Quando si parla dell'archeologo inglese Howard Carter il discorso cade inevitabilmente sulla scoperta della tomba di Tutankhamon. Ora che si celebra il centenario di questa scoperta ripercorriamo invece la vita di Carter prima di quel fatidico novembre del 1922 e di come, da giovanissimo, lasciò l’Inghilterra per approdare sulle sponde del Nilo.
Nato il 9 maggio del 1874 a Kensington, Londra, da Martha Joyce Sands e da Samuel John Carter, Howard era l'ultimo di undici figli, dieci maschi e una femmina. A causa della salute cagionevole ancora bambino fu mandato ad abitare in campagna, a Swaffham, nel Norfolk, dove l’aria era più salubre. Qui i Carter possedevano una casa in cui abitavano le sorelle nubili del padre, le zie Kate e Fanny, che accudirono il giovane Howard mentre i genitori rimasero a Londra con il resto della famiglia. Per problemi di salute non frequentò la scuola – probabilmente ricevette un’istruzione privata – e non fece neppure nessun tipo di sport. La mancanza di studi regolari fu sentita da Carter come un peso per tutta la vita. Crebbe solitario e con pochi amici, ma sopperì alla mancanza di una vita sociale passando il tempo a disegnare tutto ciò che la natura poteva offrirgli. I genitori facevano la spola tra Londra e Swaffham e proprio qui il padre di Carter, che era capo illustratore per l’Illustraded London News, dipingeva quadri su commissione per i ricchi possidenti della zona. I suoi soggetti preferiti erano gli animali: cavalli, mucche, scoiattoli. «Egli era uno dei più formidabili disegnatori che abbia mai conosciuto», scrisse Carter a proposito del padre. «La sua conoscenza nel campo dell’anatomia comparata e la resa della forma erano impareggiabili. Riusciva a dipingere a memoria, con precisione, qualsiasi animale e in qualsiasi movimento, di scorcio o in altro modo, con la massima disinvoltura».
Il giovane Howard Carter
Carter, Howard,” The Emma B. Andrews Diary Project, accessed November 3, 2022, http://www.emmabandrews.org/project/items/show/83
Un incontro fortunato
Samuel insegnò al giovane Howard l’arte del disegno, della pittura e anche quella di osservare attentamente ogni dettaglio del soggetto da rappresentare, abilità che gli sarà molto utile per il suo lavoro di archeologo. Le condizioni economiche precarie della famiglia fecero si che Carter volle presto rendersi utile e iniziò a lavorare con il padre accompagnandolo nelle ricche ville dei suoi clienti. Uno di questi, William Amherst, era un grande collezionista di antichità egizie e diede una svolta decisiva alla vita di Carter. Didlington Hall, la sua residenza di campagna, si trovava nel villaggio di Brandon a una ventina di chilometri da Swaffham e al suo interno custodiva la più grande raccolta privata inglese di reperti e papiri egizi.
Gli oggetti più spettacolari della sua collezione erano senz’altro sette statue che rappresentavano la dea leonessa Sekmet, scolpite nella pietra scura. Alte quasi due metri si trovavano nel giardino del palazzo a godersi il tiepido sole inglese. William Amherst, in seguito primo barone Amherst di Hackney, soleva dire che c’era una statua di Sekhmet per ognuna delle sue sette figlie. È Carter stesso a raccontare di come questa magnifica collezione suscitò in lui «un desiderio intenso nei riguardi di quel paese, della purezza del suo cielo azzurro, delle sue pallide ed eteree colline, delle sue valli brulicanti di masse di tesori…»
Partenza per l’Egitto
La famiglia Amherst sosteneva l’Egypt Exploration Fund, una associazione filantropica fondata nel 1882 dalla romanziera Amelia Edwars. Quando seppero che il fondo cercava un giovane artista per lavorare in Egitto insieme all’egittologo Percy Newberry, consigliarono il giovane Howard Carter. La famiglia di Carter accettò la proposta e così nell’ottobre del 1891 Howard lasciò l’Inghilterra alla volta dell’Egitto. Aveva 17 anni quando il padre Samuel lo accompagnò a Victoria Station, gli diede dei giornali e una scatola di tabacco e salutò quel ragazzo, che stava per intraprendere la più grande avventura della sua vita. «Come ricordo bene lo stato d'animo depresso in cui mi trovavo quando ho lasciato Victoria Station, e la nostalgia dei giovani e degli inesperti quando ho attraversato la Manica e mi sono ritrovato solo per la prima volta in un paese straniero, della cui lingua non avevo nessuna conoscenza», scrisse Carter.
Una volta arrivato in Egitto insieme a Newberry iniziò il suo nuovo lavoro: ricopiare i rilievi e le iscrizioni che si trovavano nelle tombe delle necropoli di Beni Hassan e di Deir el-Bersha, nel Medio Egitto. A differenza del metodo utilizzato da Newberry e dai suoi colleghi, che consisteva nell’appoggiare i fogli da ricalco sulle pareti delle tombe per riprodurre i contorni delle immagini, quello di Carter era di ricopiare tutto a mano libera facendo attenzione ad ogni dettaglio. Il risultato fu molto più pulito e preciso rispetto ai lavori precedenti e Newberry ne fu entusiasta. Carter non era solo un provetto disegnatore, ma era anche serio e infaticabile. In una lettera ad un collega Newberry scrisse che con Carter al suo fianco avrebbe potuto ricopiare tutti i disegni delle tombe presenti in Egitto in soli cinque anni. Il successivo scavo in cui Carter lavorò, sempre grazie all’intercessione della famiglia Amherst, fu quello nella città di Amarna, nel Medio Egitto, dove scavava l’eccentrico egittologo William Matthew Flinders Petrie. Questa città, fondata da Akhenaton, il faraone che introdusse il culto di un unico dio, è la città natale di Tutankhamon ed è qui che il piccolo re mosse i primi passi.
