Il 16 aprile 1838 tra la Francia e il Messico scoppiò un conflitto colloquialmente noto come "la guerra dei pasticcini", passato alla storia come il Primo intervento francese in Messico. Ma a cosa è dovuto il suo curioso nome? La storia narra che nel 1832 un pasticciere di origine francese che lavorava a Tacubaya, vicino all'attuale Città del Messico, chiese aiuto al proprio governo perché dei militari messicani erano usciti dal suo negozio senza aver pagato dei dolci e lasciando il locale in condizioni pietose. Fu davvero questo il motivo per cui la Francia entrò in guerra con il Messico?
Il bombardamento di San Juan de Ulúa visto dalla corvetta La Créole. Dipinto di Horace Vernet
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Un "dolce" pretesto
In realtà il signor Remontel (questo era il nome del pasticciere offeso per il quale sembra fosse scoppiato lo scontro) non era l'unico a potersi lamentare. Anche altri negozianti avevano protestato con l'ambasciatore francese, il barone Deffaudis, a causa delle presunte violenze provocate dagli ufficiali di colui che all'epoca era il presidente del Messico, il generale Antonio López de Santa Anna. Me è difficile credere che il mancato pagamento di un dolce sia stato sufficiente a scatenare una guerra.
In effetti il problema originò dalle relazioni sempre più tese tra il governo francese e quello messicano in quel decennio, causate dalle ambizioni commerciali della Francia. Un anno prima che scoppiasse il conflitto, il 28 marzo 1837, la Francia aveva bloccato i porti di Buenos Aires e Montevideo con l'obiettivo, comunicato dal viceconsole francese Aimé Roger al primo ministro del suo Paese, di «infliggere all'invincibile Buenos Aires un castigo esemplare, che sarà un'utile lezione per tutti gli altri stati americani. Spetta alla Francia farsi conoscere se vuole farsi rispettare».
Il 28 marzo 1837 la Francia aveva bloccato i porti di Buenos Aires e Montevideo con l'obiettivo, secondo il viceconsole francese Aimé Roger, di «infliggere all'invincibile Buenos Aires un castigo esemplare»
Insomma, il vero motivo di questa guerra veniva da lontano e risaliva al rifiuto di Guadalupe Victoria, presidente del governo provvisorio messicano tra il 1824 e il 1829, di concedere dei privilegi alle rotte commerciali francesi (un rifiuto esteso anche a tutti quei Paesi che avevano evitato di riconoscere la recente indipendenza del Messico). Non aiutò certo il fatto che un cittadino francese, accusato di pirateria, venisse fucilato nel porto di Tampico nel 1832.
Il presidente del Messico, il generale Antonio López de Santa Anna, nel 1853
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L'ultima goccia
Nel 1838 il governo francese non riuscì a ottenere un accordo con il governo messicano recentemente formatosi. Il rappresentante della Francia, il barone Antoine-Louis Deffaudis, non era d'accordo con due degli articoli che erano stati firmati tra Messico e Spagna, in cui si proibiva di attaccare un territorio reclamato da un Paese amico e di concedergli privilegi speciali. Deffaudis, adirato, si ritirò dai negoziati e tornò in Francia.
Il diplomatico tornò alcuni mesi dopo accompagnato da dieci navi da guerra, con la chiara intenzione di "far ragionare" il governo messicano. Dopo aver attraccato davanti all'isola Sacrificios, vicino a Veracruz, Deffaudis minacciò d'invadere il territorio messicano se il Messico non avesse accettato le condizioni dell'ultimatum imposto dai francesi, che sarebbe scaduto il 15 aprile 1838.
Alcuni mesi dopo aver lasciato il Messico Antoine-Louis Deffaudis tornò accompagnato da dieci navi da guerra, con la chiara intenzione di "far ragionare" il governo messicano
Allo scadere dell'ultimatum e davanti al rifiuto del governo messicano di pagare l'indennizzo richiesto dai francesi, Deffaudis ordinò all'ammiraglio Bazoche d'imporre un blocco marittimo nei porti di Veracruz e Tampico, che durò otto mesi. Ciò nonostante, i messicani non si piegarono, e il 13 novembre 1838 giunse sulle coste del Messico la fregata Nereida, comandata dal contrammiraglio Charles Baudin (nominato ministro plenipotenziario di Francia) con altre venti navi, tra cui la corvetta Le Créole, guidata dal principe di Joinville, figlio del re Luigi Filippo I.
Piano di attacco di Veracruz nel 1838
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Al suo arrivo Baudin affermò di portare istruzioni dal suo Paese per ottenere dal Messico il pagamento di 600mila pesos entro il 27 novembre. Quando questa richiesta non fu esaudita i francesi attaccarono la fortezza di San Juan de Ulúa, situata in un'isoletta di fronte al porto di Veracruz.
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Una valida scusa
Alla luce degli eventi (le rotte commerciali bloccate e la minaccia di un attacco se il governo messicano non avesse ceduto alle richieste francesi), il presidente Anastasio Bustamante mise al comando delle truppe il generale Antonio López Santa Anna, con l'ordine esplicito di scacciare dal Paese l'esercito invasore. Le truppe francesi sbarcarono a Veracruz il 4 dicembre 1838 e decisero di prendere il porto.
Alla luce degli eventi, il presidente Anastasio Bustamante mise al comando delle truppe il generale Antonio López Santa Anna, con l'ordine esplicito di scacciare dal Paese l'esercito invasore
Nonostante l'impeccabile carriera militare del generale Santa Anna, questi non poté far nulla per evitare la sconfitta nella battaglia che seguì. Alla fine il Messico fu costretto a pagare l'indennizzo che gli era stato richiesto e oltretutto il militare perse una gamba (alla quale diede cristiana sepoltura) a causa di una grave ferita da combattimento.
Il principe di Joinville attacca Veracruz nel 1838
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Nel libro Gobernantes mexicanos l'autore anglospagnolo Will Fowler spiega: «La marina di guerra francese aveva preso Ulúa e bloccato il porto. Guadalupe Victoria fu uno dei negoziatori messicani che si riunirono con il comandante francese a Xalapa per ottenere, il 9 marzo 1839, un accordo che ponesse fine alle ostilità».
Alla fine, con l'aiuto della Gran Bretagna, le cui rotte commerciali erano state pesantemente danneggiate dal conflitto, la Francia e il Messico giunsero a firmare un accordo di pace, ma il debito con i francesi non fu mai totalmente estinto e anni dopo fu usato come pretesto dalla Francia per intervenire militarmente una seconda volta sulle terre messicane quando il governo del Messico, guidato questa volta dal presidente Benito Juárez, annunciò la sospensione dei pagamenti per debiti esterni al Paese nel 1861.
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