Gli scavi nell’antica Ninive, capitale dell’impero assiro

La scoperta di vasche per la spremitura dell’uva e di un acquedotto sono solo le ultime di un vasto progetto di ricerca dell’università di Udine nel centro dell’antica Assiria, volto a riportare alla luce la storia di una civiltà ancora poco conosciuta, ma fondamentale per comprendere l’evoluzione economica, sociale e politica dei primi imperi

Il rinvenimento di quattordici vasche per la spremitura dell’uva e la scoperta di un acquedotto nel Kurdistan iracheno sono i risultati più recenti del vasto progetto di ricerca PARTeN (Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive) avviato nel 2012 dal dipartimento di scienze umanistiche e del patrimonio culturale dell’università di Udine, in collaborazione con le autorità locali.

L’area in cui sono stati condotti gli scavi copre circa tremila chilometri quadrati e corrisponde alla regione attorno a Ninive – l’odierna Mosul –, l’antica capitale dell’impero assiro. Una regione che promette grandi ritrovamenti, non solo perché pressoché inesplorata a causa della precarietà della situazione geopolitica, ma anche perché teatro di quella che gli archeologi definiscono "transizione neolitica", espressione utilizzata per indicare il passaggio da un’economia predatoria (caccia e raccolta) a una di tipo produttivo (agricoltura e commercio).

Nello specifico, le ultime scoperte permettono di confermare la mappatura della zona – ancora in parte ipotetica – proposta dai ricercatori dell’ateneo friulano, e offrono ulteriori informazioni circa l’approvvigionamento della corte, della città – che contava circa 100mila abitanti – e degli insediamenti limitrofi.

 Mappa della regione di Ninive

Mappa della regione di Ninive

Foto: www.terradininive.com

La produzione del vino

Come afferma Daniele Morandi Bonacossi, professore di archeologia del Vicino Oriente antico e direttore del progetto PARTeN, le vasche per la spremitura dell’uva ritrovate alle spalle dell’antico sito di Khinis sono di grande interesse perché «al momento, i dati raccolti su quattro di queste grandi installazioni sembrano confermare che si tratti del primo e più antico sito per la produzione vinicola dell'intera Mesopotamia». Il ritrovamento aiuterebbe inoltre a comprendere la provenienza del vino largamente utilizzato a corte, il cui consumo in banchetti e rituali è testimoniato da fonti indirette. Tra queste, la famosa “stele del banchetto”, un’iscrizione del 864 a.C circa che descrive minuziosamente le portate dei banchetti imperiali.

Vasche per la spremitura

Vasche per la spremitura

Foto: Alberto Savioli

Il sistema di irrigazione e un “falso storico”

L’acquedotto in pietra rinvenuto a Shiv Asha fa parte di un gruppo di almeno quattro che, secondo i recenti studi, furono costruiti nella zona attorno all'800-700 a.C. A questo stesso periodo risale la maggior parte dei siti all’interno dell’area di scavo, che tuttavia comprende manufatti che spaziano dal neolitico alla conquista islamica. L'acquedotto è inserito in una fitta rete di irrigazione, costituita da 340 km tra canali, dighe e altri acquedotti, e si trova nei pressi del canale di Faida, al cui interno sono stati trovati dei rilievi che ritraggono in fila l’imperatore e le principali divinità assire, insieme a delle iscrizioni cuneiformi risalenti al regno di Sennacherib. Ciò conferma che l’acquedotto di Jerwan, il primo ad essere scoperto nella zona, nel 1930, non costituiva un unicum, ma faceva parte di un complesso ingegneristico che consentiva un efficiente approvvigionamento idrico della campagna, indispensabile alla produzione agricola e allo stesso tempo fondamentale per prevenire le possibili inondazioni del Tigri e dei suoi numerosi affluenti. L’importanza di tali costruzioni consiste nel fatto che costituiscono i primi acquedotti della storia a oggi conosciuti, e sfatano dunque il mito eurocentrico della loro origine romana.

Il canale di Faida

Il canale di Faida

Foto: D. Tagen

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ll progetto

Premiato nel 2020 con l’International Archaeological Discovery Award "Khaled al-Asaad", il più importante riconoscimento internazionale dell’ambito, per la scoperta del canale di Faida, il Progetto archeologico regionale Terra di Ninive si occupa non solo di gettare luce sulle origini e l’evoluzione del primo impero globale della storia, ma anche e soprattutto di conservare e valorizzare il patrimonio della regione curda, anche alla luce degli ultimi avvenimenti bellici. Per questa ragione, l’obiettivo finale è quello di creare un parco archeologico, entrando in contatto con le associazioni e istituzioni locali per gestire e divulgare la ricchezza culturale della regione.

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