Emma la Rossa: l'intensa vita di un'anarchica

Emigrata negli Stati Uniti dalla Lituania, la giovane Emma Goldman abbraccia ben presto le posizioni anarchiche. La sua è una personalità affascinante e ribelle: si prodiga a favore dei lavoratori, delle donne, delle minoranze; tiene comizi e viaggia per diffondere le idee anarchiche. Ma spesso la sua libertà di pensiero si scontra con l’incomprensione e il potere

Primo maggio 1886, Haymarket Square, Chicago. Attivisti anarchici e operai in sciopero protestano per chiedere una giornata lavorativa di otto ore, e non di dieci, dodici o ancor di più. La polizia li sorveglia, anche se la situazione sembra essere tranquilla. Finché un ordigno viene lanciato da una mano ignota e ferisce letalmente un poliziotto. Scoppiano allora i disordini, la polizia spara tra la folla e uccide alcuni manifestanti. Otto tra lavoratori e anarchici sono ingiustamente arrestati perché ritenuti colpevoli di aver scagliato la bomba, e cinque di loro verranno impiccati l’11 novembre 1887 dopo un processo sommario e in mancanza di vere prove a loro carico.

L’intero Paese è sconvolto e spaccato in due. Alcuni giustificano l’uccisione dei cinque anarchici, altri rimangono turbati dall’ingiustizia e dai metodi repressivi dello stato. Tra questi ultimi vi sono due sorelle giudeo-lituane da poco giunte negli Stati Uniti da San Pietroburgo: Elena ed Emma Goldman. Emma decide di avvicinarsi alle idee dei cinque innocenti giustiziati barbaramente: s’informa e studia mentre lavora come sarta nelle fabbriche. A Rochester, dove vive con Elena e un’altra sorella, sposa un giovane manovale e sembra essere destinata a seguire il cammino di qualsiasi altra donna povera della sua epoca.

Ritratto di Emma Goldman all’interno del suo libro 'Anarchism and Other Essays', Mother Earth Publishing Association, New York, 1910

Ritratto di Emma Goldman all’interno del suo libro 'Anarchism and Other Essays', Mother Earth Publishing Association, New York, 1910

Foto: Pubblico dominio

Ma a vent’anni, nel 1889, con cinque dollari in tasca, lascia Rochester alla volta di New York: insegue il sogno di un mondo più giusto e di un’esistenza meno opprimente. Entra subito in contatto con esponenti anarchici della città e si lega a uno di loro, Alexander Berkman, che l’invita alla conferenza di Johann Most, direttore della rivista anarchica in lingua tedesca Die Freiheit (libertà). Most intravvede nella giovane del potenziale e l’aiuta a impratichirsi come scrittrice e oratrice.

Tra comizi e persecuzioni

Man mano Emma prende il volo: sostenendo la causa dei lavoratori oppressi, dei migranti vessati, delle donne di qualsiasi estrazione sociale inizia a viaggiare in lungo e in largo per gli Stati Uniti, dando conferenze, intervenendo a comizi, pubblicando articoli. Si affranca in parte da Johann Most e diviene la protagonista di una serie di lotte che mirano a liberare le donne e gli uomini dal giogo dello sfruttamento, dei pregiudizi, del matrimonio. In particolare si spende a favore delle donne, assumendo una posizione netta riguardo all’istituzione del matrimonio, nel quale legge il soggiogamento della donna al volere dell’uomo. Non solo: nei suoi discorsi e saggi si batte perché venga riconosciuto il controllo sulle nascite, il cui peso allora ricadeva essenzialmente sulle mogli, e perché si pratichi il libero amore, senza i dettami imposti dalla morale religiosa e dalle convenzioni sociali. Sono gli stessi anni della prima ondata del femminismo, che condivide parte del programma educativo e sociale degli anarchici, però Emma se ne discosta, per mantenere una visione più aperta, libera e, a detta sua, «meno borghese». È l’intera società a dover essere cambiata: il modello di stato, il ruolo di chi vi governa, vive e, soprattutto, lavora.

