Gli eserciti del Re Sole

Nella seconda metà del seicento il re francese diede inizio all’espansione della nazione fino al Reno e ai Pirenei e cercò di annettersi la Spagna. Così creò l’esercito più numeroso e potente dell’epoca

Era il 1667 quando Luigi XIV si diresse nelle Fiandre verso conquiste sicure. «Non ebbe altro da fare che presentarsi. Entrò a Charleroi come sarebbe entrato a Parigi; Ath e Tournai furono prese in due giorni; Furnes, Armentières, Courtrai, non resistettero più a lungo. Scavò una trincea davanti a Douai, che si arrese il giorno dopo. Lille, la più fiorente città della regione, la sola ben fortificata, capitolò dopo nove giorni d’assedio. Gli spagnoli avevano solo ottomila uomini da contrapporre all’esercito vittorioso e la loro retroguardia fu massacrata dal marchese di Créqui. Il resto andò a nascondersi a Bruxelles e a Mons, lasciando che il re vincesse senza combattere».

Il passaggio del Reno da parte delle truppe francesi all’inizio della Guerra d’Olanda nel 1672. Adam Frans van der Meulen, Louvre, Parigi

Il passaggio del Reno da parte delle truppe francesi all’inizio della Guerra d’Olanda nel 1672. Adam Frans van der Meulen, Louvre, Parigi

Foto: White Images / Scala

Come narrò Voltaire nella sua opera Il secolo di Luigi XIV, sottrarre le Fiandre alla dominazione spagnola non fu un’impresa difficile per il re borbone. In poche settimane, con un esercito di 50mila uomini invase la parte meridionale delle Fiandre, che appartenevano a Filippo IV, re di Spagna. L’offensiva rivelò all’Europa intera non solo la forza militare del Re Sole, ma anche la sua determinazione e la sua sete di potere. Luigi rivendicava i Paesi Bassi spagnoli come dote di sua moglie Maria Teresa, figlia di Filippo IV. Benché la regina sposandosi con il re di Francia avesse rinunciato ai diritti di successione (era prima erede della Corona spagnola), tale accordo non era più ritenuto valido, poiché la dote di 500mila scudi d’oro non era stata pagata dalla Spagna.

La guerra di Devoluzione, come fu chiamato il conflitto del 1667, fu solo l’inizio. Due anni dopo aver occupato il ducato di Lorena (1670), il re diede inizio a una campagna militare nelle provincie unite dei Paesi Bassi (i territori che si erano già sottratti al dominio spagnolo formando una repubblica). Qui i suoi eserciti combatterono per sei anni, mentre un altro dominio spagnolo cadeva nelle mani di Luigi, la Franca Contea, annessa alla Francia con la pace di Nimega nel 1678. Dopo aver preso Strasburgo, nel 1683 i francesi conquistarono il Lussemburgo e nel 1688 avviarono un nuovo conflitto continentale, la guerra dei Nove anni (1688-1697).

L’interminabile serie di scontri scatenata dal Re Sole aveva un duplice obiettivo: da un lato indebolire gli Asburgo, la dinastia regnante in Spagna e Austria; dall’altro estendere il territorio della Francia fino ai suoi confini naturali, cioè, il Reno a est e i Pirenei a sud.

In questo busto, realizzato da Gian Lorenzo Bernini nel 1665, Luigi XIV è rappresentato come un giovane sovrano. Museo della Reggia di Versailles

In questo busto, realizzato da Gian Lorenzo Bernini nel 1665, Luigi XIV è rappresentato come un giovane sovrano. Museo della Reggia di Versailles

