Euno, lo schiavo ribelle che volle essere re

Euno, uno schiavo siriano con la fama di mago e chiaroveggente, nel II secolo a.C. prese le armi in Sicilia contro la potenza di Roma. Euno riunì un esercito di schiavi che mise sotto scacco la struttura di una società come quella romana, fondata sulla schiavitù. Alla fine le legioni comandate da Publio Rupilio posero fine alla rivolta, che però non sarebbe stata l'ultima

Per una società fondata sul lavoro di migliaia di schiavi, come quella romana, uno degli incubi peggiori era quello di affrontare una rivolta diffusa. Considerati semplici oggetti, nell'antica Roma gli schiavi subivano spesso un trattamento vessatorio da parte dei loro padroni. Gli schiavi romani erano privi di diritti e, ovviamente, di uno status legale, e dunque non potevano godere di alcun tipo di relazione, di proprietà o di famiglia.

In questo contesto Roma visse diverse insurrezioni e tre grandi rivolte schiavili. La più famosa fu la Terza guerra servile, chiamata da Plutarco «guerra dei gladiatori», guidata da Spartaco, uno schiavo di origine trace divenuto gladiatore. Sessant'anni prima, però, intorno al 135 a.C., ebbe luogo un'altra massiccia rivolta di schiavi, quella nota come la Prima guerra servile, avvenuta in Sicilia. Questa ribellione fu condotta da un uomo di nome Euno, uno schiavo proveniente da Apamea, in Siria, che arrivò a proclamarsi re dell'isola e a coniare la propria moneta. Tre anni dopo, nel 132 a.C., un esercito romano composto da oltre 70mila uomini schiacciò la rivolta senza pietà.

Monumento in onore di Euno, leader della rivolta schiavile scoppiata a Enna nel 135 a.C.

Monumento in onore di Euno, leader della rivolta schiavile scoppiata a Enna nel 135 a.C.

Foto: Pubblico dominio

La Sicilia sotto Roma

La Sicilia, considerata da Roma come uno dei suoi principali granai insieme all'Egitto, era tradizionalmente scenario di guerre e ribellioni. Fino alla fine della Seconda guerra punica l'isola era stata nelle mani dei cartaginesi, ma dopo la presa di Siracusa da parte dei romani gli abitanti dell'isola patirono terribili conseguenze: la popolazione dovette vedere le proprie terre agli speculatori edilizi giunti da Roma, che le trasformarono in enormi latifondi, e a molti furono addirittura sequestrate. La quantità di terre da lavorare divenne così immenso, e ciò fece aumentare l'importazione di schiavi in Sicilia, che raggiunsero le 200mila, unità su una popolazione totale di 600mila persone.

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Dopo diversi decenni trascorsi sotto il giogo romano sorse in Sicilia una figura capace di trascinare le folle insoddisfatte. Si trattava di Euno, uno schiavo siriano di cui si diceva che possedesse poteri magici e divinatori grazie all'influsso della dea Atargatis (divinità siriana della vegetazione e della fertilità). Euno si spinse a predire che un giorno sarebbe diventato re e avrebbe conquistato la formidabile città di Enna, al centro dell'isola. E così si mise in azione. La rivolta ebbe inizio nella tenuta di un ricco proprietario noto per la crudeltà con cui trattava i suoi schiavi: Damofilo. Tutti i suoi schiavi si sollevarono e passarono a fil di spada il proprietario e la sua famiglia. La notizia dell'insurrezione volò come il vento da un estremo all'altro della Sicilia.

Mosaico romano in cui due schiavi abbigliati in modo caratteristico esibiscono un amuleto contro il malocchio appeso al collo

Mosaico romano in cui due schiavi abbigliati in modo caratteristico esibiscono un amuleto contro il malocchio appeso al collo

Foto: Pascal Radigue (CC BY 3 0)

Una ribellione diseguale

Per reclutare il suo esercito di schiavi Euno potè contare sull'aiuto di uno schiavo greco di nome Cleone. Secondo le fonti l'enorme contingente sarebbe stato formato da circa 60mila uomini. Ma contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare davanti a una rivolta di queste dimensioni, Euno e i suoi compagni rispettarono i piccoli proprietari, così come i fabbri e gli armaioli. Lo stesso non avenne con i grandi latifondisti, su cui si scatenarono dando fuoco alle loro proprietà. Un caso a parte fu quello degli emarginati, indigenti e mendicanti che abitavano nelle grandi città, i quali, approfittando del caos, rubarono e incendiarono tutto ciò su cui riuscirono a mettere le mani.

