Con lo sguardo dritto davanti a sé e la bocca chiusa dalle labbra contratte, l'immagine più frequentemente riprodotta di Harriet Tubman sembra trasmettere l'immenso coraggio e l'audacia di una donna che non solo sopravvisse alla tragedia della schiavitù, vissuta in prima persona, ma che riuscì a superarla per aiutare altri nelle sue stesse condizioni a raggiungere la libertà. La sua storia sembra uscita da un racconto eroico e la rende uno dei personaggi più celebri degli Stati Uniti, capace di superare ogni pregiudizio di classe, razza e genere.

Ritratto di Harriet Tubman datato tra il 1871 e il 1876
Foto: Cordon Press
Il fatto che non si conosca la data esatta della nascita di Tubman indica la scarsa importanza che i suoi padroni avevano erroneamente attribuito a questa schiava, nata nel Maryland tra il 1820 e il 1822. Araminta Ross, questo il nome che le fu dato alla nascita, venne assunta come domestica all'età di cinque anni, ma furono molto precoci anche i primi segni del suo rifiuto del sistema schiavile tanto diffuso negli Stati Uniti del XIX secolo.
All'età di dodici anni si rifiutò di aiutare un sorvegliante a punire un altro schiavo e, quando questi cercò di scappare, il padrone gli lanciò contro un oggetto pesante, che colpì accidentalmente Tubman alla testa. Da questo momento si ritiene che possa essere stata affetta da una forma di epilessia, poiché le crisi e i mal di testa ricorrenti la accompagnarono per tutta la vita. Harriet attribuiva le visioni a un presunto dono divino, poiché professava una profonda fede nel cristianesimo, che forse la rese una persona più sicura di sé nell'affrontare una vita tanto piena di sfide.
All'età di 5 anni fu assunta come serva e a 12 si rifiutò di aiutare un sorvegliante a punire un altro schiavo, dimostrando la propria opposizione del sistema
La prima fuga
Intorno al 1844 sposò un nero libero, John Tubman, e in seguito adottò il suo cognome e si diede il nome di Harriet. Questo legame non le impedì di tentare la prima fuga con alcuni fratelli nel 1849. Dopo alcuni giorni giorni la proprietaria degli schiavi fuggiti annunciò una ricompensa per ogni schiavo recuperato e i fratelli di Harriet decisero di tornare, costringendola a seguirli. Poco dopo la donna intraprese quella che sarebbe stata la sua ultima fuga.

La proprietaria di Harriet Tubman affisse questo manifesto che offriva 300 dollari a chiunque l'avesse informata sulla posizione degli schiavi
Foto: Pubblico dominio
Sebbene non sia chiaro il percorso seguito da Harriet per raggiungere Filadelfia, nella vicina Pennsylvania, è conclamato che non avrebbe mai raggiunto la libertà se non fosse stato per la Underground Railroad, la "ferrovia sotterranea". Formata da un insieme di case sicure di abolizionisti e simpatizzanti, questa organizzazione era pronta a ospitare e accompagnare gli schiavi in fuga nel loro viaggio verso la libertà, un viaggio che sfidava la legge sugli schiavi fuggiaschi (la Fugitive Slave Law) appena emanata e il cui percorso, per molti, si concludeva in Canada, la terra promessa.
«Sarai libero o morirai»
Ma Harriet non volle mai andare tanto lontano, soprattutto perché tutta la sua famiglia era rimasta indietro e lei intendeva aiutare anche loro a diventare persone libere. Così alla fine del 1850 ripercorse lo stesso viaggio che aveva fatto un anno prima, ma al contrario. Tornò nel Maryland per incontrare la sorella e portarla a nord con i suoi due figli. Fu un viaggio di successo e il primo di molti altri.
Nei dieci anni successivi Harriet aiutò almeno settanta persone a fuggire in Canada. La leggenda crebbe intorno a lei: si diceva che, come "macchinista" della ferrovia sotterranea, non avesse mai perso un "passeggero" e che, armata di pistola, se qualcuno esitava e cercava di tornare indietro, lo minacciasse con queste parole: «Sarai libero o morirai». Fu allora che iniziarono a chiamarla "la Mosè degli afroamericani".

Harriet è ritratta a sinistra con la figlia adottiva, anch'essa in piedi. Accanto a loro, altri abitanti della casa che Tubman aveva acquistato ad Auburn
Foto: Pubblico dominio
Nell'aprile del 1861 negli Stati Uniti scoppiò la Guerra civile e Harriet s'impegnò attivamente a favore dell'Unione. Aiutò assistendo gli schiavi appena liberati e curando i soldati feriti, e divenne un'intrepida spia, attraversando le linee nemiche sotto le spoglie di una povera donna e tornando con informazioni preziose. La sua vasta conoscenza delle paludi e delle difficoltà e dei pericoli che esse comportavano la resero uno dei protagonisti dell'operazione Combahee River. Con Harriet Tubman alla guida, un'incursione di 150 soldati afroamericani portò alla liberazione di quasi settecento schiavi.
La sua vasta conoscenza delle paludi la rese uno dei protagonisti dell'operazione Combahee River
Nonostante il servizio reso al Paese, le fu negato per anni qualsiasi compenso, anche perché, sebbene il presidente Abraham Lincoln avesse abolito la schiavitù, ci sarebbe voluto molto tempo prima che gli ex schiavi venissero riconosciuti come cittadini a pieno titolo dall'intera società.
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Una vita dedicata ai bisognosi
Prima della guerra Tubman aveva acquistato una casa ad Auburn per dare rifugio e qualsiasi tipo di aiuto ai bisognosi, agli indigenti e agli orfani. Dopo il conflitto vi si stabilì e vi trascorse il resto della sua vita.

Harriet Tubman nel 1910 circa
Foto: Cordon Press
La sua forte moralità e l' instancabile volontà di lottare contro le ingiustizie la portarono ad aderire alla causa delle suffragiste già prima della guerra, una rivendicazione che andava prendendo forza verso la fine del XIX secolo. Incontrò Susan B. Anthony in diverse riunioni e in alcune occasioni lavorarono insieme. Fu anche membro della nascente National Association of Coloured Women, che poco dopo prese le distanze dalla corrente imperante che emarginava le donne nere.
Dopo decenni di continue richieste per una pensione, nel 1899 le fu concesso un assegno mensile di venti dollari. Ma con l'avanzare dell'età le conseguenze cerebrali della ferita subita in gioventù si aggravarono e nel 1911 fu ricoverata nella casa di riposo che aveva contribuito a costruire, dove morì nel 1913 a oltre novant'anni.
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