Foto: Gérard Blot / RMN

Un esercito senza confronti

Per realizzare la sua politica di espansione territoriale, Luigi XIV poteva contare sull’esercito più imponente e numeroso d’Europa. Nei primi anni del suo regno l’esercito non era permanente e mancava di riserve. Nel 1641 aveva ancora dimensioni piuttosto modeste: allora il re di Francia aveva a disposizione circa 32mila fanti, 8400 uomini nelle compagnie franche (cioè non organizzate in reggimenti) e circa 8500 soldati di cavalleria, per un totale di quasi 50mila militari. Nel 1678, grazie alla riforma dell’esercito intrapresa dal ministro della guerra, il marchese di Louvois, il numero di effettivi si era quintuplicato, con 220mila soldati di fanteria e circa 60mila di cavalleria, più 10mila uomini delle forze scelte della Maison du Roi (reparti di fanteria e di cavalleria formati prevalentemente dalla nobiltà). Nel 1690 si raggiunse un totale di quasi 400mila uomini, che aumentavano se si aggiungevano le forze della marina e delle milizie ausiliarie. Erano numeri incredibili che spinsero gli altri stati a una dispendiosa corsa agli armamenti.

Il costo della guerra

Mobilitare simili masse di uomini richiedeva un ingente sforzo da parte dello stato, soprattutto a livello finanziario. Soldati, rifornimenti e armi assorbivano la gran parte delle risorse pubbliche. Sappiamo che nel 1691 non meno del settantatré per cento di tutte le entrate della monarchia francese era destinato all’esercito e il sedici per cento alla marina. Non sempre era facile far fronte a tale dispendio di denaro e a Jean-Baptiste Colbert, l’influente ministro delle finanze, spettava lo spiacevole compito di richiamare l’attenzione di Luigi XIV sulle eccessive spese militari, benché potesse ben poco contro il desiderio di conquista del suo sovrano.

Ma il re, dopo la morte dell’avveduto ministro nel 1684, fu ancora più libero di utilizzare senza controllo il patrimonio pubblico per finanziare le sue campagne militari. Per sostenere il nuovo esercito, si rese anzi necessaria la creazione di nuove imposte, che avrebbero dovuto colpire tutti i cittadini indistintamente, inclusi i due ceti privilegiati, la nobiltà e il clero: la capitazione, istituita nel 1695, e la decima (dixième) del 1710.

Il potente ministro della guerra di Luigi XIV, Michel Le Tellier, marchese di Louvois. Ritratto di P. Mignard. Museo delle Belle Arti, Reims

Il potente ministro della guerra di Luigi XIV, Michel Le Tellier, marchese di Louvois. Ritratto di P. Mignard. Museo delle Belle Arti, Reims

Foto: White Images / Scala

In ogni caso, a determinare il successo delle armate di Luigi XIV non era il numero dei combattenti o le risorse finanziarie impiegate, ma la loro efficiente organizzazione. Furono la struttura del comando, la disciplina rigorosa, il sistema di rifornimento di armi e viveri e il completo controllo delle questioni militari da parte dello stato a conferire alla Francia un vantaggio decisivo sui suoi nemici. Per oltre un secolo l’organizzazione militare francese avrebbe costituito per le altre nazioni europee un modello da imitare.

Per oltre un secolo l’organizzazione militare francese costituì per le altre nazioni europee un modello da imitare

Una gerarchia meritocratica

Il merito di tale supremazia bellica è in gran parte da attribuirsi ai ministri della guerra del Re Sole, Michel Le Tellier e soprattutto il figlio François Michel, marchese di Louvois, che intrapresero una sistematica riforma e riorganizzazione dell’esercito fino a trasformarlo nel più potente d’Europa. Di fondamentale importanza fu il riassetto della struttura di comando messa in atto da Louvois. Egli affidò la parte economico-amministrativa a un corpo speciale, i commissari di guerra, e nel 1675 con l’ordinanza detta Ordre de tableau regolò la gerarchia militare, introducendo il criterio di avanzamento per anzianità o merito, e stabilì i privilegi previsti per ogni grado.

