Fin dalla sua nascita il destino di Venezia è sempre stato legato al mare, da cui proveniva la sua ricchezza, ma anche le minacce. Dal XIV secolo la città fu colpita da diverse epidemie di peste provocate dai ratti, parassiti giunti come clandestini a bordo delle navi a cui la città doveva la sua prosperità. Nel 1575 scoppiò un focolaio di peste molto virulento che in soli due anni provocò la morte di una terza parte degli abitanti di Venezia.
Nel settembre del 1576 la situazione era peggiorata a tal punto da spingere il Senato veneziano ad affidarsi alla volontà divina, ordinando la costruzione di una chiesa votiva sull'isola della Giudecca. Il progetto fu affidato ad Andrea Palladio, architetto affermato grazie ai numerosi progetti che aveva realizzato per la Serenissima, ma che non vide la conclusione dei lavori: morì nel 1580, mentre la nuova basilica sarebbe stata ultimata soltanto nel 1592. In ogni caso l'obiettivo fu raggiunto, visto che l'epidemia cessò appena due mesi dopo l'inizio della costruzione del tempio, nel luglio del 1577. Per celebrare la salvezza della città, venne instaurata la festa del Redentore – nota anche come Notte Famosissima –, che porta lo stesso nome della basilica.
La chiesa del Santissimo Redentore sull'isola di Giudecca, a Venezia. 1875
Foto: Alinari / Cordon Press
In mare e in cielo
Da quel momento la festa del Redentore si svolge nel fine settimana della terza domenica di luglio. Nei giorni precedenti viene allestito un ponte galleggiante sul canale della Giudecca, che collega l'isola alla Fondamenta delle Zattere, sulla riva sud della città. Il ponte votivo viene aperto il sabato sera, e, una volta all'anno, permette di attraversare il canale a piedi. Originariamente il passaggio facilitava l'accesso dei pellegrini alla basilica del Redentore.
Oltre alla dimensione religiosa, l'evento principale è lo spettacolo di fuochi d'artificio che si svolge il sabato notte sul bacino di San Marco. Secondo una leggenda fu proprio il veneziano Marco Polo a portarli dalla Cina; quel che è certo è che, durante l'Età Moderna, Venezia divenne – insieme a Firenze – uno dei principali fornitori di pirotecnia della penisola italiana. Ancora oggi i fuochi del Redentore sono considerati tra i più famosi in Italia; per rendere lo spettacolo più eccezionale, i veneziani che possiedono un’imbarcazione attendono per ore di poter ammirare i fuochi dalla laguna mentre si godono la cena in compagnia di famiglia e amici.
Vista panoramica della chiesa del Santissimo Redentore
Foto: Pubblico dominio
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La domenica invece è dedicata allo sport veneziano per eccellenza: la regata, evento immancabile in ogni festività della città. La voga veneta si pratica con diverse imbarcazioni, di cui la più famosa è il gondolino, un tipo di gondola più leggera. La storia delle regate risale almeno al XIII secolo, quando ebbe inizio l'età d’oro della Serenissima, che celebrava in questo modo il suo dominio sul mare.
La peste che portò alla costruzione della basilica del Redentore non fu l'unico episodio; pochi anni dopo, nel 1600, un'epidemia colpì di nuovo la città, che ancora una volta si affidò all'aiuto divino in cambio di una chiesa votiva: Santa Maria della Salute,progettata dall'architetto Baldassare Longhena in base ad alcuni vecchi disegni Palladio. Di nuovo, l'epidemia di peste terminò poco dopo l'inizio dei lavori: la Serenissima era di nuovo libera dalla malattia.
L'ingresso al Gran Canale dall'estremità occidentale del Molo. Olio di Canaletto. 1742-1744. Sullo sfondo, la basilica del Redentore.
Foto: Cordon Press
Il Redentore ai tempi del Covid-19
Vista l'emergenza sanitaria mondiale, quest'anno i tradizionali fuochi del Redentore non avranno luogo. Si potrà invece percorrere il ponte votivo per raggiungere la chiesa del Redentore, che collegherà le Zattere con la Giudecca, entrambe illuminate a festa.
Inoltre a partire dalle 19.00 di sabato sfileranno i "freschi notturni", ovvero zattere con spettacoli musicali, mentre nel pomeriggio di domenica si terranno le tradizionali regate a partire dalle 16.00.
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