Nel Mediterraneo orientale il passaggio dal II al I millennio a.C. fu drammatico. Verso il 1200 a.C. le ondate migratorie dei cosiddetti "popoli del mare" distrussero il potente Impero ittita (nei territori dell’attuale Turchia), e minacciarono seriamente l’Egitto dei faraoni, che riuscì a respingere gli invasori e a superare la crisi, ma a costo di una diminuzione del suo potere e della sua espansione. In Mesopotamia, l’Assiria viveva un momento buio tra le sue due epoche di splendore, l’Antico e il Nuovo Impero. In definitiva, in quest’epoca, quella del transito dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro, caddero regni e si disgregarono grandi imperi. Tuttavia, tra le rovine di quel mondo antico comparvero piccoli centri di potere, come il regno di Davide, con capitale a Gerusalemme, e la Tiro fenicia di Hiram I, detto "il Costruttore".

Hiram dirige l’abbattimento degli alberi. Il monarca fornì a Salomone legno e artigiani per costruire il Tempio in cambio di grano e olio. Dipinto di J. M. Miller. XX secolo
Foto: Look and Learn / Bridgeman / AciHiram dirige l’abbattimento degli alberi. Il monarca fornì a Salomone legno e artigiani per costruire il Tempio in cambio di grano e olio. Dipinto di J. M. Miller. XX secolo
Non si hanno molte informazioni su Hiram, figlio del re Abibaal. Secondo lo storico romano di origine ebraica Flavio Giuseppe, che scrisse mille anni dopo, il re di Tiro avrebbe regnato per un lungo periodo, trentaquattro anni, agli inizi del I millennio a.C., e sarebbe morto all’età di cinquantatré anni. Gli successe il figlio Baleazar (che, a sua volta, regnò per diciassette anni) e la dinastia si estinse con la morte di suo nipote Abdastratos (assassinato nel nono anno del suo regno).
A parte Flavio Giuseppe, che ci fornisce la lista dei sovrani di Tiro, non sono molte le fonti che danno informazioni sulla monarchia della città fenicia e sull’epoca di Hiram. Le principali si trovano nell’Antico Testamento: 1 Samuele, 2 Cronache, 1 Re. L’archeologia, dal canto suo, non ci fornisce alcun dato legato direttamente a Hiram I, né iscrizioni, né monumenti. Ciononostante, possiamo ricostruire alcuni aspetti fondamentali dell’opera del grande monarca di Tiro.
Tiro, potenza regionale
L’epoca di splendore che Tiro conobbe sotto Hiram è strettamente legata alla crisi dei grandi imperi del Vicino Oriente, che diede spazio a nuove potenze regionali. Una di esse fu la città di Hiram, che divenne il punto di partenza di alcune rotte commerciali che avrebbero messo in comunicazione il Mediterraneo con l’Oriente. La grande metropoli fenicia estese così il proprio ambito di influenza – o il proprio controllo diretto, poiché la questione è controversa– sia sull’isola di Cipro sia sulla costa siro-palestinese, dove giunse a dominare la vicina regione di Chabulon in Galilea.

Colonne di un antico tempio che in epoca romana fu dedicato a Melqart, la principale divinità del popolo di Tiro
Foto: Joel Carrilet / Getty Images
Questa espansione di Tiro nel continente è legata agli stretti vincoli che Hiram intrattenne con il re Salomone, successore di Davide, una relazione che fu fondamentale nella crescente importanza di Tiro. Da quanto si deduce dalle informazioni fornite dall’Antico Testamento, Davide e suo figlio Salomone si trovavano in una situazione di dipendenza tecnologica dalla città fenicia. Se Davide costruì il suo palazzo a Gerusalemme (che aveva da poco conquistato) grazie all’aiuto prestato da Hiram, il suo successore Salomone ricevette consulenza tecnica e aiuto materiale da Tiro per edificare il proprio palazzo nella città e costruirvi la sua grande opera: il Tempio.
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Tiro e Gerusalemme
Questa dipendenza è resa emblematica dal caso del ramaio Hiram, omonimo del monarca fenicio e il cui padre era di Tiro e la madre israelita. Il re di Tiro lo inviò a Gerusalemme per dare forma agli elementi più importanti del tempio di Salomone, tra i quali vi erano le imponenti colonne di bronzo Yakin e Boaz, coronate da capitelli e ghirlande, e altri ornamenti tipici delle arti di Tiro, come i leoni o i cherubini ispirati a quelli che ornavano il tempio della dea Astarte nella città fenicia.
Il ruolo di guida svolto da Tiro su Israele non si manifestò soltanto nell’invio di artigiani specializzati o di materiali da costruzione altamente pregiati, come i grandi tronchi di legno di cedro del Libano, ma si sarebbe tradotto anche nell’affermazione del dominio di Tiro sulla regione di Chabulon. In effetti, secondo la Bibbia (1 Re, 9, 11), in cambio del legno di cedro e di cipresso, e dell’oro per abbellire il Tempio che Hiram gli aveva inviato, Salomone gli offrì venti città nel paese di Galilea, ossia la zona di Chabulon; il re di Tiro, però, andò a vederle e non gli piacquero. Tuttavia, il testo aggiunge che il monarca fenicio pagò a Salomone 120 talenti d’oro per quei territori. Flavio Giuseppe dice soltanto che Salomone regalò a Hiram il territorio di Chabulon. Si direbbe dunque che l’ampliamento del dominio di Tiro sulla terraferma si sia prodotto a spese del sovrano di Israele.