Nel 1916 a New York, presso Union Square, Emma Goldman tiene un discorso ai lavoratori disoccupati affinché agiscano e si facciano sentire

Nel 1916 a New York, presso Union Square, Emma Goldman tiene un discorso ai lavoratori disoccupati affinché agiscano e si facciano sentire

Foto: Pubblico dominio

Tuttavia un incidente incombe sul suo cammino e su quello del compagno Berkman. Nel 1892 i due sono coinvolti nel ferimento di un industriale, Henry Clay Frick, padrone di più fabbriche siderurgiche della Pennsylvania nonché mandante della morte di alcuni lavoratori durante uno sciopero. Con la connivenza di Emma, Berkman decide di uccidere Frick. Non riesce nell’intento e viene comunque condannato a quattordici anni di reclusione. Due anni dopo anche Emma è condannata a un anno di carcere. Da quel momento rimarrà sempre sotto l’occhio vigile della polizia, che le impedisce di parlare, ne interrompe i comizi, cerca di disperdere in tutti i modi i partecipanti.

Emma non si dà per vinta e continua le sue lotte: entra ed esce dalla prigione, monta sui treni, parla con gli oppressi, li invita a ribellarsi. Per questo, in quegli anni, sarà considerata addirittura «la donna più pericolosa degli Stati Uniti».

Nel 1906 fonda con Berkman il giornale Mother Earth (Madre Terra), una «rivista mensile dedicata alla scienza sociale e alla letteratura» in cui Goldman e altri autori portano avanti una campagna rivoluzionaria di sostegno ai movimenti operai e di opposizione al governo. Sul giornale compaiono articoli di genere diversissimo, di letteratura e politica, di sociologia e filosofia. Vengono pubblicati pure testi sull’uso dei contraccettivi, sulla sessualità, sul libero amore e sul controllo delle nascite, da sempre cavalli di battaglia di Emma, che già nel 1897 scriveva: «Io chiedo l’indipendenza della donna, il diritto a mantenersi da sola; a vivere per sé stessa; ad amare chi vuole, o quanti vuole. Chiedo libertà per entrambi i sessi, libertà di azione, libertà nell’amore e libertà nella maternità».

Copertina del primo numero di 'Mother Earth', la rivista anarchica mensile diretta da Emma Goldman. Venne pubblicata dal 1906 al 1917

Copertina del primo numero di 'Mother Earth', la rivista anarchica mensile diretta da Emma Goldman. Venne pubblicata dal 1906 al 1917

Foto: Pubblico dominio

La campagna antimilitarista e l’esilio

Quando scoppia la Prima guerra mondiale, dalle pagine di Mother Earth Emma Goldman lancia una dura campagna contro la coscrizione obbligatoria, incitando i giovani alla diserzione e alla disobbedienza civile. Nel 1917 fonda la No-Conscription League, la prima organizzazione non religiosa a sostegno dell’obiezione di coscienza. Antimilitarista, viene considerata una spia tedesca dal governo statunitense che, oltre a perquisire più volte la sede della sua rivista, denuncia e arresta la donna. In un contesto di guerra e di diffidenza verso lo straniero, il processo di Goldman è il più clamoroso del periodo bellico e si conclude con una condanna a due anni nel carcere federale di Jefferson City, nel Missouri. Al termine della detenzione, Emma, cittadina statunitense da decenni ma pur sempre di origini straniere, è privata proprio della cittadinanza e “deportata” in Russia. Il 21 dicembre 1919 Goldman e Berkman lasciano quindi il loro Paese d’adozione e partono per l’esilio.

