Le ricostruzioni di Cnosso da parte dell'archeologo che per primo la scavò, Arthur Evans, sono state aspramente criticate dalla comunità scientifica per l’impiego di materiali “moderni”, come ferro e cemento armato. Molto controverso fu il restauro dei dipinti che decoravano l’interno delle stanze, in cui l’archeologo si lasciò trasportare dall’immaginazione. Ne sono un esempio gli affreschi del Principe dei Gigli o del Raccoglitore di zafferano, molto diversi da come presumibilmente erano in origine.
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Dame in blu
Il celebre dipinto fu realizzato da Emile Gilliéron a partire da alcuni scarsi frammenti dell’originale. Egli copiò i volti da un altro affresco di Cnosso, quello dei Coppieri.
Foto: Slater / Gtres
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Delfini
Il famoso affresco che decora le pareti del mégaron della regina fu dipinto dall’artista e restauratore olandese Piet De Jong negli anni venti.
Foto: Boisberranger / Gtres
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Salto del toro
Affresco interpretato come la rappresentazione di un rituale sacro: il salto acrobatico sopra un toro. L’originale si trova al Museo archeologico di Iraklion.
Foto: Funkystock / Age Fotostock
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Grifone sdraiato
Una serie di grifoni, animali divini con corpo di leone e testa di aquila, ornava le pareti della sala del Trono. Si ritiene che, in questo caso, il restauro sia stato abbastanza fedele all’originale.
Foto: Dea / Age Fotostock
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Principe dei gigli
L’affresco del cosiddetto “re sacerdote” di Cnosso è costituito da tre frammenti originali: la corona, il tronco e la gamba sinistra. Il resto è invenzione del restauratore.
Foto: Dagli Orti / Art Archive
Gli affreschi controversi del palazzo di Cnosso
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