Le sette statue di Sekhmet a Didlington Hall
Foto: https://amhersts-of-didlington.com/taodh1.html
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Amarna
Petrie è una vera e propria leggenda per l’egittologia grazie ai suoi libri, articoli e al lavoro sul campo. Fu il primo a utilizzare una serie di tecniche di scavo e di documentazione rigorose e precise. Aveva un carattere particolare, di poche parole, senza nessun senso dell’umorismo e spartano a tal punto che quando il giovane Carter lo raggiunse ad Amarna il 2 gennaio 1892, la prima cosa che dovette fare fu di costruirsi un riparo di mattoni di fango per poter dormire. Le regole di Petrie sullo scavo erano ferree: costruirsi un riparo, niente tavoli e sedie – l’unico mobilio possibile erano le casse da imballaggio – cibo in scatola e…guai a buttare via i barattoli vuoti perché servivano per riporci i reperti! Malgrado tutto ciò Carter elogiò Petrie paragonandolo a uno Sherlock Holmes dell’archeologia e affermò che grazie ai suoi insegnamenti stava iniziando a nascere in lui la vocazione dello scavatore. Petrie e Carter, in perfetta armonia, erano soliti perlustrare le calde sabbie del deserto alla ricerca di antichità e durante le loro passeggiate trovarono vari reperti, tra cui alcuni stampi e montature di anelli in faïence azzurra, verde e gialla. Su uno di questi, ironia della sorte, si trovava il nome di Tuthankamon. Inconsapevolmente Carter si stava avviando verso il suo destino.
Ispettore capo
Grazie al sostegno di Newberry presto divenne l'artista principale nel sito di Deir el Bahari, nel sud dell’Egitto, dove lavorava Edouard Naville. Qui si trova il meraviglioso tempio funerario di Hatshepsut, sovrana della XVIII dinastia che governò l’Egitto come faraone. Carter scavò in questo luogo per sei anni, dal 1893 al 1899, eseguendo dei disegni a matita, inchiostro e acquarello che sono dei veri e propri capolavori. Era entusiasta del luogo tanto da scrivere che: «L'ambientazione del tempio, i delicati rilievi scolpiti sulle sue pareti, erano una gioia continua per la mente. In quei sei anni, anche se pieni di duro lavoro, ho imparato più dell'arte egizia, della sua serena semplicità, che in qualsiasi altro tempo o luogo». Le sue capacità divennero note nel ristretto ambito dell'egittologia, tanto che nel 1899 Gaston Maspero, direttore generale delle Antichità Egizie, nominò Carter, allora venticinquenne, ispettore capo per l'alto Egitto e della Nubia.
Howard Carter in una fotografia del 1939
Foto: 2004 Topfoto
La caduta
Il primo gennaio 1900 Carter assunse pienamente le sue funzioni. Era responsabile di ogni scavo effettuato nel sud dell’Egitto e il suo lavoro era di natura essenzialmente pratica: la manutenzione dei templi, l’illuminazione elettrica delle tombe e le misure di sicurezza per la protezione dei siti archeologici e dei turisti. Dopo cinque anni Carter cambiò ruolo e prese in carico il territorio della zona nord dell’Egitto: il Delta del Nilo, il bacino del lago del Fayyum e la zona delle piramidi a ovest del Cairo. Ma all’inizio del 1905, appena investito del suo nuovo ruolo, accadde qualcosa di molto spiacevole. Un gruppo di francesi ubriachi si erano recati a Saqqara e volevano entrare a vistare il serapeum – complesso monumentale dove venivano seppelliti i tori sacri – senza però pagare il biglietto. Scoppiò una lite tra i visitatori e le guardie, chiamate gaffir, e la cosa degenerò quando un francese diede un pugno ad una guardia. Carter venne chiamato immediatamente e al suo arrivo ordinò ai gaffir di difendersi. Purtroppo durante la colluttazione che ne seguì uno dei turisti venne colpito da una guardia e cadde a terra.
I francesi quindi andarono a lamentarsi da Maspero e presentarono una denuncia contro Carter. Il console di Francia pretese le scuse ufficiali di Carter, ma questi rifiutò sostenendo di avere fatto semplicemente il suo dovere e che a presentare le scuse dovevano essere i francesi. A questo punto Maspero fu costretto, suo malgrado, a licenziarlo. Era il 1905 e Carter, che allora aveva trentun anni, si ritrovò senza lavoro. Eppure nemmeno allora abbandonò l'Egitto, preferendo sbarcare il lunario grazie alla vendita dei suoi acquerelli e facendo da guida per gruppi di turisti che volevano visitare i siti archeologici.
Un nuovo inizio
Poi il destino mutò di nuovo a suo favore quando nel 1908 lord George Herbert, quinto conte di Carnarvon, giunse a Luxor. Il lord ottenne una concessione di scavo nella Valle dei Re e chiese a Gaston Maspero il nome di un archeologo che potesse aiutarlo. Maspero, che non si era dimenticato di Howard Carter, fece il suo nome. Qui iniziò il sodalizio tra i due uomini che, tra alti a bassi, numerosi sacrifici e anni di ricerche arrivarono a trovare la tomba perduta del faraone Tutankhamon. La più grande scoperta archeologica di tutti i tempi.
Per saperne di più
- Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia. Christina Riggs. Bollati Boringhieri, Torino, 2022.
- Alla scoperta della tomba di Tutankhamon. H.V.F. Winstone, Grandi Tascabili Economici Newton, Winstone, 1991.
- Tutankhamon, una storia sconosciuta. Thomas Howing, Club degli Editori, 1978.
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