L’obiettivo era ottenere un esercito professionale, ben equipaggiato e sostenuto da una ferma disciplina, ma soprattutto posto sotto il diretto controllo del governo, mettendo fine ai privilegi nobiliari; come scrisse Voltaire: «Si tennero in conto i meriti, e non l’ascendenza, fatto inconsueto fino ad allora». Parallelamente, furono creati nove corpi di cadetti, aperti anche alla gioventù borghese, e fu istituita un’accademia militare per garantire una formazione adeguata agli ufficiali. Al marchese di Louvois si deve inoltre la fondazione dell’Hôtel des Invalides, per ospitare invalidi e reduci di guerra, e gli archivi militari (Dépôt de la guerre, 1688).

La battaglia delle Dune, 1658, di Charles-Philippe Lariviere, 1837. Museo della reggia di Versailles

La battaglia delle Dune, 1658, di Charles-Philippe Lariviere, 1837. Museo della reggia di Versailles

Foto: White Images / Scala

Forte del suo incarico di ministro della guerra, Louvois manteneva con severità la disciplina delle truppe. A confermarlo un aneddoto narrato dalla famosa scrittrice Madame de Sévigné. Nel 1689, trovandosi a Versailles, Louvois si avvicinò a un capitano di cavalleria, Nogaret, che invece di occuparsi dei suoi doveri militari preferiva intrattenersi con l’alta società di corte, e gli disse: «È necessario prendere una decisione, signore: o vi dichiarate cortigiano oppure adempiete ai vostri doveri di ufficiale».

Una ferrea disciplina

Per controllare che ufficiali e soldati semplici fossero ligi ai propri doveri, nella seconda metà del secolo si mise in atto un sistema di vigilanza estremamente severo. All’apice vi era il segretario di stato per la guerra. Questi esercitava la sua minuziosa sorveglianza attraverso gli ispettori generali, funzionari tenuti a passare in rassegna le compagnie e segnalare qualsiasi tipo di irregolarità. Sotto di loro si trovavano gli intendenti dell’esercito, incaricati degli indispensabili bisogni materiali: essi si occupavano sia degli alloggiamenti e dei rifornimenti delle truppe, sia della distribuzione dei salari. Infine vi erano i commissari di guerra, che controllavano il reclutamento e il numero di effettivi; a loro era affidata la parte economico-amministrativa.

Louvois fu il principale artefice di questo rinnovamento dell’esercito, con un obiettivo ben preciso: garantire l’obbedienza assoluta dei soldati ai loro superiori. A tal fine, furono istituite visite e ispezioni periodiche delle truppe. Fu introdotta, inoltre, un’uniforme per ogni corpo militare: blu per i reggimenti reali, rossa per le guardie svizzere e grigia per i reparti di fanteria. La divisa rivelava il grado di ogni soldato, favorendo così la disciplina e una migliore organizzazione delle forze armate.

Soldati dell'esercito di Luigi XIV, incisione a colori, E. Chioppa, 1706. Museo Pietro Micca, Torino

Soldati dell'esercito di Luigi XIV, incisione a colori, E. Chioppa, 1706. Museo Pietro Micca, Torino

Foto: Dea / Scala

Non mancavano neppure disposizioni tese a mantenere l’ordine morale tra i soldati, compito particolarmente arduo. I duelli, il gioco e la prostituzione dovevano essere contrastati duramente. Fu minacciato di punire con il taglio del naso e delle orecchie le donne scoperte in compagnia di soldati a meno di due leghe dall’accampamento, anche se più spesso venivano sfregiate in segno di avvertimento. Tuttavia un simile rigore fu completamente abbandonato a partire dal 1689.

Al contempo, l’amministrazione militare cercò di risolvere un vecchio problema degli eserciti: i rifornimenti di viveri e di munizioni. Prima tali incarichi erano in buona parte delegati a intermediari e fornitori privati, con frequenti episodi di corruzione e abusi. Louvois applicò un rigoroso sistema di controllo servendosi dei commissari di guerra, a cui erano affidati i delicati compiti di verifica della consistenza di armamenti, munizioni, trasporti, ambulanze.