Euno potè contare sull'aiuto di uno schiavo greco di nome Cleone per formare un colossale esercito di 60mila uomini

L'entità della rivolta fu tale che autori come Diodoro Siculo o Posidonio attribuirono a Euno un gran carisma e una straordinaria astuzia, pur riconoscendo tutti i meriti militari a Cleone. Dopo il successo iniziale i due uomini volsero lo sguardo verso la città di Enna. Lì i romani dopo essersi impossessati dell'isola avevano sterminato tutta la popolazione di origine punica. Quando si trovarono davanti alle porte della città, senza pensarci due volte Euno e Cleone la attaccarono, e dopo la sconfitta del pretore romano Lucio Ipseo Enna cadde nelle mani dei ribelli, che elessero Euno re.

Mercato di schiavi nell'antica Roma dipinto da Jean-Léon Gérôme nel 1884. Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo

Mercato di schiavi nell'antica Roma dipinto da Jean-Léon Gérôme nel 1884. Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo

Foto: Pubblico dominio

L'intervento delle legioni

Le notizie sulla sollevazione in Sicilia e sui suoi successi si diffusero velocemente, raggiungendo anche la Grecia e l'Asia Minore. Nel frattempo, in quanto nuovo monarca, Euno prese il nome di Antioco, usato dai re della dinastia seleucide che governavano in Siria, il suo Paese natale, e da quel momento chiamò i suoi oltre 70mila seguaci «i miei siriani». Inoltre convocò nella sua nuova capitale un'assemblea popolare e radunò un consiglio di saggi per creare un governo e battere moneta.

In quanto nuovo monarca, Euno prese il nome di Antioco, usato dai re della dinastia seleucide

Tutte queste aspirazioni a una vita migliore però durarono appena il tempo impiegato da Roma per inviare in Sicilia due legioni al comando del tribuno Calpurnio Pisone Frugi. Dopo alcune sconfitte iniziali le legioni di Calpurnio Pisone iniziarono a poco a poco a recuperare le città perdute e presto la stessa Enna venne assediata, così come Taorminia, la seconda città per importanza del "nuovo regno" di Euno. Ma la resistenza offerta dalla capitale pareva impossibile da piegare e Calpurnio Pisone fu sostituito da Publio Rupilio, che rafforzò l'assedio finché alla fine Enna cadde per il tradimento di uno dei seguaci di Euno.

​Stanza di schiavi ritrovata di recente a Pompei

​Stanza di schiavi ritrovata di recente a Pompei

Foto: Parco archeologico di Pompei

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La più grande paura di una società schiavista

Una volta nelle mani delle legioni, la popolazione di Enna fu massacrata e, come sarebbe avvenuto anni dopo ai seguaci di Spartaco, i sopravvissuti furono sottoposti a una punizione esemplare: la crocifissione. Per parte sua Euno riuscì a fuggire sulle montagne proptetto da alcuni dei suoi uomini, ma i soldati della sua guardia preferirono suicidarsi che arrendersi. Alla fine anche Euno fu catturato dai romani.

I sopravvissuti furono sottoposti a una punizione esemplare: la crocifissione

Da questo punto in poi le testimonianze sulla morte di Euno si fanno confuse. Secondo alcune fonti romane il ribelle morì per una terribile malattia prima di essere processato, ma la sua morte rimane un enigma. Quel che è certo sono gli effetti che la sua ribellione ebbe sulla Sicilia. Uno dei più gravi fu il tremendo calo demografico in tutta l'isola, che si protrasse per decenni.

Litografia di Caio Gracco, promotore di una nuova legge agraria in seguito alla Prima guerra servile. Silvestre David Mirys, 1799

Litografia di Caio Gracco, promotore di una nuova legge agraria in seguito alla Prima guerra servile. Silvestre David Mirys, 1799

Foto: Pubblico dominio

Ma l'effetto più duraturo della rivolta di Euno tra i romani fu la paura di una nuova ribellione schiavile: si trattava di milioni di esseri umani, ridotti da Roma in schiavitù. Fu forse questa la più grande paura di una società schiavista come quella romana, in cui i ricchi proprietari terrieri esercitavano una sorveglianza costante cercando continuamente di soffocare, anche con bagni di sangue, le inevitabili rivolte che si sarebbero ripetute nel corso del tempo.

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Spartacus. Stanley Kubrick, 1960

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Roma

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