Trasporto di legno di cedro del Libano con navi fenicie. Rilievo del palazzo del re Sargon II d’Assiria a Khorsabad. VIII secolo a.C. Musée du Louvre, Parigi
Foto: Erich Lessing / Album
In ogni caso, i rapporti tra Hiram e Salomone non si limitarono alla costruzione del Tempio e alla cessione di Chabulon. Secondo l’Antico Testamento (1 Re, 9), i due sovrani collaborarono in un’impresa commerciale molto redditizia. Salomone ordinò di costruire una flotta a Ezion-Geber, presso Eilat (nel golfo di Aqaba), sulla costa del Mar Rosso, e «Hiram mandò su questa flotta, con la gente di Salomone, la sua propria gente: marinai, che conoscevano il mare» affinché comandassero le navi, in una nuova dimostrazione della superiorità tecnica di Tiro su Gerusalemme. La flotta si diresse verso Ofir, dove prese 420 talenti d’oro. Le spedizioni di Hiram e Salomone avevano come finalità porre fine al monopolio commerciale e impossessarsi delle risorse aurifere di cui aveva goduto l’Egitto, ormai molto indebolito, in quella regione.
Il periodo d’oro di Tiro
La condotta di Hiram gettò le basi dello splendore di Tiro. Il dominio su Chabulon assicurava il rifornimento di generi alimentari per la crescente popolazione della città fenicia e una base territoriale tiria sulla terraferma, mentre il commercio forniva altri beni: rame da Cipro, e oro, argento, pietre preziose, animali esotici e molto altro da Ofir. In questo modo il prestigio di Hiram crebbe, e allo stesso tempo il sovrano veniva in possesso delle risorse necessarie per intraprendere un ambizioso programma edilizio nella sua città, come riferisce Flavio Giuseppe. A quell’epoca, Tiro sorgeva su due isole, a poco meno di un chilometro dal litorale. Hiram unì le due isole, un’opera di ingegneria di grande spessore che ebbe come risultato la creazione del porto settentrionale o fenicio, che si aggiungeva al già esistente porto egizio. Il re, inoltre, creò un sistema di rifornimento idrico mediante la costruzione di una rete di depositi e cisterne che eliminavano la forzata dipendenza da un rifornimento esterno e in questo modo assicuravano inoltre la sicurezza di Tiro in caso di assedio. Queste, tuttavia, non sarebbero le uniche opere pubbliche portate a termine da Hiram. La città era diventata la grande metropoli della costa siro-palestinese e il punto di partenza dell’espansione coloniale fenicia verso Occidente, e per sottolineare il suo ruolo e la gloria del suo sovrano, Hiram avrebbe ricostruito, sulle fondamenta di templi più antichi, nuovi recinti sacri dedicati alle più importanti divinità fenicie: il dio Melqart e la dea Astarte. La Tiro monumentale del monarca costituiva una prova tangibile del suo potere economico e politico.
D'altra parte la religione faceva parte del programma di riforme di Hiram, che non si limitò all’abbellimento dei templi. Il monarca incoraggiò e consolidò il culto di Melqart per rafforzare gli aspetti religiosi della monarchia di Tiro. Melqart era la principale divinità dei tirii: a lui si raccomandavano i marinai e si consultava il dio per sapere dove fondare le nuove colonie; nei suoi templi, come quello che sorgeva a Cadice (la Gadir fondata dai tirii), i commercianti ufficializzavano e depositavano i loro contratti. Hiram istituì i riti del risveglio o della resurrezione di Melqart – il dio, infatti, muore nel fuoco e ritorna alla vita –, che si celebravano in due momenti dell’anno, tra gennaio e febbraio, o tra febbraio e marzo. Attraverso il culto di Melqart, il cui nome significa «Re della Città», erano la stessa monarchia e lo stesso Hiram a impregnarsi di carattere divino.
Hiram e Salomone
Hiram riformò anche il calendario, su base lunare (in cui i mesi seguono le fasi della luna e il mese si conclude non appena è visibile la luna nuova) o forse in relazione ad altri del Vicino Oriente. Sebbene non conosciamo i dettagli della sua riforma, sappiamo che segnò un prima e un dopo nel sistema di misurazione del tempo che i fenici utilizzarono da allora e nel corso di tutto il I millennio a.C. Questo è ciò che sappiamo – o che siamo quasi certi di sapere – del grande monarca che rese la sua città un regno prospero e prestigioso, e che conosciamo soprattutto attraverso i testi biblici che legano la sua figura a quella di Salomone, sovrano di Israele.
In realtà, la storia del re Salomone e del suo Tempio, che viene narrata nell’Antico Testamento, costituisce un riflesso del potere e della gloria di Hiram: come lui, Salomone fu un monarca celebre per la sua saggezza e un commerciante di grandi capacità, dispose di ingenti ricchezze e fece costruire un tempio e abbellire la sua capitale.
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