Hans Christian Andersen, uno scrittore immortale

I racconti del danese Hans Christian Andersen sono stati tradotti in più di 125 lingue. Le sue storie hanno ispirato balletti, opere teatrali e cartoni animati. Opere come "La sirenetta", "Il soldatino di stagno" o "Il brutto anatroccolo" sono diventati dei classici non solo per i bambini, ma anche per gli adulti

Nel nominare Hans Christian Andersen, la prima cosa che viene in mente sono i racconti della buonanotte che i nostri genitori ci leggevano da bambini. Morto il 4 agosto 1875, il famoso autore di fiabe per bambini di origine danese fu un personaggio eccentrico, che temeva i più piccoli e che non si considerò mai uno scrittore per ragazzi: addirittura rifiutò che gli costruissero una statua circondato da figure infantili. In realtà le sue storie furono un modo per affogare il dolore di un amore non corrisposto. Un lamento che avrebbe lasciato scritto nel suo diario: «Dio onnipotente, dammi una forma di vita, dammi una sposa! Il mio sangue chiede amore, così come lo chiede il mio cuore!». Andersen dichiarò il proprio amore tanto a donne quanto a uomini, ma non ne ottenne mai null’altro che amicizia.

Andersen fotografato da Thora Hallager nel 1869

Andersen fotografato da Thora Hallager nel 1869

Foto: Pubblico dominio

Il brutto anatroccolo a corte

Andersen aveva un fisico tanto sgraziato che William Bloch, autore e regista teatrale danese, lo descrisse così: «Strano e bizzarro nei movimenti. Le gambe e le braccia sono lunghe, magre e sproporzionate; le mani, grandi e piatte, e i piedi sono tanto giganteschi che nessuno gli ruberebbe mai le scarpe. Il naso è, si può dire, di stile romano, ma tanto sproporzionatamente lungo che domina tutto il volto: quando uno lo saluta, il naso è la cosa che più gli rimane impressa». Hans Christian crebbe come un ragazzino goffo e dai modi effemminati, che non lo resero popolare. Forse fu questa la base di uno dei suoi primi racconti, Il brutto anatroccolo, anche se, a differenza del protagonista, Andersen non divenne mai un cigno, nemmeno quando le sue opere furono lette con entusiasmo dai membri della corte.

Le gambe e le braccia sono lunghe, magre e sproporzionate; le mani, grandi e piatte, e i piedi sono tanto giganteschi che nessuno gli ruberebbe mai le scarpe, scrisse William Bloch

Durante un viaggio nel Regno Unito, Andersen strinse amicizia con Charles Dickens e rimase affascinato dal potente realismo della sua opera, che lo aiutò a trovare un equilibrio tra realtà e fantasia. Ispirandosi alle tradizioni popolari e alla mitologia tedesca e greca, così come a sue esperienze personali, tra il 1835 e il 1872 scrisse 168 fiabe i cui protagonisti sono persone comuni, eroi mitologici, animali e oggetti animati. Anche se all’inizio sembravano rivolte a un pubblico infantile, la lettura delle sue opere deliziò soprattutto un pubblico adulto. I racconti di Andersen si sviluppano in scenari in cui la fantasia fa parte della realtà e le sue storie, venate da un peculiare umorismo, parlano di sentimenti dello spirito umano.

‘Il brutto anatroccolo’ in un’incisione di Helen Stratton del 1930

‘Il brutto anatroccolo’ in un’incisione di Helen Stratton del 1930

Foto: Cordon Press

Non perderti nessun articolo! Iscriviti alla newsletter settimanale di Storica!

La storia perduta

Anni prima di pubblicare La sirenetta, Il brutto anatroccolo, La piccola fiammiferaia e le altre centinaia di racconti che avrebbero fatto di lui un classico della letteratura infantile, il giovane Hans Christian aveva scritto la storia di una candela che non trovava il proprio posto nel mondo, finché una scatoletta di fiammiferi era giunta in suo aiuto, illuminandola e mostrandole il vero valore della luce: La candela di sego. Quello fu il suo primo racconto, scritto quando era ancora un semplice studente, e rimase inedito per quasi due secoli, finché fu scoperto in un archivio di famiglia. Il racconto è dedicato a madame Bunkelflod, la vedova del parroco che viveva di fronte alla casa dell’autore quando questi era bambino. Il ritrovamento fu giudicato «sensazionale» in Danimarca. Ejnar Stig Askgaard, principale responsabile del museo della città di Odense, la località danese dove apparve la copia manoscritta del testo di Andersen, ed esperto dell’opera dello scrittore, ha dichiarato: «In questa fiaba il giovane autore ci parla dell’importanza dell’autenticità delle cose e della nostra mente a fronte della scarsa trascendenza dell’apparenza esterna».

Il giovane Hans Christian scrisse la storia di una candela che non trovava il proprio posto nel mondo, finché una scatoletta di fiammiferi era giunta in suo aiuto, illuminandola e mostrandole il vero valore della luce

Hans Christian Andersen non ebbe figli, né si sposò. L’amore non corrisposto fu un tema costante della sua vita. I suoi diari e le lettere indicano che s’innamorò follemente sia di uomini che di donne, ma che non ebbe mai una relazione stabile. Chiese in moglie una cantante d’opera svedese, Jenny Lind, che in una lettera al desolato autore gli spiegò che lo considerava come un fratello. I due rimasero comunque buoni amici.

La sirenetta in un’illustrazione di Helen Stratton

La sirenetta in un’illustrazione di Helen Stratton

Foto: Cordon Press

All’inizio del 1872 Andersen incorse in un incidente domestico: cadde dal letto e rimase gravemente ferito, senza mai riprendersi del tutto. Poco dopo scoprì di soffrire di un cancro al fegato. Si spense il 4 agosto 1875, in una casa chiamata Rolighed (“calma”, in danese), molto vicino a Copenaghen. Poco prima di morire aveva parlato con un compositore della musica che avrebbe desiderato per il suo funerale, dicendo: «La maggior parte delle persone che cammineranno dietro di me saranno bambini, quindi serve un ritmo adatto ai loro piccoli passi».

Se vuoi ricevere la nostra newsletter settimanale, iscriviti subito!

Condividi

¿Deseas dejar de recibir las noticias más destacadas de Storica National Geographic?