Emma Goldman e il compagno di una vita, Alexandre Berkman, in un ritratto del 1917

Emma Goldman e il compagno di una vita, Alexandre Berkman, in un ritratto del 1917

Foto: Pubblico dominio

Del resto, annota lo studioso Lorenzo Pezzica, «in Emma la condizione di “esiliata” [...] costituisce un motivo connaturato alla sua concezione anarchica, un elemento sostanziale profondo nella ricerca d’identità umana, prima che politica, che caratterizza il suo pensiero». E difatti, pur nella Russia bolscevica, di cui disprezza le prime repressioni, in Germania, in Inghilterra e in Canada, Goldman continuerà a sentirsi un’esiliata. Perseguitata o elogiata, si ritiene una ribelle e non esita a scagliarsi, da sola, contro qualsiasi ingiustizia, senza agitare il vessillo di un partito o di un’associazione. Libera pensatrice, continua a combattere nel nome dell’uguaglianza sociale e della parità dei diritti, percependo sé stessa come un’intellettuale spesso in fuga, sempre aliena. Esiliata, appunto.

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Gli ultimi anni

Negli anni venti, trascorsi tra Canada, Francia, Danimarca e altre nazioni, inizia a scrivere la propria autobiografia, Living my life (Vivendo la mia vita), pubblicata negli Stati Uniti nel 1931 e recensita con toni entusiastici. A quel tempo Goldman ha potuto finalmente fare ritorno nel suo Paese d’adozione, sebbene rimanga sempre sotto il duro controllo del governo. Per esempio, le viene accordato il permesso di viaggiare in Europa solo attraverso visti e permessi, e per brevi periodi. Tuttavia altre sfide la chiamano: stavolta è il caso della Spagna, la cui repubblica democraticamente eletta deve affrontare l’insurrezione dei militari franchisti sostenuti dall’Italia di Mussolini e dalla Germania di Hitler.

Emma si reca a Barcellona, storico centro della causa anarchica, e in altre città della Spagna. Conosce le fondatrici del movimento Mujeres Libres (Donne libere), prende parte al Comitato di assistenza per le donne e i bambini spagnoli, e si prodiga contro le forze fasciste. Malgrado il suicidio dell’amato Berkman e la depressione che a volte la prostra, non si piega mai. Acclamata e celebrata da alcuni, odiata e temuta da altri, Emma la Rossa continua a fare della persuasione e della lotta il proprio cardine esistenziale. Dopo la Spagna, si reca a Parigi, al congresso dell’Associazione nazionale dei lavoratori, quindi torna in Canada, a Toronto, dove si spegne il 14 maggio 1940, dopo essere stata colta da infarto tre mesi prima. Saranno le sue spoglie a rientrare negli Stati Uniti, dove riposano, finalmente libere, nel cimitero di Waldheim, vicino a quelle dei martiri di Haymarket.

Emma Goldman in Spagna. Nella foto è al centro, e sulla sinistra compare Lucía Sánchez Saornil, co-fondatrice del movimento femminista libertario Mujeres Libres

Emma Goldman in Spagna. Nella foto è al centro, e sulla sinistra compare Lucía Sánchez Saornil, co-fondatrice del movimento femminista libertario Mujeres Libres

Foto: Pubblico dominio

Come spesso avviene per queste immense figure di donne anticonformiste e ribelli, antesignane delle lotte per i diritti, Emma Goldman cade nell’oblio. Verrà recuperata solamente negli anni settanta – assieme al suo meraviglioso testo autobiografico – per imporsi ormai quale una delle personalità più combattive e coraggiose degli ultimi due secoli.

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Per saperne di più

Vivendo la mia vita. Emma Goldman. La salamandra, Milano, 1980.

Amore e matrimonio. Tre saggi sulla questione della donna. Emma Goldman. Elliot, Roma, 2017.

Anarchiche. Donne ribelli del Novecento. Lorenzo Pezzica. ShaKe, Rimini, 2013.

Emma la Rossa. La vita, le battaglie, la gioia di vivere e le disillusioni di Emma Goldman, la donna più pericolosa d’America. Max Leroy. Eleuthera, Milano, 2016.

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