Se avete visto la serie di successo Bridgerton (Netflix, 2020), vi sarà forse capitato di porvi alcune domande sull'epoca storica in cui la fiction è ambientata e sulla vita quotidiana dell'aristocrazia. La storia si svolge ai tempi della Reggenza inglese, fra il 1811 e il 1820. Il re, Giorgio III, era stato colpito dai segni della malattia mentale che si manifestava a più riprese, e questo aveva portato alla necessità d'instaurare una reggenza sotto il figlio, Giorgio IV. La regina, Sophia Charlotte di Meclemburgo Strelitz, era comunemente descritta dai contemporanei come una donna dai lineamenti irregolari e dalla carnagione scura, che non corrispondeva insomma ai canoni estetici dell'epoca. Per questo motivo, alcuni storici ritengono potesse avere origini africane. Attorno a lei ruotavano gli eventi di corte e gli incontri mondani, che continuò a presenziare fino alla morte, avvenuta nel 1818. Fra questi, il più atteso era il momento della presentazione delle debuttanti al cospetto di Sua Maestà.
Charlotte di Meclemburgo Strelitz, moglie di Giorgio III
Foto: Pubblico dominio
Pressione sociale
La vita sociale delle giovani aristocratiche cominciava dunque con la presentazione alla regina in occasione dell'apertura del Queen Charlotte's Ball, che inaugurava la stagione sociale che si svolgeva da aprile a giugno. L'età delle debuttanti poteva variare dai diciassette ai ventitré anni, essendo legata principalmente alla maturità sessuale. Se dopo i ventitré anni la giovane non aveva trovato marito, era additata come zitella e destinata al biasimo sociale. Un ostacolo al debutto era causato dall'eventuale presenza di sorelle maggiori: finché queste non si sposavano la minore non poteva essere presentata in società, e dunque rimaneva “bloccata” rischiando di rimanere a sua volta nubile.
Naturalmente questo sistema provocava una pressione psicologica non indifferente nelle famiglie, soprattutto in linea femminile. Bisogna infatti considerare che spesso i fidanzamenti duravano diversi anni prima di celebrare le nozze, e non è nemmeno detto che si riuscisse a trovare marito durante la prima stagione. Questo ci fa comprendere la frenesia con la quale si aspettava l'apertura della social season e dei conseguenti fidanzamenti e nozze. Se queste non avvenivano, non solo si arrecava un'onta alla famiglia, ma la stessa sussistenza economica futura era messa in dubbio qualora non si trovasse qualcuno in grado di provvedere al mantenimento.
Il ballo del cotillon, 1828. Collezione privata
Foto: Fine Art Images / Heritage
Il debutto in società
Il debutto in società prevedeva dunque una serie di eventi, balli, inviti di vario genere che culminava con la presentazione della giovane a corte. A questo scopo, bisognava essere introdotte da una dama dell'entourage della regina. Tale incontro elevava socialmente, e dunque rendeva più appetibili sul mercato matrimoniale. Presentarsi a corte era chiaramente molto dispendioso, ma il tornaconto era assicurato, poiché avviava la giovane al bel mondo aprendo una serie di prospettive socialmente ed economicamente molto interessanti per lei e per la stessa famiglia. Non è un caso che gli esponenti della piccola nobiltà – gentry – considerassero il debutto in società e le sue conseguenze come un'imperdibile occasione.
La presentazione della debuttante alla regina avveniva nel corso di un apposito ricevimento, il Queen's Charlotte Ball, che si tenne per la prima volta nel 1788. Le giovani facevano il proprio ingresso vestite di bianco una alla volta assieme alla dama che le presentava o alla madre. Non dovevano mai parlare a meno che non venissero direttamente interpellate dalla sovrana e non dovevano mai mostrarle la schiena, nemmeno quando si ritiravano. In quel caso dovevano camminare all'indietro a capo chino. Queste regole sarebbero valse anche negli incontri futuri. Per gli uomini invece non era previsto un cerimoniale dedicato, ma anche loro dovevano essere introdotti da chi già era presentato a corte. E anche loro aspettavano con ansia l'inizio della social season, viste le rare occasioni in cui giovani dei due sessi potevano incontrarsi al di fuori di questi eventi. Per i giovanotti la stagione era dunque il momento propizio per intessere relazioni d'affari e trovare moglie, che doveva disporre di una ricca dote che sarebbe poi servita ad amministrare i possedimenti del marito.
