Gerusalemme, all'origine di un conflitto

La Gran Bretagna amministrò la Palestina tra il 1920 e il 1948. Gerusalemme, capitale religiosa della regione, in quegli anni accolse un gran numero d’immigrati ebrei, che favorì lo sviluppo della città ma creò al contempo forti tensioni con la popolazione araba

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Convivenza difficile

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Convivenza difficile

Cristiani, ebrei e musulmani avevano difficoltà a convivere a Gerusalemme, che faceva parte dell'impero ottomano. Le ondate migratorie ebraiche, che aumentarono nel corso del XIX secolo, suscitarono la preoccupazione dei musulmani e nel 1882 portarono il sultano a proibirle, un divieto che non fu quasi per nulla rispettato. In alto, un rabbino con lo scialle da preghiera alla fine del XIX secolo.

Foto: The Granger Collection / Cordon Press

Cristiani a Gerusalemme

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Cristiani a Gerusalemme

L'attrattiva di Gerusalemme per i cristiani ne determinò la presenza in città fin dagli albori di questa religione. Nel 1920 i cristiani rappresentavano un quarto dei 60mila abitanti di Gerusalemme. La stragrande maggioranza era costituita da arabi appartenenti alla Chiesa greco-ortodossa la cui gerarchia, a partire dal patriarca, era composta da chierici di origine greca come quello mostrato nella fotografia qui sopra, scattata intorno al 1915-1920. Il patriarcato greco-ortodosso mostrò un atteggiamento favorevole all’immigrazione degli ebrei, ai quali vendette molte proprietà, suscitando le proteste dei fedeli arabi.

Foto: Matteo Omied / Alamy / ACI

Cristiani protestanti

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Cristiani protestanti

A Gerusalemme si stabilirono anche alcuni piccoli gruppi di cristiani protestanti che credevano nella profezia secondo cui, alla fine dei tempi, gli ebrei sarebbero tornati in Terra Santa e si sarebbero convertiti al cristianesimo. È il caso dell’American Colony, fondata nel 1881 da un gruppo di evangelici provenienti dagli Stati Uniti. Qui sopra è mostrata l’officina meccanica dell’American Colony in una fotografia scattata nel 1920.

Foto: Sepia Times / Getty Images

Turisti alla porta di Giaffa

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Turisti alla porta di Giaffa

Gerusalemme conobbe una grande crescita e modernizzazione alla fine del XIX secolo. Il treno arrivò nel 1892, la città cominciò a espandersi oltre le mura e Thomas Cook aprì degli uffici alla porta di Giaffa per accogliere il crescente turismo della Città Santa.

Foto: Rue des Archives/Tal / Cordon Press

I pionieri sionisti

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I pionieri sionisti

Il ritorno degli ebrei nella loro patria ancestrale prese slancio alla fine del XIX secolo. Se nel 1800 gli ebrei in Palestina erano appena settemila, nel 1900 erano 50mila e nel 1914 oltre 80mila. Sotto il mandato britannico l’immigrazione incanalata attraverso il movimento sionista aumentò ulteriormente. A Gerusalemme nuovi quartieri come Rehavia accolsero gli ebrei tedeschi della classe media, la cui cultura laica contrastava con quella degli ebrei ortodossi che pregavano davanti al muro del Pianto, come quelli della fotografia in alto. L’ebrea tedesca Gabriele Tergit scrisse: «Non c’è ponte tra Rehavia e il muro del Pianto [...] Questa città allegra trova antiquato e strano l’ebreo che versa lacrime in presenza dei millenni».

Foto: Hulton Deutsch / Getty Images

Colonia agraria

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Colonia agraria

L’immagine mostra l’orto di una scuola sionista di Gerusalemme nel 1924, con un gruppo di ragazze che fanno pratica probabilmente per andare a lavorare in una colonia agricola ebraica.

Foto:Bettman / Getty Images

Herlz e la delegazione sionista

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Herlz e la delegazione sionista

L'Organizzazione Sionista Mondiale, fondata nel 1897, perseguiva l'insediamento ebraico in Palestina. Nel 1898 il suo presidente, Theodor Herzl, si recò a Gerusalemme a discutere con il Kaiser Guglielmo II perché mediasse con il sultano a favore degli interessi sionisti, ma senza successo.

