posseduta da altri demoni, ognuno contraddistinto da un nome – Zabulon, Isacaron, Leviatano, Balaam, Behemoth –, quindi gli esorcismi continuarono. In uno di essi, Jeanne rivelò che era Urbain Grandier il responsabile delle condizioni delle religiose, alle quali aveva inviato un mazzo di rose in cui era contenuto il suo “patto” con il diavolo. I nemici di Grandier avevano finalmente ciò che cercavano: un’accusa di stregoneria che avrebbe potuto portare Grandier direttamente sul rogo.

Jeanne des Anges accusò Grandier di aver firmato un patto con Satana

Quando venne a conoscenza delle accuse, Grandier si rivolse all’arcivescovo di Bordeaux, suo amico, e questi ordinò di sospendere tutti i procedimenti: sembrò così essersi salvato. Ma arrivò a Loudun Jean de Laubardemont, un magistrato che aveva avuto l’incarico dal cardinale Richelieu di radere al suolo il castello della città e imporre l’autorità della monarchia, imparentato sia con Jeanne des Anges sia con il canonico Mignon. Le autorità locali resistettero, e Grandier commise l’imprudenza di schierarsi con esse. Irritato da questo comportamento, Laubardemont riesumò l’accusa di stregoneria, raccolse informazioni e ne informò Richelieu.

Grandier nella camera di tortura. Incisione del XIX secolo

Grandier nella camera di tortura. Incisione del XIX secolo

Foto: Leemage / Prisma

Il processo per stregoneria

Il cardinale, ostile a Grandier per un vecchio dissapore, ottenne da Luigi XIII l’autorizzazione a riaprire il caso. Alla fine del 1633 Laubardemont tornò a Loudun e ordinò l’arresto di Grandier, mentre riprendevano gli esorcismi sulle monache, finalizzati a raccogliere prove di stregoneria. Si diceva che il contatto con il diavolo lasciasse segni specifici sul corpo di chi lo invocava, rendendo alcune zone insensibili al dolore. Jeanne rivelò che Grandier possedeva cinque di questi segni su schiena, fondoschiena e testicoli. Un medico fu incaricato di localizzare le presunte zone insensibili infilzandole fino all’osso con uno stiletto. Le urla di Grandier furono udite fin nella strada.

Nel luglio del 1634 si formò un tribunale composto da dodici giudici e presieduto da Laubardemont. Chiamato a deporre, Grandier negò tutte le accuse, ma sulla base di tre testimonianze il tribunale proclamò la sentenza: condanna al rogo. Il 18 agosto del 1634, Grandier fu portato al palazzo di Giustizia e sollecitato a confessare le sue colpe. Il parroco dichiarò di non essere uno stregone, di non aver commesso sacrilegio e di non conoscere altra magia che quella della Bibbia, consapevole che sarebbe stato torturato fino alla confessione. Ma nemmeno i terribili tormenti, durante i quali gli vennero maciullate le gambe, riuscirono a piegarlo. Dovette indossare una camicia impregnata di zolfo e venne portato nella piazza del mercato di Loudun, gremita di folla. Legato al palo, gli fu promesso che sarebbe stato strangolato se avesse confessato, ma continuò a negare. Fu bruciato vivo. Le ultime parole furono: «Dio mio, abbi pietà di me. Dio, perdonali, Signore, perdona i miei nemici!».

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Da posseduta a santa

Dopo la morte di Grandier le possessioni nel convento delle orsoline di Loudun proseguirono, e con esse gli esorcismi, che continuavano ad attrarre un folto pubblico. Jeanne des Anges ne era la protagonista. Nel 1635 affermò che il demone Balaam, prima di abbandonarla sconfitto, le aveva lasciato scritti in modo indelebile, sulla mano sinistra, i nomi di Gesù, Maria, Giuseppe e Francesco di Sales. Poco tempo dopo si ammalò gravemente, al punto che si temette per la sua vita, ma recuperò “miracolosamente” grazie, a suo dire, all’olio che san Giuseppe le aveva versato addosso e che le aveva macchiato la camicia.

Questa incisione diffusa appena dopo l’esecuzione di Grandier ne trasmette la versione ufficiale, secondo cui Grandier era un adepto del diavolo

Questa incisione diffusa appena dopo l’esecuzione di Grandier ne trasmette la versione ufficiale, secondo cui Grandier era un adepto del diavolo

Foto: Akg / Album

Le stimmate e la camicia la resero famosa in tutta la Francia, tanto che intraprese un viaggio durante il quale a Parigi fu ricevuta da Richelieu e dalla regina Anna d’Austria. Nel 1642 scrisse un’autobiografia in cui narrava ciò che aveva vissuto fra il 1633 e il 1642. Quando, nel 1665, morì, a causa di un’emiplegia, era in odore di santità ed enormemente popolare.

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Per saperne di più

I diavoli di Loudun. Aldous Huxley, Ghibli, Milano, 2021

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