Un ballo al circolo Almack's, a Londra
Foto: Pubblico dominio
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I balli in voga
I giovani di buona famiglia dovevano saper ballare, e le danze facevano parte della loro educazione proprio in vista dei grandi eventi sociali. In epoca Regency si praticavano balli figurati dove le coppie s'incrociavano e si scambiavano. I passi e le coreografie erano complicati e faticosi da svolgere in quanto il passo era spesso saltellato. Dalla Francia arrivavano le quadriglie e i cotillon, balli campestri eseguiti su adattamenti di musica popolare o da teatro. Quattro coppie di ballerini si disponevano in quadrato e si scambiavano con quelli dell'angolo opposto. In Inghilterra invece si prese a posizionarsi su due file spostandosi poi secondo linee diagonali da un capo all'altro.
V'erano poi le scottish country dances, le danze campestri scozzesi, mentre la english country dance era considerata l'ideale per chiudere un ballo. Questa si svolgeva in due parti, descritte in un libretto pubblicato nel 1815 da Thomas Wilson, maestro di danza. Nella prima fase sono le coppie all’inizio e alla fine delle due file che si fronteggiano a muovere i passi lungo le linee, poi tutti i ballerini formano semplici figure come il “ponte”, formato dalle mani delle coppie che si toccano tenendo le braccia alzate mentre dall’ultima fila i ballerini lo attraversano a due a due. Nel corso di questi balli, l’unico contatto fra i partecipanti era quello discreto delle mani o delle braccia.
La moda Regency
In questo momento storico predominava quello che in Francia era chiamato “stile impero”. Era caratterizzato da linee quasi geometriche, girovita molto alti, gonne a cono rigide e lineari illegiadrite da strascichi, maniche a palloncino e colori tenui. I tessuti utilizzati erano preziosi, spesso intarsiati con gemme, perle e ricami in filo d'oro e d'argento. La seta era molto apprezzata, ma non veniva impiegata per gli abiti da ballo in quanto avrebbe messo in evidenza gli aloni di sudore. Le scollature (così come le braccia nude) erano accettate solo la sera, mentre i gioielli erano sfoggiati sempre, in ogni momento del giorno. Se l'abito delle debuttanti era inderogabilmente bianco, nelle altre occasioni si potevano usare tenui tinte pastello. Le donne sposate, invece, potevano scegliere fra una gamma di colori più vasta e decisa. Le acconciature erano alte ed elaborate, arricchite con composizioni in piume di struzzo, airone, fagiano, pappagallo ara e uccelli del paradiso.
Per quanto riguarda gli uomini, fece la sua comparsa il cosiddetto dandismo, che – lungi dall'essere un semplice modo di abbigliarsi – costituiva una vera e propria filosofia di vita. Caratterizzato da un’esagerata ma al tempo stesso ironica attenzione all’eleganza e alla cura del particolare, il dandy assumeva un atteggiamento spesso egocentrico e sopra le righe. L’adozione di pantaloni lunghi, giacche blu e frac per le serate si accompagnò ad una nuova attenzione per l’igiene personale che portò, fra l’altro, all’abbandono delle antigieniche parrucche.
Lady Jersey introduce la quadriglia in Inghilterra
Foto: Pubblico dominio
Gli eventi collaterali
Oltre al debutto in società, la social season era accompagnata da una sfilza interminabile di eventi mondani: dalle corse dei cavalli alla stagione teatrale, dalle mostre all'aria aperta ai ricevimenti nelle case private, dai concerti alla passeggiata a piedi o in carrozza nei parchi di Londra, a decine di altre occasioni d’incontro: gli esponenti di spicco della società britannica facevano a gara per presenziare laddove contava. In queste occasioni l’etichetta era un po’ meno rigida rispetto a quella di corte, ma il savoir faire era imprescindibile per brillare in società.
Fu in questo contesto che iniziarono ad assumere enorme importanza i club privati. Accessibili inizialmente solo agli uomini allo scopo di ospitare le relazioni d’affari in un ambiente ludico e informale, presto aprirono anche alle donne. Almack’s fu pioniere in questo senso: questo circolo aprì i battenti al pubblico femminile e iniziò a ospitare ambìti balli. Per accedere bisognava acquistare un voucher, ma per ottenerlo era necessario venire invitati dalle “patronesse”, donne di alto lignaggio ed anima delle feste detentrici del privilegio di fare il bello e il cattivo tempo accettando o escludendo i frequentatori del club.
Un ballo del 1815 circa all'Almack's club di Londra
Foto: The Granger Collection, New York / Cordon Press
Qualsiasi comportamento inappropriato, qualsiasi macchia sulla buona condotta o il minimo accenno allo scandalo portavano all'esclusione immediata da questi eventi. La pressione sociale nei confronti delle debuttanti e dell’intera aristocrazia era quindi molto pesante, e non si limitava al ricevimento a corte ma alla partecipazione a tutta quella serie d'incontri cui una famiglia per bene doveva necessariamente prendere parte. Tutti erano costantemente sotto osservazione da parte della società. Lo scotto da pagare per il privilegio era dunque l’impossibilità di condurre una vita libera.
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