Foto: Topham Picturepoint / Cordon Press

Teatro della Grande Guerra

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Teatro della Grande Guerra

L'impero ottomano entrò nella Prima guerra mondiale come alleato delle potenze centrali. L'immagine mostra un'unità dell'esercito austro-ungarico in visita al Santo sepolcro nel 1916. In quell'anno la Palestina divenne un teatro di guerra fondamentale: l'esercito britannico avanzò dal Sinai fino a raggiungere la periferia di Gerusalemme nel novembre 1917, dove la battaglia infuriò per un mese e mezzo.

Foto: Picture Alliance / ZB / Cordon Press

La resa di Gerusalemme

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La resa di Gerusalemme

In una ritirata inarrestabile, gli eserciti ottomano e tedesco abbandonarono Gerusalemme nella notte del 9 dicembre 1917, lasciando al sindaco Hussein Effendi el Husseini la responsabilità di consegnare la città agli inglesi (momento a cui risale questa fotografia), che vi stabilirono il controllo militare. La Palestina cadde completamente nelle loro mani durante il conflitto.

Foto: Topham Picturepoint / Cordon Press

Il mandato britannico

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Il mandato britannico

L’11 dicembre 1917, in piena Prima guerra mondiale, il generale britannico Edmund Allenby occupò Gerusalemme, che era stata ceduta senza combattere dagli ottomani. In quella che alcuni hanno definito «l’ultima crociata», l’impero britannico divenne la prima potenza cristiana da secoli a controllare la Città Santa. La Gran Bretagna amministrava la Palestina in base a un mandato della Società delle Nazioni che prevedeva l’impegno, già espresso nella dichiarazione Balfour del novembre 1917, di favorire la creazione di una «dimora nazionale per il popolo ebraico» in Palestina. La diffidenza della popolazione araba nei confronti di questo progetto fu rafforzata dalla nomina a primo alto commissario britannico per la Palestina di Herbert Samuel, un ebreo inglese sostenitore del sionismo, che in questa foto appare in abiti civili a bordo di un’auto mentre entra a Gerusalemme in compagnia del generale Allenby nel 1920.

Foto: Keystone-France / Getty Images

Le autorità del mandato

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Le autorità del mandato

La conferenza di Sanremo del 1920 consumò la spartizione dell'impero ottomano e assegnò alla Gran Bretagna il mandato per la Palestina. Herbert Samuel, il primo alto commissario, era determinato a rallentare l'immigrazione ebraica e a ottenere il sostegno della comunità musulmana. Nella fotografia Samuel è ritratto con Winston Churchill, allora ministro degli affari coloniali.

Foto:The Granger Collection / Cordon Press

Arabi, una maggioranza minacciata

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Arabi, una maggioranza minacciata

Il mandato ricevuto dalla Gran Bretagna per amministrare la Palestina prevedeva che la creazione di una dimora ebraica nel territorio non avrebbe danneggiato le comunità non ebraiche, compresi gli arabi musulmani che nel 1920 rappresentavano l’80 per cento della popolazione. Nonostante ciò, i leader arabi, a partire dal gran muftì di Gerusalemme Amin al-Husseini, adottarono un atteggiamento ostile nei confronti del sionismo, temendo che nel giro di pochi anni avrebbe invertito l’equilibrio demografico. Inoltre la strategia di acquisto di terre attraverso il Fondo nazionale ebraico portò all’esproprio di un gran numero di contadini (fallahin), alimentando un nuovo proletariato arabo che finì a lavorare nel settore edilizio delle città in crescita, tra cui Gerusalemme. L’immagine mostra un gruppo di musulmani intorno al 1925 alla porta di Damasco a Gerusalemme, mentre fumano tabacco con il narghilè.

Foto: Chalil Raad / Getty Images

Vent'anni di conflitto

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Vent'anni di conflitto

Il mandato britannico in Palestina fu costellato da una serie di violenti scontri tra ebrei e arabi a Gerusalemme. Nell’aprile 1920, in occasione della festa musulmana annuale di Nabi Musa, gli arabi assediarono le strade del quartiere ebraico, mentre i pochi poliziotti britannici si dimostravano incapaci di controllare la situazione. Le crisi più gravi scoppiarono nel 1929 e soprattutto nel 1936. Il movimento, che durò fino al 1939, fu represso con enorme violenza dai britannici, che uccisero circa cinquemila arabi. Qui sopra, un gruppo di arabi arrestati a Gerusalemme all’inizio della rivolta.