Gli intendenti civili dovevano assicurare ai comandanti di reggimento la sussistenza delle truppe e, come accadeva sul piano civile, erano tenuti a informare il governo dello sviluppo delle operazioni. Inoltre, alle frontiere furono creati diversi centri di approvvigionamento per rifornire i convogli, per evitare i saccheggi e gli scontri con la popolazione civile, nonché le possibili occasioni di diserzione, frequenti quando i soldati venivano mandati in cerca di cibo.

La posizione strategica dell’Île de Ré, isola situata di fronte a La Rochelle, spinse Luigi XIV a ordinare al marchese di Vauban, nel 1681, la fortificazione del porto principale, Saint-Martin-de-Ré

La posizione strategica dell’Île de Ré, isola situata di fronte a La Rochelle, spinse Luigi XIV a ordinare al marchese di Vauban, nel 1681, la fortificazione del porto principale, Saint-Martin-de-Ré

Foto: Bruno Barbier / Gtres

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La potenza dei cannoni

Anche l’armamento in dotazione all’esercito di Luigi XIV fu rinnovato. Un notevole cambiamento si riscontra nel campo delle armi da fuoco portatili: un nuovo tipo di fucile a pietra focaia con baionetta soppiantò progressivamente il fucile a miccia e rese superfluo l’uso delle picche, che caddero in disuso. Il sovrano standardizzò inoltre i calibri dell’artiglieria, suddivisa in due classi principali: artiglieria d’assedio o da piazza, di elevato calibro e peso, e artiglieria da campagna, più leggera e maneggevole.

Inoltre, lo sviluppo delle tecniche d’assedio rese sempre più indispensabili gli artiglieri: così, nel 1693, nella battaglia di Neerwinden, nella quale i francesi ebbero la meglio sull’alleanza fra inglesi, scozzesi, spagnoli e province unite, l’esercito francese contava su un numero di cannoni cinque volte superiore rispetto a quello della battaglia di Rocroi (1643), durante la guerra dei Trent’anni e nella quale gli spagnoli furono sconfitti dal principe di Condé.

Fu proprio la guerra d’assedio a dare impulso all’ingegneria militare e tra gli innovatori spicca il geniale marchese di Vauban. Nominato commissario generale delle fortificazioni nel 1677, l’ingegnere fece costruire o rimodernare le fortezze, concepite non solo come strumenti di difesa, ma anche come punto d’appoggio per l’invasione degli stati limitrofi. La poliorcetica (il ramo dell’arte militare che si occupa delle tecniche e degli strumenti di assedio) raggiunse con la sua attività il punto di maggior sviluppo ed è un’altra delle chiavi per comprendere la forza militare unica dell’esercito francese.

Cannone di bronzo del XVII secolo

Cannone di bronzo del XVII secolo

Foto: Bridgeman

Grazie a queste riforme, dall’amministrazione militare alle grandiose fortificazioni di Vauban, e al grande incremento della marina mercantile promosso da Jean-Baptiste Colbert, negli anni intorno al 1680 il Re Sole giunse al culmine del suo potere. L’immagine propagandistica di un monarca sempre trionfante, che celebrava con sfarzose feste e fuochi d’artificio ogni successo militare, grande o piccolo che fosse, non sembrava poi così distante dalla realtà.

Ma i timori che questa assoluta supremazia militare suscitò nel resto del continente presto scatenarono una reazione. Unita nella Grande Alleanza (Lega di Augusta, 1686), praticamente tutta l’Europa si mobilitò contro il Re Sole, fino a obbligarlo a cedere le sue ultime conquiste (pace di Ryswick, 1697). In seguito, la lunga guerra di Successione spagnola (1701-1714) avrebbe sancito definitivamente la fine del sogno francese di annettersi la Spagna sotto la dinastia Borbone.

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Per saperne di più

Luigi XIV e la Francia del suo tempo. Peter R. Campbell, Il Mulino, Bologna, 1997.
Il Re Sole. Guido Gerosa, Mondadori, Milano, 1999.

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