Foto: Fox Photos / Getty Images

Il coprifuoco del 1929

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Il coprifuoco del 1929

La grande rivolta del 1936-1939 fu preceduta nel 1929 da una disputa che degenerò in preoccupanti disordini dopo che nell'agosto di quell'anno un gruppo sionista mise in atto una protesta presso il muro del Pianto proclamando che il muro apparteneva a loro. I giorni seguenti furono costellati da attacchi tra le due comunità che sfociarono in disordini su larga scala, a cui i britannici reagirono instaurando il coprifuoco. Qui sopra, la porta di Damasco viene chiusa alle 18.30, l'ora d'inizio del coprifuoco. 

Foto:Topfoto / Cordon Press

Fuga da Gerusalemme

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Fuga da Gerusalemme

Nel 1936 scoppiò la crisi più grave: una rivolta generale dei musulmani della Palestina per chiedere l’indipendenza e la fine dell’immigrazione ebraica, che aveva raggiunto il suo apice dopo l’ascesa al potere del nazismo (60mila persone nel 1935). Nel periodo compreso tra il 1936 e il 1939 morirono cinquecento ebrei e 150 britannici, mentre un decimo dei palestinesi perì, fu ferito o mandato in esilio. La distruzione fu particolarmente intensa a Gerusalemme, che fu presa dai ribelli il 17 ottobre 1938, causando l'espulsione degli ebrei dalla città. L'immagine qui sopra mostra un gruppo di ebrei ortodossi in fuga da Gerusalemme scortati dalla polizia britannica nel 1936.

Foto: World History Archive / Cordon Press

Il libro bianco della Palestina

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Il libro bianco della Palestina

Nel 1939, in risposta alla rivolta araba, il governo britannico pubblicò il libro bianco, una serie di leggi e misure che delineava i passi da compiere per rendere effettiva l'indipendenza palestinese. Il documento rifiutava la divisione in due stati, limitava l'immigrazione ebraica e limitava l'acquisto di terre da parte di questo gruppo. Ciò provocò un profondo malcontento tra gli ebrei, che ricorsero a manifestazioni come quella raffigurata qui, del 18 maggio.

Foto: World History Archive / Cordon Press

Terrorismo

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Terrorismo

Dopo la Seconda guerra mondiale le autorità britanniche mantennero la loro opposizione a facilitare l'immigrazione ebraica in Palestina, il che portò a un'escalation di violenza e repressione tra le entità ebraiche e il governo britannico. Il 22 luglio 1946 il gruppo paramilitare ebraico Irgun fece un attentato presso il Comando militare del Mandato britannico all'Hotel King David, in risposta a una retata delle autorità contro gli ebrei sospettati di attività terroristiche. Novantadue persone morirono in un attacco che convinse molti britannici della necessità di lasciare la Palestina.

Foto: Rue des Archives/Tal / Cordon Press

Tensione crescente

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Tensione crescente

I britannici cercarono di mantenere la loro opposizione all'immigrazione di massa degli ebrei dopo la Seconda guerra mondiale. La nave Exodus, che trasportava 4515 ebrei - per lo più sopravvissuti all'Olocausto - in cerca di un ingresso illegale in Palestina, fu violentemente abbordata e respinta in Europa nel luglio 1947. Immagini come quella qui sopra, che mostra uno dei feriti trasportato su una barella, suscitarono grande scalpore.

Foto: Imago/United Archives / Cordon Press

La fine del mandato

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La fine del mandato

Alla fine, nel novembre 1947 l'Onu approvò la spartizione della Palestina in due stati, uno arabo e uno ebraico, con Gerusalemme sotto amministrazione internazionale: una risoluzione sostenuta a larga maggioranza dagli ebrei e respinta dagli arabi. L'immagine mostra un gruppo di ebrei che festeggia la decisione dell'Onu. Uno di loro tiene in mano la bandiera del futuro stato d'Israele, che sarebbe stato proclamato il giorno prima del ritiro britannico, il 14 maggio 1948.

Foto: Ullstein / Cordon Press

La guerra

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La guerra

La decisione delle Nazioni Unite non pose fine al conflitto. All'indomani della risoluzione scoppiò la guerra civile tra arabi ed ebrei in Palestina, con Gerusalemme come uno dei punti di scontro principale. L'immagine qui sopra fu scattata nel marzo 1948 durante la conquista araba dell'insediamento di Kfar Etzyon, una colonia ebraica a sud di Gerusalemme. Il 15 maggio 1948 il conflitto s'inasprì con l'invasione del neonato stato d'Israele da parte di una coalizione di stati arabi, inaugurando una guerra che si concluse nel marzo 1949 con la vittoria israeliana, che avrebbe visto il suo territorio iniziale aumentare di oltre un quinto.

Foto: Topham Picturepoint / Cordon Press

Gerusalemme, all'origine di un conflitto

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